Clima, alla COP30 scompare il riferimento alle fonti fossili per le pressioni dei Paesi petroliferi

Nelle fasi cruciali dei negoziati della COP30, in corso a Belém, in Brasile, sono stati omessi tutti i riferimenti ai combustibili fossili dalla bozza di accordo circolata tra le delegazioni. Una scelta che ha immediatamente fatto salire la tensione in una trattativa già segnata da fratture profonde, considerando che petrolio, gas e carbone restano il principale motore della crisi climatica.
Come accade normalmente ai vertici ONU sul clima, le bozze vengono continuamente revisionate per raggiungere un compromesso soddisfacente tra quasi 200 Paesi con interessi divergenti. Ma la rimozione totale del tema più importante del negoziato ha provocato una reazione dura da parte di decine di governi e ha messo in evidenza quanto il fronte dei produttori di petrolio stia condizionando l’esito della conferenza.
L’obiettivo del Brasile – e del presidente Luiz Inácio Lula da Silva – era portare a casa un impegno chiaro per un’azione più rapida e incisiva nella riduzione dell’uso di combustibili fossili. Una precedente versione del testo proponeva tre possibili percorsi per avviare una transizione ordinata e giusta, ma l’intero paragrafo è stato eliminato dopo l’opposizione dei Paesi esportatori di greggio.

Un gruppo di Stati, tra i quali Regno Unito, Francia e Germania, ha risposto con una lettera molto netta: non accetteranno alcun accordo privo di una road map per l’uscita dai combustibili fossili. Una fonte interna ai colloqui, citata da BBC, punta il dito contro l’Arabia Saudita e altri Paesi arabi, accusati di bloccare il testo. La ministra dell’Ambiente francese, Monique Barbut, ha allargato l’accusa includendo anche Russia e India, oltre a diverse economie emergenti.
Dietro le posizioni ufficiali si muovono anche altre sensibilità: alcune piccole nazioni insulari, le più esposte all’innalzamento dei mari, potrebbero accettare un compromesso meno ambizioso sul fronte fossile in cambio di maggiori finanziamenti per l’adattamento climatico. Ma per molti Paesi europei, Francia compresa, la soglia minima è almeno un riferimento esplicito ai combustibili fossili. "Nella bozza attuale non è rimasto nulla", ha sintetizzato Barbut.
Secondo esperti dei negoziati ONU citati sempre dalla BBC non è raro che, nelle fasi finali, il linguaggio venga drasticamente indurito o annacquato per costringere le delegazioni a scoprire le carte. Tuttavia la scomparsa del tema centrale della COP30 – ovvero le fonti fossili – appare comunque un segnale politico di grande peso.
Un altro nodo irrisolto è il dossier finanziario. La nuova bozza chiede di triplicare i finanziamenti globali entro il 2030, senza tuttavia chiarire se gli impegni debbano ricadere soprattutto sui Paesi ricchi o su fonti miste, incluso il settore privato. Una formula che rischia di scontrarsi con le richieste dei Paesi più vulnerabili, già delusi dai risultati della COP29 di Baku.
Intanto anche la questione della deforestazione – tema simbolico per un vertice ospitato alle porte dell’Amazzonia – è stata indebolita nella bozza d intesa, suscitando critiche da parte delle organizzazioni ambientaliste. "Per una COP in Amazzonia è devastante vedere la deforestazione relegata in secondo piano", denuncia Kelly Dent di World Animal Protection.
Ora i negoziati entrano nelle ore decisive, con una domanda ancora sospesa: la COP30 saprà produrre un accordo capace di affrontare il nodo strutturale dei combustibili fossili?