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Talebani a Kabul: le ultime news sull'Afghanistan

Afghanistan, a Kabul le donne non possono tornare al lavoro: costrette a restare a casa

Il sindaco di Kabul ha annunciato che le donne dipendenti statali non potranno tornare, per il momento, al lavoro: saranno costrette a restare a casa, anche se i loro stipendi – ha assicurato – verranno pagati. La decisione riguarda tutte le donne ritenute non sostituibili dagli uomini e sembra essere l’ennesima discriminazione di genere dei talebani.
A cura di Stefano Rizzuti
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Le donne afghane non sono potute tornare al lavoro a Kabul: le dipendenti pubbliche oggi non sono potute andare nei loro posti di lavoro, a seguito di quella che sembra essere una discriminazione di genere da parte dei talebani, che già negli scorsi giorni avevano annunciato il divieto di andare a scuola per le bambine afghane. A chiedere alle donne di restare a casa e non andare al lavoro è stato il nuovo sindaco della capitale del Paese. Hamdullah Nomany spiega che il talebani “hanno ritenuto necessario impedire alle donne di lavorare per un po’”. Poi precisa, ancora, cosa comporti questa decisione: “Per le posizioni che gli uomini possono ricoprire, abbiamo detto alle donne di rimanere a casa fino a quando la situazione non sarà normalizzata. I loro stipendi saranno pagati”. Circa un terzo dei 3mila impiegati comunali di Kabul sono donne.

Proprio il sindaco ad interim di Kabul parla delle donne che lavorano come dipendenti pubblici in occasione della sua prima conferenza stampa da quando è stato nominato dai talebani. Il primo cittadino precisa che prima dell’arrivo del regime fossero poco meno di un terzo le dipendenti comunali donne, che lavoravano in tutti i dipartimenti. Ora alle lavoratrici è stato ordinato di rimanere a casa e attendere che venga presa un’altra decisione in merito. Ci sono, però, delle eccezioni, ma solo per motivi di necessità: restano al proprio posto, al momento, solamente le donne che non possono essere sostituite dagli uomini, comprese alcune impiegate dei dipartimenti di progettazione e ingegneria, oltre che le inservienti dei bagni pubblici per le donne.

Dal sindaco non arrivano però precisazioni sul numero di donne che sono state costrette a rimanere a casa a Kabul. Intanto nella capitale continuano le proteste, soprattutto in relazione alla questione femminile: piccole proteste sono state portate avanti fuori dal ministero degli Affari femminili, che i talebani hanno trasformato in ministero per il rispetto delle virtù. Un altro gruppo di donne, invece, ha invece organizzato una conferenza stampa con l’obiettivo di rivendicare i loro diritti, anche in relazione alla riapertura delle scuole: oggi i giovani afghani sono tornati nelle scuole secondarie, ma solo i maschi, mentre per le ragazze le scuole restano chiuse.

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