Attentato Gerusalemme, l’Ong B’Tselem a Fanpage: “Ora Israele aumenterà pulizia etnica e azioni militari”

La notizia dell'attentato che ha provocato 6 morti a 19 feriti nella parte nord di Gerusalemme ha fatto il giro della città in fretta, trasformando le strade, soprattutto nella città vecchia, in un campo elettrico carico di tensioni. La città vecchia di Gerusalemme è il luogo dove ebrei ortodossi, arabi musulmani e cattolici cristiani condividono i luoghi santi. Da molto tempo ormai è uno dei luoghi più militarizzati del paese con checkpoint ad ogni angolo delle strette vie antiche. Ad essere fermati sono sempre le persone con la pelle scura o con la barba.
In pochi minuti la notizia dell'attentato arriva nei vicoli e le tensioni sono immediate. Davanti a noi un gruppo di militari al posto di guardia della Porta di Damasco aggredisce a pugni e spintoni un tassista musulmano, reo di non essersi spostato dalle scale che discendono la piazza fino alla porta di accesso alla parte araba della città vecchia.
Le vie di accesso e uscita alla città sono state chiuse, i bus circolano ma il traffico ha completamente paralizzato la città. Benjamin Netanyahu si è immediatamente recato sul luogo dell'attentato e il Ministro degli Esteri Gideon Sarr ha dichiarato: "Ora il mondo dovrà scegliere se stare con noi o con i terroristi". Un'altra, ennesima, brutale e mortifera vendetta si prepara ad abbattersi sulla popolazione palestinese.
B'Tselem: "L'attentato di oggi era prevedibile"
Quando chiediamo al tassista di portarci nella sede di B'Tselem, la più importante ong israeliana impegnata nel denunciare i crimini delle autorità israeliane a Gaza, e quelli dei coloni e delle forze armate in Cisgiordania, alza gli occhi al cielo come per maledire di averci incontrato. Nella sede della Ong Yair Dvir, portavoce di B'Tselem, ci attende all'ingresso.
"Com'è la situazione in città? C'è caos? Avete visto tensioni?". Raccontiamo quello che abbiamo visto in giro. "Era inevitabile che sarebbe accaduto questo – spiega Dvir – da due anni con gli attacchi a Gaza e con le politiche di occupazione della West Bank le violenze aumentano sempre di più, da parte di esercito e coloni. L'attentato di oggi era prevedibile, tutti sapevamo che aumentando la violenza contro i palestinesi prima o poi ci sarebbe stata una reazione armata".
Ora gli occhi sono tutti puntati sull'estrema destra al governo che, come un copione già scritto, probabilmente non aspettava altro per pigiare ulteriormente il piede sull'acceleratore che porta al massacro dei palestinesi. "L'atto finale" che vede da un lato la deportazione forzata della popolazione palestinesi a Gaza e dall'altra l'annessione della Cisgiordania con il piano "E1" presentato dal ministro Bezalel Smotrich lo scorso 14 agosto, che prevede la divisione in due della Cisgiordania, tra Nord e Sud, isolando le città, e lasciando i villaggi in preda agli attacchi dei coloni.
"Ogni volta che c'è un atto di resistenza armata, Israele lo usa per aumentare le azioni militari e aumentare la pulizia etnica in Cisgiordania – sottolinea Dvir – usare la narrazione dell'autodifesa per giustificare i massacri". E mentre il portavoce di B'Tselem ci dice queste parole, pochi chilometri più a nord della città il Ministro degli Esteri Sarr conferma pienamente la previsione, sostenendo che il mondo deve ora scegliere se stare con Israele o con i terroristi.
"L'unica sicurezza per tutti è la giustizia e la libertà"
Netanyahu si espone ai fotografi sul luogo dell'attentato. I due terroristi sono stati uccisi da un agente di polizia che era in zona e, circostanza indicativa, da un civile che girava armato. Il numero di persone che girano armate in Israele e nelle colonie nella West Bank è impressionante. Ogni conflitto, ogni tensione, può trasformarsi in un omicidio.
In questo caso i due terroristi sono stati uccisi, dopo aver sparato sulla folla. Ma come hanno fatto due persone ad armarsi e compiere un attentato in una delle città più militarizzate al mondo? Tra check point, muri, controlli biometrici dei volti, ronde nelle strade delle città, Gerusalemme è un fortino blindato. Eppure è avvenuto un attentato.
Nel momento di massima pressione dell'opinione pubblica internazionale, il governo di Bibi esce dall'angolo ancora una volta nel nome dell'autodifesa contro i terroristi. "Noi non usiamo il termine terrorismo – ci dice il portavoce di B'Tselem – usiamo il termini violazione dei diritti umani, e Israele sta commettendo il più grave crimine che degli esseri umani possano commettere: un genocidio. E poi l'occupazione, la pulizia etnica, sono anni che va avanti così, la violenza genera solo altra violenza".
È la reazione uguale e contraria, ma che in questo momento storico fa il gioco di un governo, quello dell'estrema destra israeliana, contro cui in Europa si stanno mobilitando migliaia e migliaia di persone. "L'unica sicurezza, l'unica pace possibile, per tutti quelli che vivono questa terra, senza distinzioni, israeliani, palestinesi, non si ottiene aumentando gli attacchi, i massacri, ma si ottiene creando un sistema basato sulla giustizia sociale, sulla libertà e l'uguaglianza per tutti" conclude Dvir. Uno scenario davvero molto lontano in questo momento. Al di qua del muro che separa i territori palestinesi dalle città e colonie israeliane, i politici soffiano sui venti di guerra, consegnandoci l'immagine della "forza purificatrice" della morte. Dall'altro lato i coloni si armano di pistole e bastoni per attaccare civili inermi. Verso il mare a Gaza, mentre milioni di persone sono in trappola come topi, i militari caricano l'artiglieria e i jet scaldano i motori.