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Conflitto Israelo-Palestinese

Cosa sappiamo del piano israeliano di deportazione dei palestinesi dalla Striscia di Gaza

Il governo israeliano sarebbe intenzionato a deportare in Congo ed altri Paesi africani migliaia di palestinesi che oggi vivono nella Striscia di Gaza. L’ONU: “Siamo molto turbati”.
A cura di Davide Falcioni
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Il piano di deportazione dei palestinesi dalla Striscia di Gaza al Congo ed altri Paesi africani non è una fake news. A confermarlo è stato infatti l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk, che in un post pubblicato su X ieri si è detto "molto preoccupato" per i commenti di alti funzionari israeliani che chiedevano ai palestinesi di lasciare la Striscia. Sono "molto turbato dalle dichiarazioni di alti funzionari israeliani sui piani di trasferimento di civili dalla Striscia di Gaza verso paesi terzi", ha scritto Turk, aggiungendo che "l'85% delle persone a Gaza sono già sfollate interne. Hanno il diritto di tornare alle loro case. La legge internazionale vieta il trasferimento forzato di persone protette all'interno o la deportazione dal territorio occupato".

Due giorni fa il Times Of Israel aveva rivelato che il premier Benjamin Netanyahu starebbe portando avanti trattative in gran segreto con il Congo e altri Paesi per deportare migliaia di immigrati da Gaza.  "Il reinsediamento ‘volontario' dei palestinesi da Gaza sta lentamente diventando una politica ufficiale del governo israeliano", ha scritto il giornale, citando una fonte dell'esecutivo secondo cui "il Congo sarà disponibile ad accogliere migranti e siamo in trattative con altri" stati. Lunedì scorso, Netanyahu aveva annunciato a una riunione del Likud di star lavorando per facilitare la migrazione volontaria degli abitanti di Gaza verso altre nazioni. “Il nostro problema è trovare Paesi disposti ad assorbire gli abitanti di Gaza, e ci stiamo lavorando”, aveva dichiarato.

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Il primo ministro aveva così confermato le parole del deputato Likud Danny Danon, per cui “il mondo stava già discutendo le possibilità dell’immigrazione volontaria”, sebbene l’idea sia, almeno a parole, categoricamente respinta dalla comunità internazionale. I partiti di estrema destra, il Partito Sionista Religioso e Otzma Yehudit, guidati rispettivamente dal ministro delle Finanze Bezalel Smotrich e dal ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir, sono i più grandi sostenitori dei piani di migrazione, ma anche diversi ministri e legislatori del Likud si sono esposti in favore.

Martedì, il ministro dell’Intelligence Gila Gamliel aveva detto al Times of Israel che "la migrazione volontaria è il programma migliore e più realistico per il giorno successivo alla fine dei combattimenti". Inoltre, durante una conferenza tenutasi alla Knesset per esaminare le possibilità per la Gaza del dopoguerra, Gamliel aveva dichiarato: “Alla fine della guerra, il governo di Hamas crollerà. Non esistono autorità comunali; la popolazione civile dipenderà interamente dagli aiuti umanitari. Non ci sarà lavoro e il 60% dei terreni agricoli di Gaza diventeranno zone cuscinetto di sicurezza”. A novembre, aveva pubblicato un editoriale sul Wall Street Journal in cui illustrava per la prima volta il piano per l’immigrazione palestinese, chiedendo che “i Paesi di tutto il mondo accettino un numero limitato di migranti”.

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