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Batosta per Trump, l’Alligator Alcatraz, il carcere per migranti, deve chiudere: lo ha stabilito un tribunale

L’Alligator Alcatraz, il carcere a cielo aperto per migranti voluto da Trump in Florida, dovrà chiudere: la misura deve essere adottata entro 60 giorni. Secondo una sentenza la struttura provoca danni gravi e irreparabili al fragile ecosistema delle paludi, le Everglades, e per questo negli anni Sessanta era stato bloccato un piano per la costruzione di un aeroporto. Al momento nel centro ci sono circa 700 migranti.
A cura di Annalisa Cangemi
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Un giudice federale di Miami ha dato l'ordine chiudere il carcere per immigrati "Alligator Alcatraz" voluto da Trump, entro 60 giorni. Al momento al suo interno ci sono circa 700 migranti detenuti in condizioni giudicate dai critici gravissime.

Nella sentenza del giudice del tribunale distrettuale, Kathleen Williams, riportata dal Guardian, si spiega che la struttura, messa in piedi in pochi giorni lo scorso giugno, stava causando danni gravi e irreparabili alle fragili Everglades della Florida, una riserva di paludi che si estende per più di 1 milione e mezzo di acri. Williams, che aveva già decretato due settimane fa lo stop a una espansione del campo, ha ricordato che un piano per trasformare il sito in cui è stata costruita la prigione in un enorme aeroporto turistico era stato respinto negli anni Sessanta, a causa del danno che avrebbe causato al territorio e al delicato ecosistema.

Il sito voluto da Trump è stato oggetto di varie denunce presentate dagli attivisti e dai residenti. Lo Stato della Florida, che sta collaborando con l'amministrazione Trump nella costruzione del sito, ha già presentato ricorso.

Perché Alligator Alcatraz deve chiudere: cosa dice l'ordinanza

Nell'ordinanza di 82 pagine, arrivata in risposta alla querela presentata da gruppi ambientalisti e dalla tribù Miccosukee, come scrive il Miami Herald, si concedono 60 giorni di tempo per interromperne le attività e rimuovere generatori, impianti gas e fognari installati nel sito. La sentenza stabilisce che la struttura sta causando gravi danni ambientali alla zona e ripercussioni alle specie in via di estinzione che ospita. Viene inoltre proibito l'ampliamento del centro di detenzione, oltre che l'inserimento di nuovi detenuti.

Quindi ora lo Stato dovrà rimuovere tutte le strutture usate per allestire il campo entro le prossime nove settimane. Il giudice Kathleen Williams auspica che il proseguimento del trasferimento dei detenuti da Alligator Alcatraz avvenga "in una maniera sicura, umana e responsabile".

"Si tratta di una vittoria storica per le Everglades e per gli innumerevoli americani che credono che questa natura selvaggia in pericolo debba essere protetta, non sfruttata", ha affermato Eve Samples, direttrice esecutiva di Friends of the Everglades, come riporta Bbc News.

Cosa è l'Alligator Alcatraz, il centro di detenzione per migranti negli Usa

Costruito due mesi fa nel mezzo di una palude di Miami, Alligator Alcatrazè diventato il simbolo delle politica repressiva contro l'immigrazione illegale voluta dall'amministrazione Trump.

Nonostante il nome simile, stiamo parlando di una struttura diversa dalla prigione di Alcatraz a San Francisco: questo carcere a cielo aperto per i migranti, situato in una zone di paludi popolata da molti pitoni, coccodrilli e  alligatori (da cui deriva il nome), può ospitare tremila persone, che sono rinchiuse per la maggior parte del tempo dentro grandi gabbie da 32 posti letto.

Il carcere ha ospitato per un periodo anche due italiani, che erano stati reclusi lì,Fernando Eduardo Artese e Gaetano Cateno Mirabella Costa. Poi a fine luglio il consolato italiano a Miami aveva ottenuto per i due il trasferimento nel centro Krome di Miami. I due uomini si trovano ora in una struttura gestita da Ice (Immigration and Customs Enforcement), l'agenzia federale Usa che si occupa di frontiere e immigrazione, in attesa dell'espulsione.

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