Cosa significa realmente riconoscere uno Stato palestinese

Sullo sfondo della guerra a Gaza e degli attacchi israeliani nella Striscia, questa settimana una decina di Paesi occidentali hanno riconosciuto ufficialmente lo Stato di Palestina, tra cui alcuni dei più importanti membri Onu come Francia e Regno Unito, compiendo un passo senza precedenti nella storia del Medio Oriente. Ma cosa significa riconoscere uno Stato palestinese? Se per Netanyahu è una scelta che “mette in pericolo l'esistenza di Israele” e per Trump sono solo “chiacchiere per accontentare Hamas”, per il presidente dell'Autorità Palestinese Abu Mazen e i leader francese e britannico Macron e Starmer è il “primo passo verso una pace duratura”.
Cos'è la Palestina oggi e quali sono i suoi confini
La Palestina – che formalmente è ancora uno Stato a riconoscimento limitato – rappresenta oggi una delle questioni geopolitiche più intricate del Medio Oriente. Geograficamente, il territorio palestinese è suddiviso in due aree principali: la Cisgiordania e la Striscia di Gaza, separate fisicamente da Israele.
Dal punto di vista politico, l'Autorità Nazionale Palestinese (ANP), guidata da Mahmoud Abbas, amministra parti della Cisgiordania, mentre Gaza è controllata da Hamas dal 2007. Questa divisione interna complica ulteriormente la governance palestinese.
I confini palestinesi sono definiti dalla Linea Verde del 1967, che delimita i territori occupati da Israele durante la Guerra dei Sei Giorni. Tuttavia, la realtà sul terreno è drammaticamente diversa: oltre 700.000 coloni israeliani vivono oggi in insediamenti considerati illegali dal diritto internazionale, frammentando il territorio palestinese. Il muro di separazione costruito da Israele, lungo oltre 700 km, si snoda spesso all'interno della Cisgiordania, isolando comunità palestinesi e confiscando de facto ulteriore territorio.
La popolazione palestinese, stimata in circa 5 milioni nei territori occupati e milioni di rifugiati nel mondo, affronta sfide quotidiane legate alle restrizioni di movimento, ai checkpoint militari e all'accesso limitato alle risorse idriche e agricole.
Nonostante le difficoltà, la società palestinese mantiene una ricca identità culturale e forti tradizioni. L'aspirazione a uno stato indipendente rimane centrale, anche se il processo di pace è sostanzialmente fermo da anni. La questione palestinese resta un nodo cruciale per la stabilità regionale e internazionale.
Cosa significa riconoscere la Palestina come Stato nel contesto odierno
Riconoscere lo Stato palestinese in un contesto come quello di oggi, caratterizzato da una schiacciante supremazia militare di Israele, un’invasione in corso a Gaza e nuovi propositi di insediamenti in Cisgiordania, ovviamente è una decisione che ha un impatto concreto molto limitato sul territorio. Eppure proprio l’opposizione israeliana conferma che politicamente è un passo che avrà ripercussioni su tutte le decisioni che riguarderanno il futuro dell’area. Non a caso sia Starmer che Macron hanno chiarito di aver fatto questo passo proprio per garantire la soluzione a due stati, Israele e Palestina, oggi più che mai a rischio.
La Palestina e il problema Hamas
Anche senza identificare una reale leadership palestinese, che del resto da anni è divisa tra Hamas e l’Olp (l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina), riconoscere lo stato di Palestina da parte delle potenze europee significa comunque stabilire che vi è uno Stato indipendente con propri diritti e doveri e propri rappresentanti, come missioni diplomatiche e ambasciate, e non solo dei semplici Territori palestinesi occupati.
Una decisione che da questo punto di vista ha una rilevanza anche pratica visto che lo status di ambasciata garantisce alle delegazioni palestinesi anche protezione e privilegi sui territori dei Paesi che hanno riconosciuto lo Stato di Palestina, ai sensi della Convenzione di Vienna. È quello che ad esempio già accade in altri Paesi che da tempo hanno riconosciuto la Palestina come Cina, India e Russia.
La nuova governance per Gaza dopo la guerra
Finora si è sempre trattato di una mossa simbolica con poche ricadute pratiche per la popolazione palestinese. Il riconoscimento in massa da parte di molti Paesi occidentali e del blocco Nato, compreso il Canada, però potrebbe cambiare le cose soprattutto nel rapporto con Israele e in vista di una nuova governance per la Gaza postbellica.
Del resto gli stessi riconoscimenti britannico e francese hanno puntato molto sull'impegno dell'Autorità Nazionale Palestinese ad attuare le riforme necessarie, ribadendo che per Hamas non ci sarà nessun futuro nel Governo della Palestina. Macron ad esempio ha posto come precondizione per l'apertura di un'ambasciata francese nello Stato palestinese il rilascio degli ostaggi israeliani.
La decisione di Francia e Regno Unito inoltre “isola” per la prima volta anche gli Usa al Consiglio di sicurezza Onu a cui è demandata la piena accettazione della Palestina come Stato membro e non più come semplice osservatore. Washington infatti rimane così l’unico membro permanente a porre il veto sull’ingresso stabile di rappresentanti palestinesi in Assemblea generale. Un veto che per ora però rimarrà, come già annunciato da Trump.