Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Alluvioni a Gaza: la pioggia devasta le tende degli sfollati. “Il cessate il fuoco non ha alleviato la nostra sofferenza”

Per le migliaia di sfollati la fine dei bombardamenti non ha significato la fine dell’incubo. L’arrivo delle prime piogge autunnali si è trasformato in una nuova catastrofe umanitaria, allagando le tende e distruggendo i pochi ripari rimasti.
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Gaza è sommersa, non più dalle bombe ma da l’acqua. La pioggia entra ovunque, devasta le tende, impregna i vestiti, affoga le scorte alimentari. Il vento è tagliente e porta con sé il mare che inonda i campi sfollati sulla spiaggia.

Per le migliaia di famiglie senza più una casa, che vivono in accampamenti di fortuna a Gaza, la fine dei combattimenti non ha significato la fine dell'incubo. L'arrivo delle prime piogge autunnali si è trasformato in una nuova catastrofe umanitaria, allagando le tende e distruggendo i pochi ripari rimasti.

Ieri una forte tempesta ha colpito la Striscia, aggravando una situazione già disperata.

“Una calamità passa, solo per essere sostituita da una ancora più grande. Ci lamentavamo del sole cocente e del caldo delle tende, che erano come incubatrici. Oggi, con il primo giorno di pioggia, le nostre tende sono allagate. Il vento le ha spazzate via mentre dormivamo”, ha scritto Sami Abu Omar Project Coordinator  di ACS presso il  Centro Italiano Di Scambio Culturale-VIK. “Eravamo inzuppati dal forte acquazzone; i nostri materassi e le nostre coperte sono tutti fradici. Non sappiamo quando queste calamità finiranno. Abbiamo bisogno di tende nuove; quelle vecchie sono logore”.

Wessam Alamarin, sfollata sulla costa di Deir Al Balah, ha descritto l'impatto devastante del maltempo sulla sua famiglia e sui suoi vicini.

"La pioggia è iniziata verso le prime ore del mattino, ma si è intensificata notevolmente nel pomeriggio", racconta la giovane donne a Fanpage.it. La sua famiglia, composta da 16 persone, comprese le sorelle e i loro figli, si trovava nella propria tenda a preparare il pranzo quando la situazione è precipitata.

"Siamo in un campo vicino al mare e non abbiamo posti alternativi dove evacuare", spiega Wessam, "la nostra area di origine, dove c’era la nostra casa, è ancora classificata come zona gialla, lì ci sono i militari israeliani e ci è proibito tornare".

Per centinaia di migliaia di sfollati a Gaza, infatti, è impossibile tornare nelle proprie case perché sono state rase al suolo o si trovano nelle zone da cui l’esercito israeliano non è andato via. "Ieri una potente tempesta accompagnata da forti piogge si è abbattuta sull'accampamento”, continua, “il vento e l'acqua hanno avuto conseguenze immediate, squarciando diverse tende e allagandone molte altre, inclusa la nostra".

Una notte senza riparo a Gaza

Con il calare della sera e la distruzione della loro unica casa, la famiglia di Wessam si è ritrovata ancora una volta senza un luogo sicuro in cui dormire: "Abbiamo dormito nella tenda allagata, non c'è altro posto dove andare".

"Sarà difficile per noi ricostruirla, poiché le risorse rimangono limitate e il nostro turno per ricevere aiuti non è ancora arrivato", testimonia Wessam. Anche quando gli aiuti arrivano, la scala del bisogno è travolgente: "Finora, anche quando portano le tende, arrivano in quantità che non soddisfano le nostre necessità".

Ma al confine di Rafah ci sono circa 300.000 tende di cui Israele impedisce l'ingresso all'interno della Striscia. I pochi posti tenda rimasti a Gaza, invece, oggi costano 10 mila euro al mese d'affitto.

"Lo sfollamento è la sofferenza più grande"

La testimonianza di Wessam dipinge un quadro chiaro: la crisi a Gaza va ben oltre la distruzione fisica causata dalla guerra. È un collasso totale delle condizioni di vita.

"Purtroppo, il cessate il fuoco non ha posto fine alla nostra sofferenza: rimane tale e quale", afferma Wessam. "La situazione rimane tragica. Niente lavoro, niente reddito", continua, "lo sfollamento è la sofferenza più grande, sia con il caldo estivo che in inverno con le tende a brandelli".

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Sebbene la disponibilità di cibo sia "migliore di prima", l'assenza di entrate economiche lo rende inaccessibile per la maggior parte delle persone. "Senza un reddito stabile, non possiamo permetterci niente”, continua.

A questa crisi si aggiunge il collasso del sistema sanitario. "Anche gli ospedali sono in una situazione disastrosa a causa delle restrizioni imposte ai valichi di frontiera", aggiunge Wessam, "immaginate che io soffro di dolori allo stomaco e tutto ciò che ho trovato finora sono degli antidolorifici".

Mentre la pioggia continua a cadere su Gaza, migliaia di famiglie come quella di Wessam affrontano la notte, bagnate, infreddolite e senza alcuna prospettiva di sollievo.

“Questo è un genocidio completo – conclude Sami da Khan Younes – Veniamo uccisi dalle bombe, dalla fame, e ora dal freddo e dalla pioggia. Non c'è più umanità. Questo è un mondo ingiusto. Dove sono i diritti umani?”

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