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Covid 19

Crisi da Coronavirus, Cirque du Soleil annuncia bancarotta e licenzia 3500 dipendenti

Il Cirque du Soleil, il noto circo canadese dedicato soprattutto a mimo, acrobazie, giocoleria, ha deciso di fare ricorso alla bancarotta controllata a causa della crisi economica innescata dalla pandemia di Coronavirus. La società ha annunciato che, con l’operazione, vuole ristrutturare il proprio debito.
A cura di Ida Artiaco
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La crisi innescata dalla pandemia di Coronavirus ha fatto un'illustre vittime. Il Cirque du Soleil, il noto circo canadese dedicato soprattutto a mimo, acrobazie, giocoleria, ha deciso di fare ricorso alla bancarotta controllata, dopo aver tagliato ben 3500 posti di lavoro. Lo annuncia la società che, con l'operazione, vuole ristrutturare il proprio debito. "Negli ultimi 36 anni il Cirque du Soleil è stato un'organizzazione di grande successo e molto redditizia. Tuttavia, con entrate pari a zero dopo la chiusura forzata di tutti i nostri spettacoli a causa di Covid-19, il management ha dovuto agire con decisione per proteggere il futuro dell'azienda", ha dichiarato il presidente e amministratore delegato di Entertainment Group Daniel Lamarre in un comunicato con il quale ha anche reso noto il licenziamento di 3.480 dipendenti. La richiesta sarà esaminata domani dalla Corte Superiore del Québec, dove ha sede la società.

"Non vediamo l'ora di rilanciare le nostre attività e trovarci di nuovo insieme per creare quel magico spettacolo che il Cirque du Soleil è per i suoi milioni di fan nel mondo", ha detto ancora Lamarre. Negli scorsi mesi,  il circo, fondato nel 1984 dall’ex-mangiatore di fuoco allora ventitreenne Guy Laliberté, ha dovuto sospendere 44 spettacoli in decine di città, prima in Cina e poi via via nel resto del mondo, Las Vegas in primis, lasciando senza lavoro momentaneamente il 95 per cento dei suoi dipendenti. Lavoratori che per la maggior parte hanno ricevuto la notizia del licenziamento proprio oggi. Ma la crisi da Coronavirus ha solo peggiorato una situazione che andava avanti ormai da tempo. Senza dimenticare lo scandalo che pochi mesi fa ha travolto proprio Guy Laliberté, arrestato in Polinesia perché coltivava marijuana nel suo atollo. Il miliardario si era difeso sostenendo che la marijuana gli servisse per "uso personale e terapeutico".

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