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Guerra in Ucraina

Come sono andati i colloqui di Istanbul tra Russia e Ucraina e perché la pace è ancora lontana

La delegazione della Russia e quella dell’Ucraina si sono incontrate a Istanbul e si sono scambiate dei ‘memorandum’ con le condizioni per il cessate il fuoco e per la pace. Dopo gli attacchi ucraini avvenuti domenica, non era scontato che l’incontro avvenisse. Ma le posizioni restano ancora molto distanti, senza compromessi o cedimenti in vista.
A cura di Luca Pons
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Alla fine è arrivato l'incontro tra Russia e Ucraina, che si è svolto ieri 2 giugno a Istanbul con la mediazione della Turchia. Non sono stati ammessi gli Stati Uniti, né i quattro Paesi ‘volenterosi' (tra cui l'Italia) che hanno incontrato solamente gli ucraini. Dopo gli attacchi ucraini avvenuti domenica, non era certo che il vertice avrebbe comunque avuto luogo, invece il faccia a faccia tra le delegazioni è avvenuto come previsto.

Le due parti si sono scambiate i reciproci memorandum, che contengono le condizioni per il cessate il fuoco, e dopo poco più di un'ora la riunione si è conclusa. Alla fine, il presidente turco Erdogan ha proposto di un nuovo un vertice tra Putin e Zelensky, magari con la partecipazione di Donald Trump. Per adesso restano ipotesi sulla carta.

Secondo quanto riportato dai media russi, la conseguenza concreta dell'incontro sarà uno scambio di prigionieri. Tutti coloro che sono gravemente feriti o malati, e tutti gli under 25. In più, entrambe le parti dovrebbero restituirsi reciprocamente 6mila salme di soldati avversari uccisi. Ma non sono arrivate svolte per i negoziati.

Le condizioni di Ucraina e Russia per arrivare alla pace

La richiesta degli ucraini è stata la stessa avanzata nelle ultime settimane: un cessate il fuoco di almeno trenta giorni, senza condizioni, che secondo il ministro della Difesa Rustem Umerov è l'unica base possibile "per iniziare un negoziato". Mosca, invece, ha messo sul tavolo una tregua di due o tre giorni e solo per alcuni settori.

I russi hanno dato agli ucraini due ‘opzioni'. La prima è una tregua di trenta giorni, ma con paletti molto stringenti: tra questi, il ritiro dell'esercito dalle regioni che al momento la Russia occupa in parte. Si tratta di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson. In pratica una resa, sul piano militare, per un conflitto che riprenderebbe trenta giorni dopo.

La seconda opzione presentata da Mosca è anche più ambiziosa. La fine del conflitto, in cambio della revoca della legge marziale in Ucraina, lo svolgimento di nuove elezioni entro cento giorni, la ripresa delle relazioni commerciali (in particolare per il passaggio del gas russo di Gazprom in territorio ucraino), la smobilitazione delle truppe; e ancora, escludere tutte le forze straniere dall'Ucraina, terminare tutti gli aiuti militari al Paese, limitare le future dimensioni dell'esercito; riconoscere le quattro regioni contese e la Crimea come territori russi; proclamare la neutralità dell'Ucraina. Solo a quel punto si potrebbe firmare la pace. Anche più che nel primo caso, queste condizioni sembrano di fatto quelle imposte a un Paese sconfitto.

Il capo negoziatore russo Medinsky ha detto all'agenzia di Stato russa Ria Novosti che il memorandum contiene proposte su "come raggiungere una pace vera e duratura" e anche su "quali passi fare per rendere possibile un cessate il fuoco totale", e che gli ucraini sono liberi di scegliere "una via o l'altra". Il ministro ucraino Umerov, che guidava la delegazione di Kiev, ha detto che nelle prossime settimane i documenti verranno studiati. La parte ucraina avrebbe anche proposto di proseguire con un nuovo incontro entro la fine del mese.

Lo scontro sui bambini rapiti

Un punto particolare dell'incontro è stata la consegna alla Russia di una lista di nomi di minori che secondo l'Ucraina sarebbero stati rapiti dall'esercito russo. La deportazione illegale di bambini è tra i motivi per cui la Corte penale internazionale ha spiccato un mandato d'arresto per Vladimir Putin.

Medinsky ha ribattuto: "Questi bambini non sono stati rapiti da nessuno. Non c'è un solo bambino rapito. Ci sono bambini salvati dai nostri soldati a costo della loro vita". Poi ha sminuito: "Dicevano che un milione e mezzo di bambini ucraini erano stati ‘rapiti dalla Federazione Russa'. Poi sono diventati 200mila. Poi 20mila. Ma non c’erano elenchi. Eccolo l’elenco completo. Come potete vedere, ci sono 339 nomi, non milioni o migliaia". E ha attaccato: "Non mettete su uno show per vecchie signore europee compassionevoli senza figli propri".

Insomma, un possibile lato positivo è che i negoziati comunque si siano tenuti, nonostante gli ultimi attacchi. E che, prima dell'incontro ufficiale da circa un'ora, ce ne sia stato uno più lungo solamente tra Medinsky e Umerov. Per il momento, però, non è chiaro se ci sia margine per fare nuovi passi avanti nelle prossime settimane. Si vedrà se ci sarà la disponibilità a ulteriori incontri, o addirittura faccia a faccia tra i leader. Ad ora le operazioni militari continuano come prima.

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