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Guerra in Ucraina

Chi c’è dietro il tentato attacco con droni contro Putin e il Cremlino: le tre ipotesi in campo

L’intervista di Fanpage.it a Claudio Bertolotti, direttore di START InSight e docente e ricercatore associato ISPI, sul tentato attentato con droni al Cremlino contro Putin: “Ci sono tre ipotesi aperte, ma non credo c’entri l’Ucraina. Mosca potrebbe aver orchestrato tutto. Ma ciò non influenzerà ciò che succede sul campo”.
Intervista a Claudio Bertolotti
direttore di START InSight e docente e ricercatore associato ISPI.
A cura di Ida Artiaco
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"Abbiamo tre ipotesi aperte su chi ci sia dietro lo sventato attacco con i droni al Cremlino della scorsa notte. Tutte possibili, ma con diversi gradi di probabilità. Quello che è avvenuto può essere tutto e il contrario di tutto, ma ciò che è certo è che non cambia nulla rispetto alla situazione sul campo".

Così Claudio Bertolotti, analista strategico e direttore di START InSight, e docente e ricercatore associato ISPI (Istituto di Studi Politici Internazionali), ha commentato a Fanpage.it la notizia del tentato attentato verificatosi ieri sera con droni contro il Cremlino. Mosca ha accusato l'Ucraina di aver attentato alla vita del presidente Putin, che è illeso, mentre Kiev dal canto suo ha negato il proprio coinvolgimento, aggiungendo che "i droni sono una mossa russa per attaccare su larga scala".

Dott. Bertolotti, cosa sappiamo sul tentato attacco con droni contro il Cremlino?

"La parte più interessante è la possibilità da parte della Russia di gestire da un lato la comunicazione e dall'altro giustificare azioni di rappresaglia nei confronti dell'Ucraina. Quello che è avvenuto può essere tutto e il contrario di tutto, non abbiamo nessun tipo di conferma se non quei video, diffusi per altro dalle agenzia di stampa russe, da prendere sempre e comunque con le pinze.

Da quel poco che si è potuto vedere non si tratterebbe di grandi droni o droni in grado di fare danni significativi, ma piuttosto una tipologia di equipaggiamento in grado di fare danni limitati con l'obiettivo di portare l'attenzione mediatica sulla questione".

Secondo lei chi è stato a lanciare questo attacco? 

"Possono essere stati gli ucraini? Sì, è possibile, ma lo ritengo improbabile. Non c'è nessun interesse da parte di Kiev ad attaccare direttamente la Russia, perché questo potrebbe portare a una risposta mirata e di rappresaglia di cui l'Ucraina in questo momento può fare a meno.

Potrebbero essere degli oppositori politici interni alla Russia, come hanno ipotizzato gli ucraini? Sì, anche questo potrebbe essere possibile e si sposerebbe bene con la tipologia di equipaggiamento utilizzato, che non è qualcosa di particolarmente dirompente o efficace dal punto di vista militare. Putin non sarebbe mai morto in un attacco con questi droni, che al massimo avrebbero potuto causare danni limitati all'infrastruttura.

Oppure, possiamo ipotizzare che il tutto possa essere stato orchestrato dalla Russia stessa per far percepire ancora di più all'opinione pubblica interna la presenza di una minaccia concreta da parte dell'Ucraina, che non solo colpirebbe i russi dell'Ucraina ma addirittura andrebbe a colpire Mosca. E ciò sarebbe coerente con quella che è la narrazione russa, che presenta la guerra contro Kiev come una guerra preventiva per difendere i russi che sono in quel Paese.

Abbiamo dunque tre ipotesi aperte, tutte abbastanza possibili con diversi gradi di probabilità: direi che, esclusa la prima, la seconda e la terza potrebbero essere quelle più plausibili. Di fatto, però, nessuna cambia la situazione sul campo, non aprono a nuove ipotesi di offensiva e controffensiva pianificate per le prossime settimane".

Non è un caso che la notizia del tentato attentato sia arrivata dopo che Prigozin, leader del gruppo Wagner, ha dichiarato che la controffensiva ucraina è già cominciata?

"Dipende da cosa si intende per controffensiva. La controffensiva ucraina non è iniziata se con questo termine intendiamo una azione di massa volta a superare le linee difensive russe spingendo le residue forze dell'avversario in quelli che sono i confini internazionalmente riconosciuti della Russia. Non l'abbiamo visto. Perché? Prima di tutto perché le condizioni del terreno ancora non lo consentono. Intorno a metà maggio potrebbero essere adeguate all'utilizzo di mezzi corazzati, difficilmente manovrabili col fango. Quindi bisogna aspettare che dopo il disgelo il ghiaccio venga assorbito dal terreno. Ad oggi ciò non è ancora possibile se non in piccoli sottosettori del fronte.

Prigozin insiste su questo aspetto per un questione di opportunità personale, ha bisogno di ottenere rinforzi quanto prima per contrastare l'offensiva ucraina, che ancora non c'è a meno che non si parli della prosecuzione di azioni tattiche che però caratterizzano la guerra da un anno, dato che si è fossilizzata in guerra di attrito e logoramento in cui le parti si consumano ma la linea del fronte non cambia".

Perché la Russia avrebbe dovuto orchestrare un evento simile?

"Faccio una considerazione. Il ministro della Difesa e il capo di stato maggiore dell'esercito russo hanno entrambi ribadito il concetto di utilizzo di missili di precisione per colpire obiettivi in Ucraina, in particolare nel retrofronte e in profondità. Io credo che i due eventi, e cioè queste dichiarazioni da un lato e l'attacco con i droni dall'altro, possano essere in qualche modo collegate.

Nel senso che la risposta russa è sempre superiore e più efficace rispetto a quanto effettivamente ottengono gli ucraini da un punto di vista tattico. La Russia insiste sul fatto che l'Ucraina sia una minaccia, che attacchi i russi in Ucraina prima e poi anche in Russia ma l'efficienza del sistema difensivo russo è in grado di contrastare qualsiasi offesa. In questo modo, ottiene di fatto due risultati: da un lato la giustificazione ad agire in maniera più pesante nei confronti dell'Ucraina e dall'altro di rassicurare l'opinione pubblica insistendo sull'efficacia delle contromisure per rispondere all'offensiva ucraina".

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