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Droni Usa potrebbero attaccare gli Stati Uniti? In teoria, sì

Secondo l’analisi del giurista statunitense Kal Raustiala nulla vieterebbe, in futuro, l’uccisione di cittadini americani sospettati di essere leader di al-Quaeda direttamente in patria. Naturalmente, con un attacco di droni…
A cura di Davide Falcioni
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attacco drone

Un "libro bianco" del dipartimento della difesa degli Stati Uniti, scovato un paio di settimane fa dal media americano Nbc News, afferma che rientra tra le facoltà del governo quella di eliminare – uccidendoli – i cittadini americani sospetti di far parte di gruppi terroristici. Lo si può fare senza bisogno di passare attraverso un regolare processo, ma semplicemente indirizzando un Drone sopra la testa del sospettato, pilotandolo da una poltrona da migliaia di chilometri di distanza (si legga, a tal proposito, il reportage di William Langewiesche "Esecuzioni a distanza", edito da Adelphi, ndr) e premendo un tasto che aziona remotamente le mitragliatrici o i missili. Naturalmente non si tratta di eventualità o ipotesi future, ma di fatti realmente accaduti qualche mese fa, ad esempio quando vennero assassinati in Yemen Anwar al-Awlaki, suo figlio Abdulrahman al-Awlaki  e Samir Khan: tutti e tre cittadini americani e tutti e tre presumibilmente vicini ad Al-Quaeda.

Ebbene, dalla pubblicazione del "libro bianco" il dibattito negli Stati Uniti si è acceso: il documento afferma che la Costituzione non protegge i cittadini americani – leader di al-Quaeda – dall'assassinio. La questione – come afferma The Daily Beast – è ora questa: contrariamente a quanto afferma il governo, secondo cui gli attacchi di Droni verrebbero condotti solo all'estero, cosa impedisce formalmente a un aereo senza pilota di mitragliare un obiettivo che si trova negli Stati Uniti? "In realtà – spiega l'analisi di Kal Raustiala – nell'analisi del "libro bianco" non vi è nulla che affermi che gli omicidi devono essere commessi solo all'estero. E' invece sufficiente che vengano soddisfatti solo alcuni requisiti, ad esempio che l'individuo deve essere un anziano leader di al-Quaeda". Ma l'articolo prosegue: "Supponiamo – per amore di discussione – che il documento del dipartimento della difesa sia ineccepibile, lasciando da parte ogni polemica circa l'opportunità di svolgere un processo a un accusato. Di fatto, i diritti costituzionali di un cittadino americano valgono sia in patria che all'estero. Quindi se un "attacco letale" viene approvato anche dalla Costituzione, la posizione del bersaglio è irrilevante". Che, tradotto, vuol dire che in teoria nulla vieta a un drone statunitense di uccidere un cittadino sospetto di appartenere ad al-Quaeda nelle pianure del Texas oppure nella periferia di New York. Certo, in questi casi la cattura dovrebbe essere più semplice rispetto alla latitanza tra le montagne yemenite. E certo, ci sarebbe un problema di opportunità politica a bombardare il proprio Paese. Ma a livello strettamente giuridico nulla osta. "E non si può credere – afferma in conclusione Kal Raustiala – che questa scelta sia stata casuale".

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