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Opinioni

Come si svolgono le elezioni midterm 2022 di martedì prossimo e chi può vincere secondo i sondaggi

Manca poco alle elezioni Midterm negli Stati Uniti, in programma martedì prossimo 8 novembre: come si svolgono e cosa ci dicono sondaggi e previsioni su vincitori e perdenti di questo importante appuntamento elettorale.
A cura di Daniele Angrisani
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Martedì 8 novembre 2022 si terranno le elezioni di medio termine negli Stati Uniti. La campagna elettorale sta per concludersi e la posta in gioco è più importante che mai, come evidenziato dalle recenti parole del Presidente Joe Biden sulla battaglia in corso “tra la democrazia e l’autocrazia”.

Sebbene ad attirare l’attenzione di tutto il mondo siano soprattutto le elezioni presidenziali che si tengono ogni 4 anni, anche le elezioni di medio termine hanno sempre avuto una loro rilevanza. Trattandosi di elezioni che avvengono nel bel mezzo del mandato di un presidente (da cui il nome “medio termine”), rappresentano sostanzialmente un referendum dell’opinione pubblica su colui che siede alla Casa Bianca e sul partito al governo, che tradizionalmente perde seggi.

Come si svolgono le elezioni di Midterm

Le elezioni più importanti riguardano le due camere del Congresso: il Senato degli Stati Uniti e la Camera dei Rappresentanti. I membri della Camera sono eletti per mandati biennali, quindi tutti i 435 seggi saranno in ballo durante le elezioni di martedì prossimo. I senatori sono invece eletti per mandati scaglionati di sei anni. Questo significa che un terzo dei 100 seggi è in palio in ogni elezione di metà mandato.

Il partito di maggioranza determina chi guida le importanti Commissioni legislative e stabilisce l’agenda politica del Congresso. Non per nulla un presidente che si trova a governare con un Congresso guidato in entrambe le camere dal partito di opposizione viene definito, politicamente parlando, come “anatra zoppa”.

Ma non è finita qui: anche molte elezioni statali e locali si svolgono nello stesso giorno delle elezioni di medio termine. Si tratta di elezioni per il governatore o i membri della legislatura statale, di elezioni cittadine per i sindaci, di elezioni locali per i giudici e i funzionari, nonché di iniziative elettorali a livello locale o statale.

Sebbene le elezioni statali e locali non siano mai stati al centro dell’attenzione politica americana, la verità è che in un Paese federale come gli Stati Uniti, la stragrande maggioranza della legislazione del Paese viene approvata a livello statale, non a livello federale. E stavolta anche le elezioni locali sono più importanti che mai, visto il ruolo chiave che alcune figure statali elette avranno nel processo di conteggio dei voti nel 2024.

Cosa dicono i sondaggi e le previsioni

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La previsione aggiornata di FiveThirtyEight, uno dei più affidabili siti di analisi politica americana, vede i repubblicani nettamente favoriti per la vittoria alla Camera dei Rappresentanti con l’85% di chance contro solo il 15% dei democratici. A livello di seggi in media sono previsti 231 seggi per i repubblicani contro 204 per i democratici, con un vantaggio medio dei repubblicani nel voto popolare stimato di +4,4 punti percentuali.

Se alla Camera i democratici sembrano spacciati, diverso è il discorso del Senato dove tra i seggi in ballo ci sono diversi Stati chiave in cui i candidati democratici hanno ancora chance di vincere, nonostante il contesto molto negativo e l’impopolarità del Presidente in carica.

In particolare, i democratici potrebbero guadagnare un seggio in Pennsylvania, attualmente controllato dai repubblicani, se John Fetterman riuscisse a spuntarla contro Mehmet Oz, mentre di converso i repubblicani sono favoriti per guadagnare un seggio in Nevada, se Adam Paul Laxalt riuscisse a spuntarla contro la senatrice democratica in carica Catherine Cortez Masto.

Ciò lascerebbe la maggioranza al Senato appesa al probabile voto del ballottaggio che si potrebbe tenere a dicembre in Georgia, dove il senatore in carica Raphael Warnock si scontra per la rielezione contro il candidato repubblicano Herschel Walker: in Georgia, a differenza che altrove, è previsto infatti il ballottaggio se nessuno dei candidati otterrà più del 50% dei voti al primo turno.

La proiezione di FiveThirtyEight assegna al momento ai repubblicani il 55% di chance di vittoria della maggioranza al Senato, proprio grazie all’ipotesi che Walker alla fine possa spuntarla anche in Georgia, ed ottenere così 51 seggi contro i 49 dei democratici.

Anche Cook Political Report, un altro sito di analisi politica, ha rilasciato il suo aggiornamento finale pre-elezioni in cui prevede che i risultati più probabili al Senato vadano dalla conferma dalla parità attuale ad una maggioranza di 53 senatori di contro ai 47 a favore dei repubblicani, nel caso più pessimista per i democratici.

Ricordiamo che al momento il Senato è diviso perfettamente alla pari, ma che la maggioranza spetta lo stesso ai democratici a causa del voto “tie breaking” della vicepresidente Kamala Harris in qualità di presidente del Senato.

Quanto sono attendibili queste previsioni

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Come spiega Nate Silver, il fondatore di FiveThirtyEight, le previsioni attuali sono fin troppo positive per i democratici rispetto allo standard tradizionale delle elezioni di medio termine. Alla Camera, ad esempio, la previsione media prevede attualmente per i repubblicani un guadagno di 19 seggi rispetto ai 212 attualmente detenuti.

Nell'America del secondo dopoguerra, invece, il partito che controlla la Casa Bianca ha perso infatti in media 28 seggi alla Camera nella prima elezione di medio termine di una nuova presidenza, secondo i dati compilati dall'American Presidency Project dell'Università della California di Santa Barbara.

Il vero problema risiede nel fatto che, dal 1998 in poi, i sondaggi sulle elezioni del Senato degli Stati Uniti condotti entro 3 settimane dal giorno delle elezioni hanno avuto un errore medio ponderato di 5,4 punti percentuali, mentre i sondaggi sulle elezioni della Camera degli Stati Uniti hanno avuto un errore medio ponderato di 6,3 punti.

Come molti sapranno, nelle elezioni del 2016 e del 2020, i sondaggi hanno nettamente sottostimato i repubblicani. Se gli istituti di sondaggi non avessero ancora risolto i problemi che hanno causato questo fenomeno, ciò potrebbe accadere di nuovo anche nel 2022. Di converso, è anche possibile che i sondaggisti abbiano reagito con una correzione eccessiva per tenere conto di questi fattori, e che quindi stiano ora sottostimando i democratici.

Va aggiunto che, storicamente parlando, i sondaggi hanno avuto la medesima probabilità di sottostimare i repubblicani o i democratici. Ma cosa accadrebbe se anche in questo caso i sondaggi fossero sballati?

In base all'analisi di Nate Silver, nel caso in cui i repubblicani ottenessero un risultato di 5,4 punti migliore rispetto a quello attualmente previsto da FiveThirtyEight in ogni corsa al Senato e 6,3 punti in ogni corsa alla Camera (più o meno quanto successo nel 2020), il risultato sarebbe un vero e proprio tsunami rosso repubblicano: al Senato, i repubblicani salirebbero a 54 seggi conquistando oltre al Nevada, anche Pennsylvania, Arizona e New Hampshire.

Nel frattempo, alla Camera, i repubblicani conquisterebbero 259 seggi in questo ipotetico scenario, con un guadagno di ben 46 seggi. I democratici perderebbero infatti in questo scenario anche in diversi distretti che nel 2020 hanno votato a favore di Joe Biden con un margine a 2 cifre.

Viceversa, nel caso in cui fossero i democratici invece ad ottenere un miglioramento di 5,4 punti rispetto alle previsioni di FiveThirtyEight in ogni corsa al Senato e 6,3 punti in ogni corsa alla Camera, il risultato sarebbe una sorprendente onda blu democratica. In questo scenario sarebbero infatti i democratici a conquistare 54 seggi al Senato: quelli in cui sono attualmente favoriti più Georgia, Nevada, North Carolina, Ohio e Wisconsin.

Persino alla Camera, dove i repubblicani come abbiamo visto sono ultra-favoriti dai sondaggi, in questo scenario i democratici riuscirebbero a conquistare 227 seggi, contro i 208 dei repubblicani. In altre parole, i democratici otterrebbero un aumento di seggi rispetto alla situazione attuale, cosa che il partito del presidente è stato in grado di ottenere solo due volte nelle elezioni di medio termine tenutesi dalla Seconda guerra mondiale in poi.

Tutto ciò serve per dire che basta un errore standard per trasformare quella che potrebbe essere una vittoria su misura dei repubblicani in una débâcle storica per i democratici, oppure di converso in una vittoria a sorpresa per questi ultimi, e che nulla di tutto questo può essere escluso a priori.

Occorre aggiungere, però, che il voto anticipato è già in corso in alcuni Stati, e che i primi segnali in arrivo da Stati chiave come il Nevada, non lasciano molto spazio per l’ottimismo dei democratici. Nella contea di Clark (Las Vegas), la roccaforte democratica dello Stato, il voto degli elettori registrati democratici è decisamente più basso di quanto non lo sia stato nel 2018 e nel 2020, quando i democratici hanno vinto in precedenza da queste parti.

Nei prossimi giorni in Nevada si recheranno sia il senatore Bernie Sanders (che nel 2020 ha qui vinto i caucus presidenziali delle primarie democratiche) che l’ex presidente Barack Obama, ma sembra già troppo tardi per cambiare radicalmente un risultato che potrebbe essere già segnato sulla sabbia.

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Daniele Angrisani, 43 anni. Appassionato da sempre di politica internazionale, soprattutto Stati Uniti e Russia. 
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