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Arabia Saudita: deficit record per colpa del crollo del petrolio, scatta l’austerity

Con il crollo del prezzo del petrolio anche uno dei Paesi leader dell’oro nero si è ritrovato con un deficit di bilancio senza precedenti e ora annuncia una manovra all’insegna dei tagli.
A cura di Antonio Palma
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Il prezzo del petrolio è stato caratterizzato in questi mesi da un vero e proprio tracollo nonostante i tentativi dei paesi produttori di limitarne la produzione, così anche per uno dei paesi leader del settore, l'Arabia Saudita, è scatta la crisi. Le autorità del paese guida del cartello dell'Opec infatti hanno annunciato per il 2015 un deficit di bilancio record di 367 miliardi di riyal, vale a dire 98 miliardi di dollari, in gran parte dovuto proprio alle mancate entrate del petrolio. Una cifra astronomica che secondo stime non ufficiali rappresenterebbe il 15-16% del Pil saudita. Del resto per l’Arabia Saudita le esportazioni di barili di petrolio rappresentano il 90% delle entrate fiscali e il 40% del pil.

Per questo quella attuale è una situazione insostenibile che ha costretto il governo a correre ai ripari dando vita per il 2016 ad una operazione di austerity senza precedenti. Come hanno annunciato in conferenza stampa a Riyadh i responsabili del ministero delle Finanze saudita, infatti per il prossimo è prevista una Finanziaria all’insegna dei tagli con l'obiettivo di arrivare ad un calo del deficit di ben 10 miliardi di dollari. Si partirà con il taglio dei sussidi pubblici e l'aumento di alcune tariffe. Tra le altre cose è previsto un primo aumento dei prezzi della benzina da 16 a 24 centesimi di dollaro per litro, un rincaro delle bollette elettriche per i cittadini più ricchi e un piccolo incremento delle tariffe dell’acqua, oltre all'immancabile aumento delle tasse sul consumo di tabacco.

In realtà, come spiegato dai funzionari governativi, per far fronte all'emergenza deficit “il regno è pronto ad attuare programmi per diversificare le fonti di introito e ridurre la dipendenza dal petrolio come principale fonte di proventi”. In pratica si è parlato di un piano di privatizzazione di alcuni settori economici e addirittura di un ricorso al mercato obbligazionario con l'emissione di titoli, strada decisamente nuova per un Paese abituato a  bilanci in attivo.

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