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Elezioni in Brasile: i poveri battono le lobby, ma la ripresa economica è ancora lontana

Dilma Rousseff conquista il secondo mandato consecutivo ottenendo il 51,6 per cento delle preferenze. Lo scarto ridottissimo con lo sconfitto Neves denota, tuttavia, il crescente malcontento del paese verso le linee guida attuate nel post Lula.
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Per il rotto della cuffia Dilma Rousseff è stata confermata Presidente del Brasile. L'esponente del partito dei lavoratori Pt (Partido trabajador) ha ottenuto, al ballottaggio di domenica scorsa, il 51.6 per cento delle preferenze battendo di un soffio il rivale Aécio Neves (esponente del partito socialdemocratico Psdb) attestatosi al 48.4 dei voti. L'affermazione più che sofferta del Presidente in carica, sintetizza le difficoltà ed i malumori in cui si trova da tempo il Brasile e che hanno portato, durante l'ultima edizione dei Campionati del Mondo di calcio svoltisi nel paese Sudamericano, all'esplosione di atti di protesta e violenze (è comunque opportuno sottolineare che tali atti poi non siano sfociati in momenti di tensione durante il torneo) e finalizzati a criticare l'operato dell'esponente progressista verdeoro.

Lo stato dell'economia brasiliana

Lo stato di crescente difficoltà del paese è fotografato dai dati economici nazionali che registrano la più bassa crescita, in termini di prodotto interno lordo, dal 2002; dal rapporto tra Real e Dollaro tutt'altro favorevole alla valuta brasiliana (già venerdì la moneta verdeoro aveva chiuso a quota 2.15 in rapporto a quella Usa, il livello più basso dall'aprile 2005 mentre l'indice Bovespa è diminuito di oltre 3 punti percentuali portando il rapporto di perdita annuale all'1.5 per cento); dallo scarso impatto delle politiche economiche nazionali che dal 2010 ad oggi hanno sì dovuto fronteggiare la grave crisi produttiva del paese, ma che non sembrano aver agito in modo incisivo per il rilancio del paese; e soprattutto all'elevatissima inflazione divenuta vero e proprio flagello per l'economia nazionale.
I rappresentanti del settore privato, nel corso dell'ultimo quadriennio, hanno criticato pesantemente gli interventi decisi del governo progressista in politica economica, soprattutto per quanto riguarda la macroeconomica, in relazione ai tentativi di controllare il segmento privato. Ciò ha comportato la diminuzione degli investimenti esteri, che a settembre hanno registrato una perdita annuale del 38 per cento. Criticati fortemente anche gli interventi definito dirigisti in materia energetica, ovvero i prezzi del gas e dell'elettricità, che secondo molti osservatori hanno contribuito ad alimentare l'attuale momento di difficoltà del paese.

I detrattori del governo progressista, inoltre, contestano al Pt anche l'assenza di riforme strutturali, quali quelle relative al mercato del lavoro e al fisco, che una volta definite avrebbero potuto giovare al paese.
E la rielezione della Rousseff ha provocato subito i mal di pancia dei mercati internazionali che hanno reagito malissimo alle notizie provenienti da Brasilia.

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“La crescita economica del paese, durante il primo mandato del Presidente Rousseff, è stata la più bassa dal 1990 – ha affermato alla Cnbc Neil Shearing, capo economista per i mercati emergenti per la Capital Economics –. E, se non ci dovessero essere cambiamenti di rotta, ci aspettiamo lo stesso trend per i prossimi quattro anni. Ci si attende che il mercato azionario, quello dei bond e persino quello valutario saranno in perdita alla riapertura delle transazioni”.
L'analisi del voto sottolinea come lo sfidante Neves abbia espugnato il Sud del Paese, ovvero la zona più ricca ed industrializzata, ottenendo circa 50 milioni di preferenze, mentre il Presidente in carica abbia ritrovato la riconferma nel Nord del Paese, più povero e contadino e dove soprattutto le riforme sociali e del welfare, attuate nel corso del suo primo mandato, hanno contribuito in modo significativo a migliorare le condizioni di vita di circa 40 milioni di persone che hanno superato la condizione di povertà estrema.

I risultati eccezionali ottenuti dalla Rousseff in termini di protezioni sociali non hanno, tuttavia, portato alla ripresa economica del paese che, dopo il boom degli anni passati – definito un vero e proprio momentum di miracolo economico per il paese – non è stato capace ed in grado di approfittare delle prestazioni straordinarie per stabilizzare ulteriormente l'economia nazionale.

Gli obiettivi: contrasto alla corruzione e mercato del lavoro

Inoltre gli scandali legati alla corruzione, ultimo di questi quello della Petrobras (la più importante azienda petrolifera del paese) che ha visto coinvolti esponenti del partito del Presidente, non hanno fatto altro che offuscare ulteriormente gli ultimi mesi di mandato del Capo dello Stato verdeoro.
Gli economisti sono concordi nel ritenere che uno dei problemi principali per il Brasile è stato legato all'eccessiva propensione all'acquisto dei brasiliani che, tuttavia, non potevano basare tale propensione sulla crescita strutturale dell'economica. Molti osservatori definiscono la crisi Brasiliana opposta a quella cinese, perché la prima è provocata da un'eccedenza di acquisti rispetto alla reali possibilità dei cittadini in relazione alle reali possibilità del mercato del lavoro (si pensi all'acquisto di materiale tecnologico, ai mutui ed ai prestiti), mentre quella di Pechino sia legata all'eccessiva propensione al risparmio dei cittadini cinesi che accumulando le risorse, in termini di risparmio, bloccano il mercato interno, non permettendo la circolazione della moneta e i benefici derivanti.

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Secondo Bill Adams, economista presso il Pnc Financial Service, il Brasile tuttavia“ha iniziato il lungo percorso per uscire dalla crisi, crisi generata dall'elevata inflazione, dal basso livello dei prezzi del mercato delle materie prime e dalla generale scarsa competitività delle imprese verdeoro. Tuttavia, non credo che tutto questo sia legato esclusivamente all'operato del governo Rousseff”.
La rielezione di Dilma la rossa, come è stata soprannominata per la sua provenienza politica, rappresenta una doppia sfida per il paese. Da una parte proseguire nel cammino di rafforzamento dei diritti sociali, dello standard di vita, della scolarizzazione, della sanità pubblica nonché del  contrasto della criminalità organizzata, dall'altra far sì che il prolungato momento di crisi venga contrastato con manovre efficaci che ridiano forza al paese che, senza dubbio, rappresenta  una delle più importanti economie del mondo con margini di crescita ancora molto elevati.

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