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Brexit, cosa succede ora: i cambiamenti in arrivo dal divorzio tra Londra e Bruxelles

“Con questo mandato finalmente realizzeremo la Brexit. Metterò la parola fine a tutte le assurdità di questi tre anni e realizzerò la Brexit entro gennaio, senza se e senza ma”, ha detto Boris Johnson dopo la schiacciante vittoria dei Conservatori alle elezioni nel Regno Unito. Londra dovrebbe quindi lasciare Bruxelles entro il prossimo 31 gennaio: cosa succederà dopo?
A cura di Annalisa Girardi
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La Brexit è sempre più vicina: dopo la vittoria schiacciante del Conservative Party e del suo leader, Boris Johnson, l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea vede davanti a sè sempre meno ostacoli. Ora che i conservatori hanno la maggioranza assoluta alla Camera dei Comuni, con 368 seggi contro i 191 del Labour Party di Jeremy Corbyn, sarà molto più facile approvare il Withdrawal Agreement Bill e chiudere la Brexit entro il prossimo 31 gennaio.

Con un'ampia maggioranza dalla sua parte, Johnson dovrebbe vedere facilitate le trattative con gli Stati membri dell'Ue nella negoziazione dei futuri rapporti tra Londra e Bruxelles. Dal prossimo 31 gennaio si aprirà un periodo di transizione nel quale il Regno Unito dovrà comunque sottostare alla normativa Ue e nel frattempo accordare alcuni punti in materia di scambi commerciati, sicurezza e transito sul territorio. "Con questo mandato finalmente realizzeremo la Brexit. Metterò la parola fine a tutte le assurdità di questi tre anni e realizzerò la Brexit entro gennaio, senza se e senza ma", ha detto Johnson incitando i suoi sostenitori a ripetere lo slogan della sua campagna ‘Get Brexit done'.

Brexit, cosa succede ora

Il Regno Unito abbandonerà quindi l'Ue entro il 31 gennaio 2020, come concordato. Poi ci saranno alcuni cambiamenti. I cittadini europei che risiedono già a Londra, tuttavia, possono stare tranquilli: non vedranno stravolte le loro vite, ma dovranno semplicemente registrarsi presso il ministero dell'Interno, in base all Settlement Scheme. Il regime di libera circolazione, però, vedrà la sua fine. Il Regno Unito implementerà una politica che vedrà privilegiati i lavoratori qualificati rispetto a quelli non qualificati: le ondate di baristi e camerieri che da moltissimi anni cercano fortuna a Londra dovranno avere già un contratto di lavoro firmato per poter restare nel Regno Unito e comunque non matureranno i diritto di residenza.

Questo significa che potranno fermarsi per circa un anno, non oltre. I lavoratori qualificati, invece, dovrebbero ottenere permessi per periodi più lunghi, durante i quali potranno maturare il permesso di residenza. I turisti in visita al Regno Unito dovranno avere con sè passaporto e visto elettronico. Queste regole non valgono però per l'Irlanda del Nord, con cui entrerà in vigore un regime speciale. Questo per scongiurare problematiche al confine con l'Irlanda del Sud: rimarrà quindi il sistema doganale dell'Unione, così come il mercato unico.

Il proseguimento dei negoziati

Dopo il 31 gennaio riprenderanno le trattative per definire i rapporti futuri tra Londra e Bruxelles, in quanto i negoziati finora hanno riguardato specificatamente solo i termini dell'uscita. Con un maggiore sostegno a suo favore, il premier Johnson potrebbe facilmente portare a casa una hard Brexit, cioè un divorzio basato sul modello canadese. Si avrebbero in quel caso rapporto di libero scambio, e non più un canale privilegiato, che allontanerebbe Londra dall'universo europeo per avvicinarla invece all'asse statunitense.

Se Johnson non avesse vinto con una maggioranza così ampia, sarebbe stato un percorso in salita per il Regno Unito. Il premier avrebbe dovuto far fronte a diverse fazioni del suo partito, tra cui quella euroscettica, che avrebbero probabilmente puntato all'opzione ‘no deal', cioè al divorzio con l'Ue senza accordo.

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