Elezioni in Israele: vince Netanyahu, nuova sfida all’Iran

Se nel 2009 l'Operazione Piombo Fuso portò "fortuna" a Benyamin Netanyahu – al costo della vita di migliaia di cittadini della Striscia di Gaza – stavolta "Colonna di Fumo" (il bombardamento su Gaza avvenuto lo scorso novembre) non ha prodotto gli stessi effetti per il già due volte presidente israeliano.
Alle elezioni per il rinnovo del parlamento, concluse ieri, la coalizione conservatrice si è fermata a 60 seggi su 120. Li lista di Bibì (come è soprannominato Netanyahu) ha conquistato solo 31 seggi (11 in meno dell'ultima tornata elettorale): potrebbero essere sufficienti alla sua rielezione alla guida del Paese, ma i margini di manovra saranno estremamente limitati. Non a caso il leader ha già fatto appello per la formazione di un'ampia coalizione che garantisca la governabilità di Israele. A tal proposito un'alleanza potrebbe esserci con il partito centrista Yesh Atid (C'è un futuro), guidato dall'ex commentatore televisivo Yair Lapid, che ha conquistato ben 19 seggi. Lapid – tuttavia – ha già comunicato che potrebbe rientrare in un esecutivo solo se questo si impegnerà ad apportare cambiamenti economici e a riprendere i colloqui di pace con i palestinesi, in stallo ormai da anni. Dietro, i laburisti di Shelly Yachimovich hanno conquistato 15 seggi, mentre il Focolare ebraico (Habayit Hayehudi) di Naftali Bennet, l'ultradestra nazional-religiosa legata al movimento dei coloni, 11 seggi. Non male la sinistra radicale del Meretz (6 seggi), così come i centristi di Hatnuah dell'ex ministro degli Esteri Tzipi Livni.
Netanyahu si appresta dunque a governare Israele per la terza volta. E non si è fatta attendere, a poche ore dall'esito del voto, una stoccata all'Iran: "In primo luogo bisogna impedire all'Iran di dotarsi di armi nucleari". Nel programma anche la lotta contro il caro-vita e una presa di distanza sia dalle posizioni laburiste di "ripubblicizzazione" dei servizi, sia dalla destra estrema.