Catastrofe Covid in India, ospedali al collasso e cimiteri pieni: preoccupa la variante indiana

Cadaveri ammassati in strada, ospedali al collasso e una nuova variante che pare sia molto più contagiosa e aggressiva di quelle fin qui conosciute. In India l'emergenza Coronavirus si sta trasformando in una catastrofe. A Nuova Delhi, a partire da oggi, verrà osservato un lockdown di sei giorni per tentare di fermare la curva del contagio, che sembra ormai inarrestabile. "Sono sempre stato contrario alle chiusure, ma questo ci aiuterà ad aumentare il numero di letti d'ospedale disponibili", ha spiegato lunedì il Primo Ministro Arvind Kejriwal in una conferenza stampa, aggiungendo: "Questa è stata una decisione difficile da prendere, ma non avevamo altra scelta". In tutto il Paese, secondo al mondo per casi Covid, dallo scorso 15 aprile, si registrano oltre 200mila nuove infezioni al giorno, ieri ben 273.810, ed anche i decessi stanno aumentando: ne sono stati 1.620 solo nelle ultime 24 ore. Ed entro la metà di giugno si potrebbe contare oltre 2.300 vittime ogni giorno se la situazione non si risolve al più presto, secondo un rapporto della Commissione The Lancet Covid-19.

A preoccupare è soprattutto la pressione sugli ospedali. Tra le città più colpite dalla carenza di posti letto, oltre a Delhi, ci sono anche Mumbai, Lucknow e Ahmedabad. Diversi stati hanno segnalato la saturazione dei reparti di terapia intensiva. Ed anche i risultati di test e tamponi vengono ritardati a causa della domanda in eccesso, che, dicono i medici, sta portando le persone a non ricevere diagnosi e di conseguenza cure adeguate in tempo. I social media sono pieni di video di funerali in cimiteri affollati, lunghe file di ambulanze fuori agli ospedali che trasportano pazienti ansimanti, obitori pieni di morti, carenza di ossigeno e farmaci e pazienti, a volte anche in due a letto, nei corridoi e nelle sale di attesa dei nosocomi. "Non mi hanno detto per tre ore che mio figlio è morto", ha detto una signora stordita, mentre è stata immortalata seduta fuori ad un reparto di rianimazione.

Secondo gli esperti, il governo indiano ha ignorato gli avvertimenti di una seconda ondata e ha fatto poco per prevenirla o addirittura contenerla. Solo all'inizio di marzo, il ministro della salute indiano Harsh Vardhan aveva dichiarato che il paese era "alla fine" della pandemia Covid-19 dopo che all'inizio dell'anno si era verificata una discesa significativa della curva epidemiologica. Un esempio su tutti di questa convinzione è stato il famoso festival di Indù del Kumbh Mela che si è celebrato nelle scorse settimane sulle rive del fiume Gange e al quale hanno partecipato milioni di fedeli, senza mascherine e senza il rispetto delle minime misure di sicurezza. Ma da non sottovalutare è anche l'individuazione di una nuova variante, ribattezzata per l'appunto "indiana", che sarebbe più contagiosa e aggressiva non solo del ceppo originario ma anche delle altre mutazioni finora segnalate, al punto che per gli esperti inglesi rappresenta un "livello di minaccia sconosciuto" per il Regno Unito, esortando i ministri ad agire il prima possibile. A ciò si aggiunga il rallentamento della campagna di vaccinazione. Fino alla scorsa settimana sono stati somministrate nel Paese circa 100 milioni di dosi, ma ora cominciano a scarseggiare. Il Serum Institute of India, il più grande produttore di vaccini del paese, ha affermato che non sarebbe stato in grado di aumentare le forniture prima di giugno perché non ha abbastanza soldi per espandere la capacità. P Srinath Reddy, presidente della Public Health Foundation of India, ha commentato parlando alla BBC che "alcuni pensavano che avessimo raggiunto l'immunità di gregge. Tutti volevano tornare al lavoro. Questa narrazione è caduta su molte orecchie, ma le poche voci che invocavano alla cautela non sono state ascoltate". Intanto, nelle città e nei villaggi la gente continua a infettarsi.