Cosa significa il ritiro dell’Ucraina dalla Convenzione di Ottawa sulle mine antiuomo e quali sono i rischi

L'Ucraina ha annunciato che si ritirerà dalla Convenzione di Ottawa, che impone a tutti i Paesi firmatari il divieto di usare mine antiuomo. Il governo di Kiev ha giustificato la sua scelta con la necessità di difendersi dalla Russia, che invece utilizza questo tipo di armi senza alcuna restrizione, non avendo aderito al trattato. Quest'anno, altri cinque Paesi prima dell'Ucraina, (Polonia, Finlandia, Lettonia, Estonia, Lituania) hanno comunicato l'intenzione di lasciare la Convenzione. Ma cosa significa nel concreto, quali sono le possibili conseguenze di questa decisione e quali i rischi per i civili che si trovano in quelle aree? Per provare a capirci di più Fanpage.it ha contattato Matteo Villa, ricercatore e co-direttore dell'Ispi Data Lab.
Come funzionano le mine antiuomo e perché l’Ucraina vuole usarle?
Le mine antiuomo non sono le mine anticarro. Quest'ultime non sono mai state vietate da nessuna convenzione internazionale, si possono usare. Una delle differenze principali è il peso. Per attivare una mina anticarro ci vuole un peso molto più grande rispetto a una persona singola e nessuno le ha mai vietate. Mentre per quelle antiuomo, dopo una campagna internazionale durata decenni, negli anni 90, più precisamente nel 1997, si è negoziato un trattato che in sostanza dice, per i paesi che ne fanno parte, che non si può produrre, usare o comprare le mine antiuomo. L'Ucraina ne faceva parte, almeno fino a ieri.
I Paesi che hanno aderito alla Convenzione di Ottawa finora l'hanno sempre rispettata?
No, ci sono diverse evidenze, ad esempio, che anche l'Ucraina abbia usato mine antiuomo in alcuni casi durante tra il 2022 e oggi. Il punto è che se sei parte della convenzione, tendi a limitare fortemente l'utilizzo di questi ordigni.
Cosa significa allora il ritiro di Kiev?
L'Ucraina è dal 2014 che pensa di ritirarsi, poi nel 2022 ha iniziato a dibattere. Non l'ha fatto sostanzialmente per forti pressioni, diciamo per mantenere un'impressione di essere un Paese che combatte e si difende, ma che rispetta il diritto internazionale più avanzato. È chiaro che questo li mette in svantaggio rispetto ai russi che avanzano, dall'altro lato è anche vero che un Paese a prescindere è molto più restio a usare mine antiuomo sul proprio territorio. Va detto che la Russia non fa parte della Convenzione, ma neppure gli Stati Uniti, la Cina, l'India, il Pakistan. Attualmente 165 Paesi del mondo vi hanno aderito, tra cui anche l'Ucraina, prima di ritirarsi. La scelta di Zelensky però arriva in un momento in cui anche altri cinque paesi europei si stanno ritirando.
Come va letta questa mossa? Un segnale di una possibile escalation o uno strumento deterrenza?
È chiaro che andiamo sempre di più verso un mondo che decide che le regole che si è dato fino a questo momento non sono più da rispettare, quindi un mondo più sregolato rispetto agli anni 90. Dal 2022 a oggi, la Russia ha usato milioni di mine antiuomo in Ucraina. Se guardi le stime la Russia dovrebbe aver messo decine di milioni di mine. Tra l'altro molte di queste sono ancora più illegali perché alcune di queste sono lanciate e paracadutate, in territori non controllati, quindi potrebbero esser finite in luoghi diversi rispetto a quello che ci si aspetta. Molte di queste vengono lanciate in aree con civili dentro, in territori agricoli ad esempio. Secondo le stime più o meno il 30% del territorio ucraino, agricolo è considerato contaminato da mine, quindi va sminato.
Quali sono i rischi per la popolazione civile se anche Kiev dovesse iniziare a usare questi ordigni?
Dipende, io credo che sia più una mossa politica che una mossa di grande uso. È il segnale che Kiev non può stare a guardare. Ricordiamoci che, appunto, non l'ha fatto prima che mesi fa cinque Paesi europei, che confinano con la Russia hanno deciso di uscire. È un modo per dire: "noi consideriamo che potenzialmente in futuro ci servirà mettere delle mine antiuomo sul nostro territorio se i russi attaccano e cercano di invaderci. È uno strumento di deterrenza anche perché minare il proprio territorio è molto problematico per un Paese. Le mine antiuomo poi, non sono mai escalation se non sono lanciate nel territorio dell'altro. Sono un enorme problema per i propri civili stessi se non le si mappa in maniera corretta, se non si disattivano dopo un certo periodo ma restano attive (e questo dipende dalla mina). Il problema è quando le mine vengono usate per terrore, qualcosa che d'altronde la Russia fa, usando mine che non si disattivano mai o nascondendole all'interno di oggetti che sono un po' più attraenti per i bambini. In territorio ucraino sono stati trovati alcuni di questi, i cosiddetti ‘pappagalli verdi' di cui parlava Gino Strada negli anni 90.
Accennavi prima al fatto che stiamo assistendo – allargando lo sguardo anche al Medio Oriente – a un graduale allontanamento dal diritto internazionale, che finora comunque si è fatto fatica a far rispettare. Oggi il ministro Tajani ha detto che tra Russia e Ucraina non si parla di un cessate il fuoco prima del 2026. Che cosa possiamo aspettarci?
Tra tutte le notizie questa, mi vien da dirte, che è quasi la meno pesante. Il trattato di Ottawa non è mai stato firmato dalle grandi potenze, né gli Stati Uniti né la Russia né la Cina, però tutti gli altri 165 l'hanno firmato impegnandosi a non usarle. In questo momento ci si sente talmente insicuri che si fanno dei passi indietro. Non solo l'Ucraina, ma cinque paesi europei, dell'Unione Europea hanno segnalato che usciranno e nel giro di sei mesi da quando è iniziato il processo saranno fuori. Parliamo del posto che sarebbe la cultura del diritto internazionale e che adesso sta ripensando alla sua sicurezza e gradualmente uscendo dalle regole che si era autodettato. È un segnale chiaramente preoccupante, ma non soltanto dal punto di vista etico, ma di come sta cambiando la nostra percezione di sicurezza. E un po' svela anche l'ipocrisia di fondo per cui noi possiamo accettare delle regole soltanto nel momento in cui ci sentiamo sicuri. Nel momento in cui non ci siamo sentiamo sicuri, non siamo così moralmente superiori rispetto agli altri e siamo disposti a ritrattarle. Ecco questo, purtroppo, è un po' quello che ci sta insegnando il presente.