Droni russi, il politologo polacco: “Mai successo prima. Vogliono spaventarci ma siamo pronti a difenderci”

"Non era mai successo prima, non vi è alcun dubbio che i russi lo abbiano fatto apposta", commenta a Fanpage.it da Varsavia il direttore del think tank Visegrad Insight Wojciech Przybylski sull’incursione di droni russi nello spazio aereo polacco. “Hanno agito per testare le difese nostre e della NATO, proprio mentre sono in corso le loro manovre congiunte con la Bielorussia vicino al nostro confine. Più in generale, vogliono spaventare le popolazioni dei loro vicini occidentali e valutare la volontà di risposta". Le implicazioni più immediate? "La Polonia ha messo le sue forze armate nel massimo stato di allerta, ed è pronta a combattere". Anche nell’ipotesi di un’aggressione contro gli alleati baltici.
Przybylski è trą gli analisti politici polacchi più informati sulle azioni e le intenzioni del governo Tusk e sullo stato di preparazione al peggio delle forze armate del suo Paese. L’intervista che segue per Fanpage.it è stata condensata con marginali modifiche per chiarezza e sintesi.

Dottor Przyblski, i russi hanno agito di proposito?
"Certamente sì, l’intelligence militare, l’area geografica interessata e la rotta dei droni non lasciano spazio ad altre interpretazioni. Quanto avvenuto non ha niente a che vedere con episodi precedenti, in cui rottami di droni abbattuti dalla contraerea ucraina sono caduti in territorio polacco. E nemmeno con altri casi di sorvoli. È una prima assoluta. Sulla Polonia è passato un vero e proprio sciame di droni suicidi Shahed. È evidente che Mosca aveva intenti precisi. Va sottolineato che questo è avvenuto mentre Russia e Bielorussia avviano le manovre dell’esercitazione militare Zapad (“Occidente”, in russo). Siamo di fronte a una chiara strategia di guerra psicologica".
Ma i droni erano diretti in Ucraina o no?
"È quel che diranno dal Cremlino per giustificarsi. Ed è vero che quelli non abbattuti hanno proseguito verso l’Ucraina. Ma non verso obiettivi logici, né precisi. Questo è stato monitorato dalla nostra Intelligence. Lo sciame di droni ha seguito una traiettoria intorno alla zona in cui abbiamo i depositi di forniture militari e hub di approvvigionamento militare per Kiev. L’incursione riguardava proprio noi".
C’è stata una deviazione dalla rotta più logica e abituale per l’Ucraina?
"Sì, i droni russi hanno deviato, per entrare nel nostro spazio aereo. Poi, la loro rotta ha seguito il confine settentrionale dell’Ucraina. E non ci sono insediamenti importanti lì intorno. Solo paludi. Non avevano in programma di colpire direttamente alcun bersaglio. L’azione doveva dimostrare la ‘capability’ (intesa come possesso di capacità militati e volontari usarle, ndr) russa".
Un caso isolato o parte di una strategia più ampia?
"Nell’arco di una settimana, non solo in Polonia ma anche in Estonia, è stata testata la risposta NATO a incursioni nello spazio aereo. Tre giorni fa, un elicottero è entrato nello spazio aereo estone. Dopo alcuni episodi sul nostro Paese, su cui singoli droni provenienti dalla Russia o dalla Bielorussia hanno sconfinato, ora abbiamo visto in azione un gruppo bene organizzato. Lo abbiamo monitorato, cercando di capire le rotte e i comportamenti. Si tratta anche di un test della nostra capacità e volontà di difenderci".
E oltre alle incursioni di droni, ci sono altri segnali di un’intensificazione di questi giochi parecchio rischiosi?
"Negli ultimi giorni è stato osservato che i russi stanno intensificando le attività di monitoraggio e sorveglianza: ciò è emerso sul lato polacco del confine, nei nodi logistici ferroviari collegati al trasporto militare verso l’Ucraina".
Il vostro Primo ministro Donald Tusk ha definito “aggressione” quella dei droni russi ed è “in contatto con la NATO”. Che si stanno dicendo, Tusk e la NATO?
"Non è certo una situazione da articolo 5 (che nel trattato di Washington prevede la difesa collettiva tra i Paesi Nato, ndr). Ma c’è una richiesta di supporto costante. Sono già arrivati i caccia F-35 olandesi, nei nostri cieli (operano insieme a F-35 della Norvegia per proteggere i corridoi logistici utilizzati nell’aiuto militare all’Ucraina e per rafforzare la difesa aerea del fianco est della NATO, in una missione definita di “air policing”, ndr). In realtà le comunicazioni tra il governo Tusk e gli alleati non riguardano solo la NATO ma anche i singoli Paesi d’Europa: si tratta di convincerli ad aumentare le spese per la difesa e a fornire addestramento e sistemi anti-aerei a Kiev".
Qual’è il messaggio di Tusk agli europei?
"Il messaggio è di svegliarsi. Di prepararsi — se sarà necessario — alla mobilitazione".
Quanto spende la Polonia per la Difesa?
"Quest’anno il 4,7% del Pil. Il bilancio per l’anno prossimo prevede il 4,8%".
E che reazione concreta c’è stata, al momento, da parte della Polonia? Sul campo, voglio dire.
"Le forze armate polacche e le unità di difesa territoriale sono ora in stato di allerta con tempi di reazione più rapidi. Questo aumento dell’allerta cambia la narrativa ufficiale, ma offre anche al governo un “periodo di test” per valutare le proprie capacità di risposta".
E su questo il nuovo presidente della Polonia Karol Nawrocki e il governo Tusk mica cooperano granché, vero?
"Ci sono tensioni simboliche e retoriche. Resta da vedere fino a che punto governo e presidente riusciranno ad accordarsi per un’azione efficace".
Nawrocki ha convocato il Consiglio di Sicurezza Nazionale…
"Ma il suo direttore (Sławomir Cenckiewicz, accademico noto per le posizioni ultraconservatrici, ndr) al momento non possiede le necessarie autorizzazioni di sicurezza, per gestire l’Intelligence. Questo crea disfunzioni. Il governo non intende cedere e garantirgli le autorizzazioni e il presidente non farà passi indietro, poiché la questione è cruciale per la sua agenda politica. Di conseguenza, sarà necessario trovare soluzioni creative per gestire le informazioni riservate, in una situazione molto delicata".
Ma la Polonia sarebbe davvero pronta a combattere, se necessario?
"Non abbiamo altra scelta, proprio come gli ucraini. La Polonia rappresenta la prima e più grande barriera contro una possibile incursione militare russa, non solo sul nostro territorio, ma anche nei Paesi baltici. Siamo pronti a fornire assistenza militare immediata ai Paesi baltici in caso di attacco".
Quindi, siete pronti a combattere anche se non foste aggrediti direttamente?
"Per noi, garantire l’indipendenza sovrana di Stati come i Paesi baltici, l’Ucraina, la Moldavia e, possibilmente, altre repubbliche, è una questione di sicurezza nazionale. All’interno della NATO, la Polonia non pensa solo a se stessa, ma si prepara anche a sostenere immediatamente, ad esempio, la Lituania in caso di necessità. In particolare, il cosiddetto “corridoio di Suwałki” rappresenta un punto critico. Proprio lì stanno ora svolgendosi diverse esercitazioni militari, per essere pronti nel caso in cui Russia e Bielorussia dovessero compiere “qualche nuova mossa” durante le loro esercitazioni Zapad".
Alcuni osservatori, tra cui un ex diplomatico russo, ci dicono che Mosca conta sulla sua potenza nucleare per fare ciò che vuole senza timore di reazioni occidentali. Hanno ragione?
"Credo che la situazione sia più complessa. Ora stanno lavorando duramente per convincere i Paesi dell’Europa centro-orientale a prenderli sul serio. Perché molte informazioni lanciate da Mosca sull’onnipotenza delle sue armi e delle sue forze armate si sono dimostrate esagerate e a volte proprio false. Si tratta, per loro, di continuare a diffondere questo messaggio e renderlo credibile nelle società democratiche, dove le persone spesso non hanno il tempo di verificare che tipo di missili o mezzi militari davvero possiedano".