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Come Paul Alexander ha vissuto nel polmone d’acciaio: il racconto del fratello Philip dopo la morte

In una lunga intervista Philip Alexander, fratello di Paul, l’uomo morto l’11 marzo a 78 anni dopo averne trascorsi più di 70 in un polmone d’acciaio, ha ripercorso la sua vita e raccontato i momenti passati insieme. “L’ho visto affrontare molte difficoltà in questi anni e mi mancherà. La sua personalità era tra le cose che le persone ammiravano di più”, ha detto l’uomo.
A cura di Eleonora Panseri
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Paul Alexander (foto Gofund me)
Paul Alexander (foto Gofund me)

La vita di Paul Alexander dentro un polmone d'acciaio era iniziata quando aveva solo 6 anni. L'uomo, morto lo scorso 11 marzo all'età di 78 anni, ne aveva trascorsi più di 70 all'interno del macchinario che lo teneva in vita, dopo aver contratto la grave infezione a cui era sopravvissuto ma che gli aveva paralizzato tutti e quattro gli arti.

Paul era stato ricoverato in ospedale nel 1952, insieme a lui c'erano tantissimi altri bambini nella stessa condizione. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (WHO), un caso di polio su 200 porta alla paralisi irreversibile e il 5-10% delle persone che rimangono paralizzate muoiono quando si immobilizzano i muscoli che consentono la respirazione. In un'intervista alla Bbc il fratello di Paul, Philip, ha spiegato come ha fatto il 78enne a sopravvivere tutti questi anni e che cosa lo ha spinto ad attaccarsi con tanta forza e tenacia alla vita.

L'infanzia e gli anni dell'università

Dopo due anni in ospedale i dottori avevano iniziato ad avere seri dubbi sul futuro di Paul, ha ricordato l'uomo. Nonostante ciò, i genitori avevano deciso ugualmente di riportarlo a casa. Il polmone d'acciaio, che funziona tramite un complesso meccanismo di compressione e decompressione d'aria, permette alle persone con gravi problemi polmonari di tornare a respirare, pur rimanendo con tutto il corpo bloccato al suo interno.

Dopo qualche tempo, con la promessa di ricevere un cucciolo, Paul aveva quindi imparato a respirare usando i muscoli della gola, con cui spingeva l'aria nei polmoni, un metodo che lui definiva ‘frog-breathing' (‘respirazione glossofaringea‘ l'esatta definizione medica, ndr).

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"Aveva paura di morire soffocato" – ha raccontato Philip – "ma i miei genitori gli dissero che se fosse riuscito a respirare in quel modo per più di tre minuti gli avrebbero regalato un cane". Così Paul aveva imparato e poteva trascorrere periodi sempre più lunghi all'esterno del polmone d'acciaio, in cui tornava quando era affaticato, spostandosi con la sua sedia a rotelle.

"È stato un fratello normale per me. Abbiamo giocato, litigatoamati, siamo andati insieme ai concerti", ha ricordato ancora Philip. Dopo aver finito la scuola a casa, Paul aveva preso la decisione di frequentare l'Università del Texas ad Austin, dove si era trasferito con il polmone d'acciaio. "In quel periodo non era seguito da un caregiver" – ha spiegato il fratello – "Diverse persone si sono prese cura di lui in quel periodo e lo portavano in giro per il campus con la sua sedia a rotelle".

Philip insieme al fratello Paul - Foto Twitter
Philip insieme al fratello Paul – Foto Twitter

Al termine dei suoi studi Paul era riuscito a esercitare la professione in Texas per diversi anni, convivendo con le reazioni sorprese dei suoi clienti che, entrando nel suo ufficio, lo trovavano nel suo polmone d'acciaio. Una cosa che anche Philip ha ricordato nell'intervista: "Non è una cosa così normale da vedere. Le persone rimanevano tutte scioccate, l'ho visto succedere un sacco di volte".

Il libro di memorie e il riconoscimento del Guinness World Records

Tra i desideri di Paul anche quello di dare il suo contributo alla lotta globale alla poliomielite attraverso la sua testimonianza. Nel 2020 il 78enne era riuscito a pubblicare un libro di memorie, "Three Minutes for a Dog: My Life in an Iron Lung" ("Tre minuti per un cane: la mia vita in un polmone d'acciaio", ndr). Paul lo aveva scritto utilizzando una matita attaccata a un bastoncino che teneva in bocca, con cui poteva digitare le lettere sulla tastiera del computer.

Philip ha raccontato di aver capito a pieno solo dopo la pubblicazione del libro quanto la storia di suo fratello fosse d'ispirazione per tante persone nel resto del mondo: "La sua personalità era tra le cose che le persone ammiravano di più, aveva un grande sorriso e faceva sentire chiunque a proprio agio".

All'inizio di quest'anno Paul aveva ricevuto anche il riconoscimento del Guinness World Records per essere stata la persona che in assoluto aveva trascorso più tempo all'interno di un polmone d'acciaio. "L'ho visto affrontare molte difficoltà  in questi anni e mi mancherà. Lo chiamavo quando avevo bisogno di qualcuno con cui parlare di qualsiasi cosa", ha detto Philip.

La storia di Paul Alexander ha commosso e ispirato il mondo e molti sono rimasti sorpresi della sua lunga vita, trascorsa quasi interamente all'interno del macchinario. Non avrebbe tuttavia sorpreso i suoi genitori, ha spiegato ancora suo fratello: "Lo hanno cresciuto con amore e forza, credevano in lui".

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