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Guerra in Ucraina

Come sta andando davvero la controffensiva ucraina

L’Ucraina, una nazione che ha lottato con determinazione per difendere il proprio territorio dall’invasione russa per oltre 500 giorni e si è fatta apprezzare dal resto del mondo per il suo coraggio e la sua determinazione, si trova ora dinanzi ad un momento chiave della sua guerra.
A cura di Daniele Angrisani
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Sono passati ormai due mesi dall’inizio della controffensiva ucraina, e, sebbene le forze ucraine siano state in grado di avanzare per decine di km, sono ancora molto lontane dal risultato che si sperava di ottenere inizialmente.

Nel frattempo, Mosca già canta vittoria e parla di fallimento conclusivo della controffensiva ucraina. Ma è davvero così?

L'articolo che segue rappresenta un'analisi dettagliata delle strategie e dei movimenti sul campo da parte delle forze ucraine e russe, esplorando le principali direttrici dell'offensiva ucraina a sud e ad est, gli assi di attacco, e le manovre russe in risposta.

A seguire, verrà fornita una valutazione critica del successo e dei potenziali fallimenti di questi sforzi, offrendo una prospettiva sulle possibili implicazioni future.

Qual è la situazione sul campo?

Le direttrici dell’offensiva ucraina sono state sostanzialmente due, sin dall’inizio: la principale a sud, nella regione di Donetsk verso Mariupol ed in quella di Zaporizhzhya verso Melitopol e Berdyansk, e la seconda ad est, verso Bakhmut.

Assi principali della controffensiva ucraina a sud

A sud la controffensiva si è sviluppata su tre assi principali:

  • La prima è nella regione di Zaporizhzhya partendo dalla zona di Kamyans’ke. Qui gli ucraini sono avanzati verso sud per qualche km nella zona di Lobkove e Pyatykhatky, che è stato liberato il 19 giugno. Da allora, però, l’offensiva su questo fronte è in stallo, in quanto gli ucraini non sono più riusciti ad avanzare verso Zhere’byanki, villaggio vicino ancora occupato dai russi.
  • Il secondo asse è quello che parte da Orikhiv in direzione Tokmak. Qui gli ucraini con estrema difficoltà, dopo una serie di tentativi falliti ad inizio giugno con forti perdite di mezzi militari, sono di recente riusciti ad avanzare per diversi km arrivando alle trincee russe ad est di Robotyne sulla prima linea di difesa principale russa. Qui però l’offensiva sembra essersi quasi fermata, con gli ucraini che sono riusciti a conquistare alcune trincee russe solo dopo durissimi combattimenti ad alto prezzo di vite umane da entrambe le parti.
  • L’altro asse sul quale gli ucraini sono riusciti ad avanzare parzialmente con successo è quello di Vremivka, dove di recente le forze di Kyiv si sono spinte fino a conquistare il villaggio di Staromayorskoe, che si trova molto vicino alla prima linea di difesa russa. Da qui hanno messo sotto assedio il vicino villaggio di Urozhaine, che però i russi continuano a difendere con tenacia. Il prossimo obiettivo diretto successivo sarebbe il villaggio di Staromlynivka, dove si trova la linea di difesa principale dei russi.

Assi secondari della controffensiva ucraina a sud

Oltre a queste tre assi d’attacco principale, ci sono anche due direzioni di offensiva secondarie sempre a sud, la prima sulla riva sinistra del Dnipro dove gli ucraini sono riusciti a creare una piccola testa di ponte sulla riva sinistra all’altezza del ponte distrutto Antonovsky, e la seconda poco a sud di Vulhedar, una cittadina della regione di Donetsk che i russi hanno cercato più volte e senza successo di conquistare durante la loro fallita offensiva invernale, con perdite di mezzi catastrofiche.

Negli ultimi giorni sono emerse, in particolare, prove visive del fatto che l'Ucraina è riuscita ad estendere la sua testa di ponte ad est del Dnipro oltre il fiume Konka, con le unità dell’esercito ucraino che si stanno avvicinando sempre più al villaggio di Oleshky. Al momento è però difficile capire se si tratti di un impegno rilevante o se sia solo l’ennesima manovra diversiva per cercare di distrarre le riserve russe dagli assi di attacco principali.

La situazione ad est

Contemporaneamente a queste offensive a sud, è in corso una seconda importante offensiva ucraina anche ad est con obiettivo dichiarato la liberazione di Bakhmut, la città che è stata al centro dell’offensiva russa invernale.

Bakhmut è stata conquistata dai russi solo a fine maggio scorso dopo dieci durissimi mesi di combattimenti, con decine di migliaia di morti e feriti. Si è trattato dell’unica grande vittoria ottenuta dai russi nel corso di tutta l’offensiva invernale.

In questa zona, di recente gli ucraini sono avanzati a nord verso Berkhivka e nella zona di Rose Alley, nella periferia di Bakhmut, ma soprattutto a sud, dove hanno riconquistato diversi km in direzione Andriivka e soprattutto Klischiivka, un villaggio situato su una collina strategicamente importante per il controllo dall’alto di Bakhmut.

Dopo una avanzata inizialmente piuttosto veloce da parte ucraina da diversi giorni sono in corso scontri durissimi, con i russi che hanno spostato delle riserve in zona per fermare l’avanzata ucraina, senza però avere pienamente successo.

A differenza che a sud, dove un successo dell’attacco ucraino potrebbe avere un'importanza strategica in quanto permetterebbe di tagliare in due il fronte russo e soprattutto il ponte che collega via terra il territorio russo con la Crimea occupata, qui ad est un eventuale successo ucraino avrebbe principalmente un impatto morale: la riconquista delle rovine di Bakhmut da parte ucraina rappresenterebbe, infatti, il fallimento totale dell’offensiva russa dello scorso inverno.

L’offensiva russa a nord

In tutto questo, comunque, c’è anche una zona del fronte dove sono invece i russi che sembrano aver preso l’iniziativa: parliamo del nord, dove in direzione Svatove e Kreminna, i russi hanno montato un’offensiva verso ovest con un doppio obiettivo, vale a dire quello di distrarre le riserve ucraine dalle zone strategicamente rilevanti del sud e contemporaneamente di creare teste di ponte per future offensive russe su larga scala in inverno.

Dopo i primi successi russi, le forze ucraine hanno però schierato qui le proprie riserve che hanno permesso di bloccare l’avanzata russa e recuperare il controllo di alcune delle zone inizialmente perse al confine tra le regioni di Luhansk e Kharkiv.

Tuttavia, l’offensiva russa è ancora in corso e questo potrebbe ancora danneggiare i piani dell’Ucraina altrove sul fronte, obbligando Kyiv a spostare ulteriori riserve in questo saliente.

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La Linea Surovikin

Fin dall'inizio della controffensiva, le Forze Armate ucraine hanno ottenuto una serie di guadagni incrementali liberando oltre 282 km² di territorio, più di quanto abbia fatto la Russia in tutto il 2023. Tuttavia, è indubbio il fatto che i risultati finora ottenuti dalle forze di Kyiv non siano all’altezza delle aspettative iniziali.

Si tratta di una controffensiva che sta avendo un andamento molto diverso da quello dello scorso anno, quando le truppe ucraine sono avanzate senza quasi trovare resistenza in profondità nella regione di Kharkiv fino a liberarla interamente ed avanzare un po’ anche nel nord della regione di Luhansk.

Stavolta, la controffensiva sembra avere, invece, un ritmo molto più simile a quello inizialmente avuto lo scorso anno nella regione di Kherson. A differenza di allora, però, non si stanno riscontrando le difficoltà incontrate dai russi a causa del taglio delle proprie linee di rifornimento che passavano attraverso il fiume Dnipro e che alla fine hanno obbligato i russi a ritirarsi dalla zona occidentale della regione.

A differenza di allora, infatti, la geografia è ben diversa e le linee di rifornimento provenienti dalla Crimea occupata e dal territorio russo per i combattenti in prima linea nel sud dell’Ucraina sono svariate. Perciò non è facile per gli ucraini replicare la stessa strategia e cercare di “strangolarli” come fatto lo scorso anno a Kherson.

Come ha ammesso lo stesso Kirill Budanov, il direttore dell’intelligence militare ucraina, l’attacco nella zona di Bakhmut sta inoltre avendo più successo di quello nel sud e ciò per un motivo molto semplice: mentre le due parti combattevano senza sosta tra le rovine di Bakhmut, i russi hanno avuto mesi di tempo per prepararsi alla più volte annunciata controffensiva ucraina a sud.

Così nella regione di Zaporizhzhya la Russia ha potuto costruire indisturbata ben tre linee di difesa: una prima linea lunga 150 km che va da Vasylivka a Novopetrykivka sul confine tra le regioni di Zaporizhzhya e Donetsk, una seconda linea di difesa lunga 130 km da Orlyanske fino a poco più a nord di Bilmak, e "una costellazione di fortificazioni scollegate che circondano le città più grandi" tra cui Tokmak, Melitopol e Berdyansk.

Si tratta della cosiddetta Linea Surovikin, dal nome del generale russo (ora caduto in disgrazia dopo la fallita rivolta di Prigozhin) che le ha progettate.

La prima linea contiene molteplici barriere contro la mobilità e trincee di fanteria sostenute da postazioni di artiglieria situate a 30 km di distanza. La seconda linea è simile alla prima e consente alla Russia di creare un nuovo fronte, offrendo al contempo protezione contro i possibili attacchi ucraini sul fianco della prima linea.

Infine, la terza linea contiene fortificazioni strategicamente posizionate, destinate a servire come contingenza per preservare le posizioni russe in caso di successo dell’attacco ucraino contro le prime due linee di difesa.

Si tratta, insomma, di una vasta serie di trincee, campi minati, filo spinato, trappole per carri armati e postazioni di tiro di artiglieria, specificamente progettata per rallentare qualsiasi attacco ucraino, il cui scopo è quello di aiutare i russi che occupano il sud dell’Ucraina a mantenere il controllo sulla parte occupata delle regioni ucraine del sud e difendere la Crimea da qualsiasi possibile attacco da nord.

Al momento la Linea Surovikin sta avendo il successo sperato per i russi. Come abbiamo visto prima, gli ucraini hanno infatti superato la prima delle tre linee di difesa solo in due punti: Staromayorskoe nell’asse di Vremivka ed attraverso l'insediamento di Rabotyne, nell’asse di Orikhiv.

Per quanto riguarda Staromayorskoe, va notato che al momento le Forze Armate ucraine hanno sostanzialmente bloccato Urozhainoe da tre lati. Una volta liberato, la prossima linea di difesa russa che gli ucraini dovranno prendere d'assalto correrà lungo la linea tra Staromlinovka e Oktyabrskoe, ovvero la seconda linea di difesa.

La terza linea di difesa, al momento, è ancora lontana dal fronte, ma va detto che rappresenta di fatto l’ultima vera difesa fortificata russa prima del Mar d’Azov.

Ciò significa sostanzialmente che, se gli ucraini dovessero riuscire a sfondare le tre linee di difesa che compongono la Linea Surovikin, la strada per la liberazione del sud dell’Ucraina sarebbe aperta. Ma a che costo?

La controffensiva è già fallita?

Leonid Polyakov, ex Viceministro della Difesa ucraino, ha rivelato che in due occasioni separate, una volta a giugno e un'altra volta a luglio, un comandante di brigata ucraino ha perseguito assalti diretti nell’ambito della controffensiva, sperando in una vittoria rapida.

Questi attacchi sono stati effettuati attraverso campi minati non bonificati e senza sopprimere il fuoco nemico, risultando in gravi perdite per gli attaccanti ucraini. I comandanti sono stati aspramente criticati internamente per le perdite inutili subite in questo modo.

Il New York Times ha riportato che le perdite di equipaggiamento dell'Ucraina hanno raggiunto il 20% delle forze impiegate all'inizio dell'offensiva.

Ciò ha costretto l'Ucraina a cambiare tattica e a concentrarsi maggiormente sui colpi di artiglieria e missili contro le postazioni russe, riducendo così il tasso di perdite a una percentuale stimata del 10% delle forze impiegate, ma rallentando allo stesso tempo drasticamente il ritmo dell’avanzata ucraina.

Per questa controffensiva le truppe ucraine sono state equipaggiate con nuove armi e attrezzature occidentali avanzate, tra cui carri armati, veicoli corazzati da trasporto fanteria, missili a lungo raggio e munizioni d'artiglieria.

Molti di questi mezzi sono andati persi, distrutti o danneggiati. Stando ai calcoli aggiornati di Oryx, da inizio controffensiva ad oggi gli ucraini hanno perso 6 carri armati tedeschi Leopard 2A4, 8 carri armati tedeschi Leopard 2A6, 47 veicoli da fanteria americani M2A2 Bradley e un veicolo svedese CV9040C.

Per Mosca, le difficoltà incontrate dagli ucraini nella loro avanzata a sud indicano che la controffensiva sia già fallita. La propaganda russa fa leva su questo per cercare di demoralizzare Kyiv e gli alleati occidentali, mostrando ripetutamente le immagini delle perdite ucraine.

Si tratta spesso delle stesse riprese da più angolazioni, per dimostrare al mondo che l’Ucraina non ha alcuna possibilità di successo contro le difese russe.

Lo stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha riconosciuto, da parte sua, che la controffensiva tanto attesa sta andando più lentamente del previsto poiché le forze ucraine hanno dovuto lavorare duramente per incorporare nuove attrezzature e addestramento militare occidentale.

Questo ritardo ha però permesso ai russi di utilizzare il tempo aggiuntivo per rafforzare le loro difese. Ciò ha reso più difficile per l'Ucraina irrompere tra le linee russe, infliggendo quasi certamente perdite più alte del previsto alle truppe ucraine nella sua offensiva.

Tuttavia, alcuni funzionari occidentali non sono convinti delle parole di Zelensky ed esprimono invece sempre di più delusione per il fatto che gli ucraini sembrano non stare ancora impiegando alcune delle loro unità più ben equipaggiate e addestrate, né applicando a pieno i principi di addestramento militare all’occidentale che hanno ricevuto.

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Al fronte, infatti, non si sono ancora viste alcune delle brigate addestrate in Occidente come quelle dotate di armi come carri armati britannici Challenger 2 (alcuni dei quali con munizioni ad uranio impoverito), e di veicoli corazzati leggeri americani Stryker e tedeschi Marder.

L'Ucraina, consapevole della superiorità numerica e tecnologica delle forze russe, potrebbe aver scelto, quindi, di trattenere alcune delle sue unità più preziose come riserva strategica. Questa decisione potrebbe riflettere una consapevolezza delle limitazioni delle proprie forze e una volontà di preservare le risorse per momenti critici della campagna militare.

Inoltre, l'addestramento e l'integrazione di nuove attrezzature richiedono tempo e coordinamento. L'invio prematuro di unità non completamente preparate potrebbe esporle a rischi inutili e compromettere gli sforzi complessivi.

Più volte nelle ultime settimane, i funzionari ucraini hanno sottolineato che stanno cercando di preservare le truppe e le armi mentre avanzano lentamente cercando un punto debole nelle difese russe da poter sfruttare per mandare avanti le riserve che al momento sono tenute ancora ferme nelle retrovie.

Questa strategia cauta sembra dunque essere una risposta adattiva alle difficoltà incontrate in precedenza nella controffensiva, così come un riconoscimento delle complesse dinamiche del campo di battaglia e rappresenterebbe il motivo per cui alcune delle brigate appositamente addestrate non sono ancora state mandate al fronte.

C’è poi un altro importante problema: l’Ucraina manca di potenza aerea, il che limita la sua capacità di seguire a pieno la dottrina militare statunitense che enfatizza un attacco coordinato tra aria e terra.

L'ex Ambasciatore statunitense in Ucraina, William Taylor, ha osservato che l'Ucraina sta cercando di riconquistare il territorio utilizzando solo artiglieria e unità corazzate. Questo è un approccio che nessun esercito occidentale contemplerebbe, poiché la strategia militare occidentale si basa principalmente sul dominio dell'aria.

Kyiv ha chiesto ripetutamente ai Paesi alleati la fornitura di caccia da combattimento F-16 per questo motivo. Tuttavia, nonostante le aperture in questo senso, la verità è che ad oggi i piani di addestramento dei piloti ucraini non sono ancora iniziati.

Pertanto, è molto difficile che questi caccia arrivino a Kyiv prima della primavera del prossimo anno, ovvero troppo tardi per avere un ruolo di qualsiasi tipo in questa controffensiva. Dal Pentagono, inoltre, emerge scetticismo sulla possibilità che i caccia da soli bastino a ribaltare la situazione.

In sintesi, per rispondere alla domanda se la controffensiva sia già fallita, bisogna tenere in considerazione il fatto che, viste le modalità con le quali l’Ucraina è stata obbligata a procedere, i risultati ottenuti sinora sono certamente in linea con quanto realisticamente ci si poteva attendere.

Il vero problema è che le attese, da più parti, erano troppo irrealistiche.

Ora tra i Paesi occidentali c’è, però, preoccupazione sul fatto che le aspettative eccessivamente alte possano giocare a favore della Russia, con il rischio che si crei sempre di più una narrativa di stallo o fallimento della controffensiva ucraina.

Tutto questo potrebbe a sua volta indebolire l'unità dei Paesi che sostengono l'Ucraina e portare a conclusioni eccessivamente cupe sulle prospettive dell'Ucraina, rischiando di diventare una "profezia che si autoavvera" ed influenzando così negativamente il sostegno delle opinioni pubbliche occidentali a Kyiv.

Le munizioni a grappolo come arma decisiva?

Purtroppo per l’Ucraina, anche il tempo inizia a scarseggiare. L'Ucraina ha, infatti, assoluto bisogno di riguadagnare velocemente slancio se vuole liberare porzioni significative del suo territorio occupato.

Altrimenti, rischierà di perdere l'iniziativa quando le sue forze si impantaneranno in autunno con l’arrivo del Grande Fango, un fenomeno stagionale in cui le piogge autunnali creano condizioni di terreno estremamente fangose, rendendo difficoltoso il movimento delle truppe e dei veicoli.

Come abbiamo visto, la sfida principale è rappresentata dalla Linea Surovikin ed anche se la fanteria ucraina fosse in grado da sola di superare tutti questi ostacoli, ciò richiederebbe troppo tempo e probabilmente un numero di vittime troppo elevato.

Per cercare di dare una svolta immediata all’offensiva ucraina, ad inizio luglio gli Stati Uniti hanno, dunque, annunciato l’invio di un tipo di armi estremamente controverse in Ucraina: le cosiddette munizioni a grappolo.

Si tratta di munizioni controverse che rilasciano più sub-munizioni, o "bomblets", su un'area più ampia. Sono state criticate per il loro potenziale impatto sui civili, poiché possono esplodere molto tempo dopo essere state sganciate, mettendo a rischio persone innocenti.

I resti di una bomba a grappolo
I resti di una bomba a grappolo

L'uso delle munizioni a grappolo solleva serie preoccupazioni etiche e morali. Oltre 120 Paesi al mondo, inclusa l’Italia ed altri Paesi NATO, hanno sottoscritto una Convenzione che ne vieta l’uso, riconoscendo il rischio che rappresentano per i civili.

Anche organizzazioni umanitarie come la Croce Rossa e Human Rights Watch hanno espresso preoccupazione per l'uso di queste armi, sottolineando la necessità di proteggere i diritti umani e la sicurezza dei civili nelle zone di conflitto. Esperti in diritto internazionale hanno anche messo in discussione la legalità del loro uso in certi contesti.

Tuttavia, di questi Paesi che hanno bandito le munizioni a grappolo, non fanno parte né l’Ucraina, né gli Stati Uniti e men che meno la Russia, che ne ha già fatto un ampio uso in guerra dall’inizio dell’invasione, anche contro aree civili.

La verità è che il tempo non è un bene disponibile in abbondanza e, sebbene le munizioni a grappolo siano molto controverse, non ci sono molte armi alternative disponibili a breve termine. E soprattutto, come ha fatto notare direttamente il presidente Biden rispondendo ad una domanda di un giornalista, l’Ucraina è a corto di munizioni di artiglieria e ne ha estremo bisogno.

Ad ogni modo, la minaccia delle bombe inesplose associate alle munizioni a grappolo rappresenterà eventualmente un problema a lungo termine da affrontare per il governo di Zelensky.

L'Ucraina ha deciso di assumersi il rischio legato all’utilizzo di queste armi sul proprio territorio, poiché al momento il problema principale da risolvere per la sicurezza del proprio Paese è quello di liberarlo a tutti i costi dalle truppe russe invasori.

Inoltre, a prescindere dall’uso delle munizioni a grappolo, il problema principale dopo la guerra sarà lo stesso la bonifica dei campi minati russi; quindi, questa attività sarà necessaria indipendentemente dal fatto che l'Ucraina abbia utilizzato o meno le munizioni a grappolo.

Da parte sua, l’Ucraina non ha dichiarato come intende esattamente utilizzare le munizioni di artiglieria a grappolo da 155 mm fornite dagli Stati Uniti. Sta di fatto, però, che si tratta di armi ad area. Possono, dunque, essere potenzialmente usate sia per far saltare in aria le mine nei campi minati che per colpire in maniera devastante le trincee nemiche.

Possono essere entrambi modi molto efficaci per consentire alle forze ucraine di guadagnare lo slancio necessario per velocizzare la propria offensiva ed avanzare lungo le linee fortificate nemiche.

Stando alle prime informazioni dal campo, l’uso delle munizioni a grappolo sta già avendo un primo impatto sulle formazioni difensive russe e sulle manovre delle forze russe.

Vengono utilizzate per "distruggere" le trincee russe e fonti americane descrivono come siano state utilizzate "efficacemente" ed "in maniera appropriata" dalle forze ucraine. Sarebbe stato anche per questo motivo che le forze ucraine nelle ultime settimane sono riuscite ad avanzare verso la prima linea di difesa russa dopo settimane di stallo.

Tuttavia, è ancora presto per dire se possano essere davvero un’arma in grado di cambiare le sorti di questa controffensiva a favore di Kyiv. Molti esperti militari restano infatti scettici su questo aspetto. Solo l’andamento del conflitto nelle prossime settimane potrà dare una risposta definitiva a questa domanda.

Quali sono, dunque, le prospettive della controffensiva ucraina?

Sebbene la controffensiva ucraina non abbia chiaramente soddisfatto le aspettative e sia in ritardo rispetto alle stime più ottimistiche, molti esperti militari sostengono che è troppo presto per dichiararla un fallimento come affermato da Mosca.

Alcuni fanno notare come anche alcune importanti offensive storiche, ora considerare come successi brillanti, hanno dovuto passare attraverso una fase di quasi stallo prima di trasformarsi in una cavalcata verso la vittoria.

Un esempio notevole è l'invasione della Normandia durante la Seconda Guerra Mondiale: nelle prime sei-otto settimane, l’avanzata delle forze alleate è stata solo di soli 30 km a causa dell’aspra resistenza opposta dai tedeschi, ma alla fine si è trattato comunque di una vittoria decisiva.

Questo dimostra che, come l'invasione della Normandia, la controffensiva ucraina potrebbe richiedere tempo per mostrare risultati significativi e non dovrebbe essere affrettatamente giudicata come un fallimento, come vorrebbe la propaganda russa.

Inoltre, sebbene le avanzate ucraine sembrino al momento quasi trascurabili rispetto alla mappa dell'intero fronte, il territorio liberato non è sempre l'unica misura valida per valutare il successo generale della controffensiva.

Infatti, l'impatto dell'attrito sulle forze russe potrebbe non essere immediatamente evidente, ma potrebbe essere altrettanto significativo a lungo termine. Le unità di prima linea russe sono sottoposte a durissima pressione ogni giorno, con perdite estremamente alte di uomini e mezzi.

Inoltre, i droni ucraini ed i missili a lungo raggio donati da Stati Uniti, Regno Unito e Francia hanno già causato gravi danni alle retrovie russe ed ai sistemi logistici di rifornimento delle truppe russe al fronte.

Nonostante le critiche già menzionate nel paragrafo precedente, la consegna di munizioni a grappolo statunitensi permetterà all'Ucraina di mantenere la necessaria forza d’attrito per la controffensiva ancora per alcuni mesi.

Infine, gli sforzi per minimizzare le perdite ucraine e la protezione offerta dai veicoli corazzati occidentali significano che la maggior parte delle unità d'assalto non sono così esaurite come ci si poteva inizialmente attendere dopo le difficoltà incontrate.

Michael Clarke, un analista militare, sottolinea che la controffensiva ucraina è stata progettata come un'offensiva a due fasi. La prima fase è focalizzata sull'identificazione delle debolezze delle linee russe, mettendo sotto pressione le forze nemiche e valutando le loro risposte.

Ciò permette all'Ucraina di adattare le proprie tattiche e preparare le forze principali e le riserve addestrate ad hoc per la seconda fase che invece, prevede l'impiego di tattiche più aggressive e mirate, sfruttando le informazioni raccolte nella prima fase per colpire con la maggior forza possibile le debolezze identificate.

Gli esperti ritengono che questa strategia possa essere efficace, poiché consente una valutazione e un adattamento continui, aumentando le possibilità di successo a lungo termine.

È probabile, perciò, che il percorso al successo ucraino possa essere più lento e graduale di quanto desiderato e previsto dai sostenitori occidentali dell'Ucraina.

Dipenderà comunque dall'Occidente continuare a fornire all'Ucraina un flusso costante di armi ed attrezzature militari nelle settimane e nei mesi a venire, in modo che si possa mantenere la necessaria pressione fino a quando le forze russe non mostreranno debolezze sfruttabili.

È un processo che richiede molta pazienza, ma che potrebbe ancora avere successo. L’unico vero problema è il tempo sempre più limitato a disposizione degli ucraini.

Konrad Muzyka, specialista di intelligence militare, sottolinea infatti che il tempo è sempre stato un fattore cruciale, e gli ucraini hanno adesso fino ad un massimo di tre mesi di tempo prima che scarseggino le munizioni di artiglieria e il terreno diventi troppo fangoso.

E se la controffensiva davvero dovesse fallire?

Insomma, il tempo scarseggia sempre di più e per l'Ucraina, che dipende dagli aiuti militari esterni per sostenere il suo sforzo bellico, la posta in gioco politica della controffensiva non potrebbe essere più alta.

Un suo fallimento potrebbe infatti portare ad uno stallo strategico, con entrambe le parti che rispettivamente si sarebbero a quel punto dimostrate incapaci di ottenere guadagni significativi nel corso del 2023.

Inoltre, se la controffensiva dovesse essere percepita come fallimentare, c’e il rischio concreto di una diminuzione del supporto internazionale all'Ucraina, già difficile da mantenere a questi livelli a prescindere, visto il malumore delle opinioni pubbliche occidentali per una guerra che va avanti da troppo tempo e le elezioni presidenziali in arrivo negli Stati Uniti nel prossimo anno.

Allo stesso tempo, un fallimento della controffensiva potrebbe essere sfruttato dalla Russia come una vittoria di propaganda (cosa che, come abbiamo visto, stanno già iniziando a fare), rafforzando la narrativa che le forze ucraine non sono in grado di riconquistare il territorio controllato dalla Russia.

Tutto ciò potrebbe aumentare le pressioni per una soluzione diplomatica o negoziata anche a costo di perdite territoriali per l’Ucraina. Ciò nonostante, raggiungere un accordo accettabile per entrambe le parti sarà estremamente difficile.

Le premesse per un accordo non sono buone anche tenendo in considerazione la reazione estremamente negativa espressa da parte di Mosca ai negoziati di pace in corso a Jeddah dove i negoziatori (con la Russia assente) hanno convenuto che i principi centrali del diritto internazionale, come il rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina, dovrebbero costituire la base dei futuri colloqui di pace tra Ucraina e Russia.

In tutta risposta, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha infatti affermato che i negoziati senza una delle due parti sono totalmente inutili, che la Russia vuole vedere riconosciuta la propria sovranità sulle quattro regioni ucraine illegalmente annesse prima di sedere al tavolo dei negoziati e che al momento Mosca non vede alcun motivo per sedersi al tavolo dei negoziati con Kyiv.

Peskov alle spalle di Putin
Peskov alle spalle di Putin

Un’altra possibile conclusione è quella del congelamento del conflitto sulle posizioni attuali, vista ovviamente con contrarietà da Kyiv che finirebbe in questo modo per perdere de facto una parte importante del proprio territorio a sud, incidentalmente in buona parte proprio quello in cui si sta combattendo in questi giorni.

Inoltre, un congelamento del conflitto non impedirebbe la possibilità (più volte esposta come rischio dai funzionari ucraini) che in futuro la Russia, una volta riarmatasi e riorganizzatasi dopo le enormi perdite subite in questa guerra, possa di nuovo riprendere le ostilità in futuro, in un ambiente internazionale meno ostile per le ambizioni di Putin, ad esempio in caso di una possibile vittoria di Trump alle prossime elezioni presidenziali americane.

Tuttavia, anche la continuazione del conflitto senza una risoluzione chiara rischia di portare a ulteriori conseguenze catastrofiche umane ed economiche in Ucraina, con un impatto duraturo sulla popolazione e sull'economia di un Paese già devastato da 500 giorni di guerra.

Samuel Charap, esperto del think tank Rand Corp, sostiene già ora che nessuna delle due parti ha una possibilità realistica di ottenere una vittoria definitiva. Di conseguenza, gli Stati Uniti ed i Paesi occidentali dovrebbero già iniziare a prepararsi a un esito inconcludente ed esplorare le opzioni per un eventuale accordo diplomatico.

"È un'indicazione di come stanno andando le cose. Non ci sarà un risultato militare decisivo", ha detto Charap.

La situazione rimane incerta, e solo le prossime settimane potranno dimostrare se la fiducia riposta dall’Occidente nella capacità di Kyiv di portare a termine il proprio compito è ben fondata o se, come suggerisce Charap, la situazione è destinata a un esito inconcludente.

In tal caso la diplomazia, la pazienza e una comprensione profonda delle complesse dinamiche in gioco dovrebbero essere fondamentali per trovare una difficile via d'uscita da un conflitto che ha già causato troppo dolore e sofferenza.

La situazione potrebbe presto richiedere, dunque, una riflessione seria ed un impegno concertato da parte di tutte le nazioni coinvolte, con l'obiettivo di raggiungere una pace duratura e giusta che rispetti la sovranità e l'integrità dell'Ucraina.

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Daniele Angrisani, 43 anni. Appassionato da sempre di politica internazionale, soprattutto Stati Uniti e Russia. 
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