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Elefanti in catene dopo gli spettacoli, circo condannato per maltrattamenti di animali

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per il patron dell’American Circus che era stato denunciato dagli animalisti: dovrà pagare un’ammenda e risarcire le stesse associazioni.
A cura di Antonio Palma
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Tenere in catene gli animali, anche se di grandi dimensioni, si configura sempre come un maltrattamento quando la pratica non è giustificata da una esigenza reale e pratica come ad esempio la necessità di operare per la pulizia e la cura degli stessi animali. Lo ha ribadito la Corte di Cassazione, confermando la condanna nei confronti del gestore dell'American Circus che era stato denunciato dagli animalisti dopo la scoperta che i cinque elefanti usati per lo spettacolo del circo erano tenuti costantemente in catene. I fatti al centro del processo risalgono al novembre del 2013 quando il circo faceva tappa ad Alessandria con i suoi animali. Dopo una segnalazione, alcuni attivisti  verificarono le condizioni in cui erano tenuti gli elefanti giudicandola "incompatibile con la loro natura e produttiva di gravi sofferenze" e facendo così partire la denuncia.

Il Tribunale di Alessandria aveva accolto la loro tesi e nel 2016 aveva condannato il patron del circo a una  multa penale di duemila euro. Sentenza ribadita ora dagli Ermellini secondo i quali il Tribunale ha evidenziato "con chiarezza che la situazione nella quale gli elefanti erano stati trovati non era passeggera e contingente, né dettata dalla necessità di operare per la pulizia e la cura degli animali, perché gli elefanti erano legati con catene corte che ne impedivano i movimenti ed erano stati trovati in tale situazione all'interno del tendone dove erano ricoverati per la notte, senza che vi fossero operazioni di pulizia in programma o in corso".

Le catene, che erano state messe a una zampa anteriore e ad una posteriore, infatti impedivano agli elefanti di "deambulare, alzarsi autonomamente e sdraiarsi di lato". "La detenzione degli elefanti in catene di fuori dei momenti  in cui il contenimento è strettamente necessario per esigenze di cura o pulizia, appare assolutamente incompatibile con la natura degli animali, perché realizza una compressione intollerabile della possibilità che l'elefante ha di muoversi, sia pure nello spazio limitato di un recinto" ha spiegato la Corte Cassazione nel verdetto, stabilendo inoltre che il patron del circo risarcisca anche le spese legali alle associazioni animaliste Lav e Anpana che si sono costituite parte civile nel processo penale.

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