Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Attivisti israeliani a sostegno della Sumud Flottilla, manifestazioni al confine con Gaza e a Jaffa: 4 arresti

In 150 marciano nel deserto fino al confine con la Striscia con lo striscione “Dalla terra al mare, rompiamo l’assedio”. Nel porto di Jaffa attivisti israeliani e palestinesi hanno messo in mare un flotta di barchette di carta per sostenere la Flottilla.
A cura di Antonio Musella
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Manifestazione degli attivisti israeliani al confine con la Striscia di Gaza
Manifestazione degli attivisti israeliani al confine con la Striscia di Gaza
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Alla mobilitazione della società civile europea, ed alla mobilitazione che sta attraversando tutto il mondo per fermare il genocidio in Palestina, si sono uniti anche gli attivisti israeliani. Nella giornata del 19 settembre, con due diverse azioni, una al confine con la Striscia di Gaza, l'altra al porto di Jaffa, hanno voluto dare un segnale di solidarietà forte alla Flottilla, unendosi alla mobilitazione globale. Non vengono dal nulla. Anzi. Si tratta di quelle sigle che rientrano sotto l'ombrello politico del cosiddetto "radical block", ovvero la parte più radicale dei movimenti e associazioni scese in piazza in Israele in questi anni contro Netanyahu. Sono quelli che chiedono non solo la fine del genocidio, ma la fine dell'occupazione dei territori palestinesi. Non sono la maggioranza tra le espressioni politiche di opposizione al governo di estrema destra, ma sicuramente hanno dimostrato in questi mesi grande coraggio. Repressione, arresti, condanne e isolamento sociale hanno colpito gli attivisti israeliani con ferocia in questi mesi. Anche la giornata di azioni a sostegno della Flottilla è finita con 4 attivisti arrestati al confine con la Striscia di Gaza.

In 150 in marcia verso Gaza: "Boicottate Israele per fermare il genocidio"

E' stata una giornata di azioni congiunte quella degli attivisti israeliani contro il genocidio. Circa 150 attivisti si sono dati appuntamento al confine con Gaza, marciando nel deserto per raggiungere la recinzione della frontiera. Ad aprire la marcia uno striscione con la scritta "By land and by sea, break the siege", " Dalla terra e dal mare, rompiamo l'assedio". I manifestanti hanno inizialmente colto di sorpresa della polizia di frontiera riuscendo a marciare fino al confine, dove hanno appeso gli striscioni in solidarietà. Successivamente però l'intervento delle forze di polizia israeliane ha portato all'arresto di 4 attivisti.

"L'azione fa parte di uno sforzo congiunto con la flottiglia "Sumud", attualmente in rotta verso Gaza, con l'obiettivo di rompere l'assedio sia via mare che via terra" si legge nella nota che gli attivisti hanno inviato a Fanpage.it. La maggior parte dei manifestanti erano ebrei israeliani ed hanno espressamente chiesto il boicottaggio del loro paese, Israele: "Facciamo appello alla comunità internazionale – scrivono – solo il boicottaggio internazionale e l'isolamento di Israele possono fermare il genocidio e porre fine al decennale regime di apartheid sionista. Questi crimini vengono commessi nel nostro nome e siamo qui per resistervi, siamo qui per unirci alle persone di tutto il mondo che vogliono rompere il brutale assedio di Gaza e porre fine a questa situazione insostenibile. Come israeliani non vogliamo rimanere in silenzio davanti a questi crimini". 

Una mobilitazione, quella degli attivisti israeliani che rompe anche un tipo di narrazione che vorrebbe l'azione del governo Netanyahu senza oppositori. Di certo, nel campo di partiti politici i distinguo con il capo del governo di estrema destra sono sfumature. Nessuna forza, tranne il partito di ispirazione comunista Haddash, ha mai messo in discussione l'impianto stesso del regime di apartheid, ovvero l'occupazione dei territori palestinesi, lo smantellamento delle colonie, il riconoscimento di uno Stato palestinese. Nelle piazze invece un pezzo di società, per quanto non maggioritario, mette in discussione l'impianto stesso della politica main stream israeliana, utilizzando il termine "regime sionista" per indicare il governo del loro paese. I 4 arresti alla fine della manifestazione sono stati giustificati dalle forze dell'ordine israeliane come violazione di area militare.

A Jaffa attivisti palestinesi e israeliani mettono in mare le barchette di carta

Mentre al confine con la Striscia di Gaza gli attivisti sfidavano i divieti e gli arresti per marciare a sostegno della Flottilla, al porto di Jaffa, una delle città arabe storiche che si trovano oggi nel territorio di Israele, attivisti israeliani e palestinesi si davano appuntamento per un altro blitz. "Israele stato di apartheid" hanno gridato gli attivisti al megafono, esponendo anche in questa occasione lo striscione con lo stesso slogan della manifestazione ai confini con la Striscia di Gaza, "By land and sea, break the siege". I manifestanti, alcune decine, hanno realizzato delle barchette di carta, che simbolicamente rappresentano la Global Sumud Flottilla in viaggio verso le coste di Gaza. Le barchette sono state poi messe nelle acque del porto di Jaffa a simboleggiare una flotta che va incontro all'altra, quella con gli aiuti umanitari, che è attesa nelle acque davanti a Gaza nei prossimi giorni.

"Oggi siamo qui in solidarietà e sostegno alla Global Sumud Flottilla – ha detto un attivista al megafono – siamo la porto di Jaffa, una città storica, dove c'erano i palestinesi prima di essere espulsi con la Nakba. A pochi chilometri da qui, a Gaza, milioni di persone rischiano di essere sterminate a causa dell'assedio israeliano. Ma in questa terra c'è chi resiste al genocidio che ha davanti agli occhi. Non vogliamo e non possiamo stare in silenzio davanti a questo orribile crimine contro l'umanità che si sta commettendo a Gaza. Estendiamo la solidarietà a tutti gli attivisti che in giro per il mondo sono parte della Global Sumud Flottilla, tutti insieme siamo parte di un movimento globale. Noi vogliamo la fine del genocidio, la fine dell'assedio e vogliamo Gaza libera". Al di là dei numeri, la giornata di azioni di solidarietà con la Global Sumud Flottilla che si è tenuta in Israele, ha davvero reso l'idea di come quello contro il genocidio e per la fine dell'occupazione e dell'apartheid sia un movimento globale.

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