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Precompilata Iva, partenza da gennaio 2021: ecco come funziona

Dal 1 gennaio 2021 le aziende e le partite IVA possono trovare sul sito dell’Agenzia delle Entrate il documento già compilato della dichiarazione IVA. Questo è possibile grazie ai dati che il Fisco ha acquisito tramite la fatturazione elettronica. Oltre alle dichiarazioni mensili, ovvero le bozze dei registri Iva e le comunicazioni delle liquidazioni periodiche, sarà anche a disposizione la bozza della dichiarazione IVA annuale. Secondo le stime, le partite IVA coinvolte in questa operazione sono circa 2,3 milioni su un totale italiano di 3,2 milioni. Ma andiamo a esaminare come funziona questo nuovo meccanismo.
A cura di Daniela Brucalossi
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Dal 1 gennaio 2021 il Fisco ha dato il via, in forma sperimentale, a una nuova operazione: la dichiarazione precompilata IVA.  Le aziende e le partite IVA possono trovare direttamente sul sito dell’Agenzia delle Entrate il documento già compilato della dichiarazione IVA. Questo sarà possibile grazie ai dati che il Fisco ha acquisito tramite la fatturazione elettronica: fatture elettroniche, corrispettivi telematici e le comunicazioni delle operazioni transfrontaliere. Oltre alle dichiarazioni mensili, ovvero le bozze dei registri Iva e le comunicazioni delle liquidazioni periodiche, sarà anche a disposizione la bozza della dichiarazione IVA annuale. In questo modo, i soggetti passivi IVA non avranno più l’incombenza della compilazione periodica del registro cessioni e acquisti. La dichiarazione IVA precompilata, che ha l’obbiettivo di semplificare il fisco rendendolo più accessibile per i contribuenti e, allo stesso tempo, contrastare l’evasione fiscale, è stata introdotta dal Decreto Fiscale 2019 e, a causa della pandemia, prorogata al 2021 dall’art.142 del Decreto Rilancio. Secondo le stime, le partite IVA coinvolte in questa operazione sono circa 2,3 milioni su un totale italiano di 3,2 milioni.

Come funziona la precompilata IVA

I documenti precompilati saranno resi disponibili nell’Area Riservata del sito dell’Agenzia delle Entrate. Il soggetto IVA passivo vi potrà accedere inserendo il proprio Spid, le credenziali personali, la Carta d’identità elettronica o la Carta nazionale dei servizi.  Il Fisco ha già a disposizione i suoi dati personali grazie alla fatturazione elettronica, ovvero il sistema di emissione, trasmissione e conservazione dei documenti fiscali messo a punto dall’Agenzia delle Entrate con l’obiettivo di ridurre l’evasione fiscale e l’evasione IVA.  I registri, le comunicazioni delle liquidazioni periodiche e la dichiarazione Iva annuale precompilati potranno essere accettati dal contribuente così come presentati sul sito oppure venire integrati con eventuali dati mancanti a partire dal quinto fino al 15esimo giorno del mese (o al trimestre) successivo a quello di riferimento. Se invece il soggetto IVA passivo volesse continuare a tenere la contabilità come ha fatto fino a questo momento, può limitarsi a consultare i registri precompilati dal Fisco senza convalidarli, per poi sbrigare la pratica con le modalità di sempre.

Non potranno accedere alla precompilata IVA i soggetti che sono esentati dall’obbligo di fatturazione elettronica e che, quindi, possono aver scelto di non farne uso: le partite IVA in regime dei minimi, quelle in regime forfettario, i soggetti che erogano prestazioni sanitarie e inviano dati attraverso il Sistema Tessera Sanitaria e i piccoli produttori agricoli.

Bisogna ricordare inoltre che la dichiarazione IVA precompilata si va ad allineare con quanto già realizzato dall’Agenzia delle Entrate a partire dal 2015: la messa a disposizione della dichiarazione dei redditi precompilata (sia modello 730, sia modello Redditi PF).

Precompilata IVA da gennaio 2021 dopo la proroga

Mentre la dichiarazione annuale Iva precompilata era già prevista per il 2021, l’art. 142 del Decreto Rilancio del 19 maggio scorso ha spostato il debutto dei precompilati dei registri IVA e delle liquidazioni periodiche dal 1 luglio 2020 al 1 gennaio 2021.
L’emergenza Coronavirus ha infatti causato un grosso danno al tessuto economico italiano, obbligando lo Stato a rimandare molte scadenze fiscali e versamenti per le partite IVA. In particolare, si è verificato un ritardo nell’adozione del nuovo tracciato della fattura elettronica e nell’adeguamento allo scontrino elettronico entro il 1 luglio 2020 per i soggetti con un volume di affari inferiore ai 400.000 euro.

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