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Amina lascia le Femen: “Gruppo islamofobo, mai chiariti i finanziamenti”

La diciottenne, uscita di recente dal carcere tunisino prosciolta da quasi tutti i capi di accusa, ha attaccato le ex-compagne del Femen e si chiede: “E se fosse Israele a finanziare l’organizzazione?”
A cura di Redazione
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Amina, sul cui corpo si legge "Non abbiamo bisogno della vostra democrazia"
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Amina Sboui ci ripensa e lascia le Femen. La ragazza tunisina di 18 anni che si è battuta per i diritti delle donne e la libertà di pensiero – e che ha pagato la sua battaglia politica con due mesi e mezzo di carcere a Tunisi – rielabora il proprio giudizio sull'organizzazione femminista che pure l'aveva vista tra le più attive militanti. La giovane venne arrestata il 19 maggio 2013, quando – in una contromanifestazione a 150 km da Tunisi opposta a quella salafita – aveva scritto "Femen" sul muretto di un cimitero. Amina venne arrestata con le accuse di detenzione di spray paralizzante, profanazione di cimitero, associazione criminale e offesa alla morale. In carcere si era "guadagnata" l'ulteriore accusa di oltraggio e diffamazione a pubblico ufficiale, dopo aver difeso una detenuta incinta di 5 mesi che, picchiata da una guardia, aveva perso il bambino. Prosciolta a fine luglio dall'accusa di oltraggio e diffamazione, Amina aveva assicurato che "A me non mi hanno mai picchiata: avevano troppa paura che raccontassi tutto alla stampa una volta uscita dal carcere”. In quell'occasione disse anche "Non lascerò mai le Femen".

Amina, su cui il tribunale deve ancora esprimersi per l'accusa di profanazione di tombe, è in libertà condizionata da inizio agosto ed ora ci ripensa: "Non voglio che io mio nome sia associato a un'organizzazione islamofoba. Non mi è piaciuta l'azione in cui le ragazze strillavano ‘Amina Akbar, Femen Akbar' davanti all'ambasciata di Tunisia in Francia, o quando hanno bruciato la bandiera di Tawhid [dogma dell'Islam] davanti alla moschea di Parigi". Amina, di cui il sito di Femen mostra la provocatoria immagine a seno nudo mentre accende una sigaretta con una molotov (in un post dal titolo "Amina chiama Tunisi alla rivoluzione anti-islamica"), si definisce ora "anarchica" ed osserva che le azioni di Femen "hanno colpito molti musulmani e molte persone a me vicine. Bisogna rispettare la religione di tutti". Un anti-islamismo che porta la diciottenne tunisina a dubitare delle fonti di finanziamento del gruppo: "Non le conosco. Ho chiesto più volte a Inna [Shevchenko, leader delle Femen, Ndr], ma non ho mai ricevuto risposte chiare. E se fosse Israele a finanziare l'organizzazione? Voglio sapere".

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