Cosa c’è nell’accordo tra Usa e Cina sui dazi e cosa cambia per l’Europa

Donald Trump ha annunciato l'intesa con la Cina sui dazi con un messaggio sul suo social di riferimento, Truth, usando toni entusiastici: "L’accordo con la Cina è stato concluso, soggetto all’approvazione definitiva del presidente cinese Xi e mia. Magneti e le terre rare necessarie saranno fornite in anticipo dalla Cina. Allo stesso modo, noi forniremo alla Cina ciò che è stato concordato", con un "totale del 55% di dazi, mentre la Cina resterà al 10%. La relazione è eccellente!".
Nell'accordo di massima si parlerebbe effettivamente di terre rare, che comunque erano state bloccate solo in risposta ai dazi, ma ci sarebbero concessioni importanti anche da parte degli Usa. Si tratta di indicazioni che anche l'Ue potrà seguire nei prossimi negoziati: manca meno di un mese alla nuova entrata in vigore dei dazi che erano stati ‘congelati.
Quali sono le condizioni tra Cina e Usa sui dazi
Innanzitutto, i dazi. Questi resteranno al livello concordato in via preliminare a maggio, ovvero il 30% sulla Cina e il 10% sugli Stati Uniti. Trump ha parlato del 55% perché ha sommato il 30% effettivamente stabilito (che viene dal 10% di dazi ‘universali' e 20% specifico su Pechino) a un altro 25% che era già stato stabilito negli scorsi anni. Le tariffe comunque dovrebbero essere sottoposte a revisione periodicamente, e non entrare in vigore prima dei mesi autunnali. Resta da vedere se il presidente Usa cambierà idea ancora una volta, nel frattempo.
Poi ci sono le condizioni concrete. Come detto, la Cina avrebbe accettato di sollevare il blocco all'esportazione delle terre rare, materiali fondamentali per la produzione di auto elettriche, batterie, prodotti tecnologici e attrezzature militari. Pechino aveva fermato tutte le esportazioni in risposta ai dazi di Trump, quindi ora si ritorna di fatto alla situazione precedente, anche se secondo il Wall Street Journal le esportazioni riprenderanno solo per sei mesi, e potrebbero fermarsi nuovamente se gli Stati Uniti dovessero tentare nuove offensive.
Di contro, gli Stati Uniti hanno dovuto concedere qualcosa che l'amministrazione Biden aveva bloccato: la vendita a Pechino di prodotti tecnologici come semiconduttori e software per la realizzazione di microchip. In più, gli studenti cinesi torneranno a potersi iscrivere ai college statunitensi purché non siano legati a istituzioni militari. Ci sarà un nuovo incontro per proseguire i negoziati e stabilire più dettagli entro il prossimo mese. Il dipartimento del Commercio degli Usa ha dovuto ammettere che "alcune concessioni sono necessarie", ma il segretario Howard Lutnick ha assicurato: "Non invieremo alla Cina i nostri migliori chip".
Quali sono i messaggi per l'Europa nel nuovo accordo
La reazione ufficiale della Commissione europea è stata diplomatica: "Qualsiasi buona notizia sul fronte commerciale, è una buona notizia per il mondo", ha detto un portavoce. Sembra evidente, però, che gli accordi tra Usa e Cina possano essere parecchio rilevanti per l'Europa. Perché al momento i dazi contro l'Ue sono sospesi, ma il 9 luglio se non arriva un'intesa dovrebbero rientrare in vigore: il 50% su tutte le esportazioni, invece dell'attuale 10% (oltre agli altri dazi che sono già in vigore su acciaio, alluminio e automotive)
Non è detto che l'accordo con la Cina sia un modello ripetibile. Pechino ha un potere negoziale fortissimo nei confronti di Washington, e infatti sembra aver ottenuto di fatto condizioni positive (ha ritirato un blocco che aveva imposto come reazione a Trump, mentre gli Usa hanno accettato di tornare a esportare prodotti che Biden aveva fermato). Un aspetto importante, in ogni caso, è che Cina e Usa non hanno deciso di azzerare i reciproci dazi.
Finora l'Europa ha sempre detto di voler puntare all'obiettivo "zero per zero". Ovvero arrivare a cancellare tutti i dazi tra Usa e Ue, anche quelli precedenti di cui Trump si lamentava (facendoli passare per molto più pesanti di quanto non siano effettivamente). Sembra che l'amministrazione di Washington, però, guardi in un'altra direzione. L'idea potrebbe essere più che altro di mantenere i dazi attuali, senza peggioramenti, e con accordi specifici su singoli settori. Ad esempio, così come gli Usa con la Cina hanno spinto sulle materie rare, con l'Europa potrebbero premere per far aumentare gli acquisti di armi e di gas statunitensi.
La settimana prossima si svolgerà un summit del G7 in Canada, e il 24-25 giugno sarà la volta del vertice Nato all'Aja. Poi, come detto, il 9 luglio i dazi Usa dovrebbero ripartire. Il tempo stringe, e nelle prossime settimane i contatti tra le due sponde dell'Atlantico si faranno più intensi.