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Perché l’uscita dell’Italia dalla via della Seta è una decisione giusta, secondo Alberto Forchielli

L’intervista di Fanpage.it ad Alberto Forchielli, economista e imprenditore: “Italia fuori della via della Seta cinese? Giusto farlo perché si trattava di un accordo fatto male. Non credo ci saranno conseguenze per le aziende, non conviene neanche a Pechino”.
Intervista a Alberto Forchielli
economista e imprenditore.
A cura di Ida Artiaco
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"Era giusto farlo perché si trattava di un accordo fatto male. Non credo che ci saranno conseguenze per le nostre aziende, perché non è nelle intenzioni della Cina. Inoltre, questa decisione fa sicuramente bene al governo Meloni che corregge gli scivoloni del passato".

Così Alberto Forchielli, economista e imprenditore, 35 anni di esperienza da giramondo tra sud est asiatico, Cina e Stati Uniti, consigliere particolare del ministro della difesa, del bilancio e degli affari esteri, per anni alla World Bank e poi responsabile di Finmeccanica per tutta l’area Asia/Pacifico, attualmente partner fondatore di Mindful Capital Partner, ha commentato a Fanpage.it la decisione presa dall'Italia nei giorni scorsi, e resa nota oggi, di uscire ufficialmente dalla via della Seta cinese.

La cosiddetta "Belt ad Road Initiative", lanciata da Xi Jinping nel 2013, è uno dei cardini del piano della Cina per rafforzare la propria economia attraverso una rete di infrastrutture fra tre continenti che favorisca gli scambi. Il memorandum con l'Italia, che si ricordi è l'unico Paese del G7 ad aderire, era stato firmato dal primo governo Conte nel 2019. L'esecutivo guidato da Giorgia Meloni doveva decidere se rinnovarlo o meno entro la fine del 2023.

Alberto Forchielli.
Alberto Forchielli.

Dott. Forchelli, come giudica l'uscita dell'Italia dalla via della Seta cinese?

"Era giusto farlo. Era un accordo fatto male, pensato male, che ha attirato un sacco di critiche ma questa decisione è stata presa anche per far capire da che parte siamo. Sembrava quasi un tradimento dell'Italia, che al momento giusto ha voltato le spalle alla Triplice, ai tedeschi, alla Nato e al G7. Non una bella cosa".

Che conseguenze pratiche potrebbero esserci?

"Sugli effetti pratici io credo che non succederà assolutamente niente. Certo, i produttori di beni di lusso temono ritorsioni a livello di dogane ma non credo che la Cina voglia scendere a questo livello anche perché, quando lo fa, Pechino è sempre criticata e finisce per dare una pessima impressione di sé. Non mi sembra il momento di fare delle ritorsioni, non credo che le faranno né ufficiali né nascoste. Penso anzi che i cinesi siano più intelligenti di così, altrimenti non sarebbero arrivati dove sono arrivati. Io non credo che succederà niente alle nostre imprese".

L'Italia, d'altronde, ha ribadito che i rapporti con la Cina resteranno gli stessi….

"Sì, noi siamo stati uno dei primi Paesi a riconoscere la Cina, abbiamo aperto l'Ambasciata già negli anni Sessanta, c'è un rapporto antico con Pechino. Non credo che convenga a nessuno farsi la guerra. Non conviene ai cinesi andare a boicottare le esportazioni italiane, anche perché pure loro hanno un export in Italia molto forte".

Secondo lei Pechino come ha preso questa decisione?

"A Pechino l'hanno presa con filosofia, senza drammi, non vogliono far esplodere una polemica. Non dimentichiamoci che questo è un momento storico in cui la Cina corteggia l'Europa per farsi perdonare l'appoggio alla Russia nella guerra contro l'Ucraina. Non è il momento di andare ad irritare l'Italia e l'Europa con delle manovre estorsive e vendicative".

A chi è convenuto?

"Questa decisione fa bene al governo Meloni perché ribadisce che si tratta di un Esecutivo che mantiene la linea, che capisce da che parte stare. È un governo pro-nato, atlantista e corregge alcuni scivoloni del passato, il che gli fa sicuramente bene in campo internazionale".

In che senso lei parla di uno scivolone?

"Conte all'epoca credo si sia fatto consigliare male, credeva che sarebbero arrivati molti investimenti cinesi che ci avrebbero aiutato nella sottoscrizione del debito e che si sarebbe aperto il mercato, ma non è successo niente di tutto ciò puntualmente".

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