Oggi è il ‘Tax freedom day’ degli operai: non lavoreranno più per il fisco

Oggi è il giorno della “liberazione fiscale”, ossia la data dell’anno in cui si è guadagnato abbastanza da pagare le tasse accumulate (TASI, canone Rai, IRPEF, ect) e si comincia a guadagnare per sé stessi. Lo ha calcolato la Cgia di Mestre nell’aggiornamento annuale sul ‘tax freedom day’. Va detto che l’associazione degli artigiani aveva già calcolato lo scorso 13 maggio come la giornata in cui un operaio medio avrebbe smesso di pagare le tasse, prendendo in considerazione il reddito disponibile di un lavoratore tipo (quindi con una famiglia a carico e uno stipendio netto mensile di circa 1.500 euro, che con il bonus degli 80 euro sale a 1.631 euro). Oggi, 23 giugno, anche gli impiegati con redditi superiori ai 24mila euro hanno estinto il proprio ‘debito’ col fisco.
23 giugno, Tax freedom day
Secondo lo studio, della Cgia di Mestre il contribuente tipo (reddito di 49.228 euro, una moglie e un figlio) ha dunque lavorato 173 giorni per alimentare l’appetito del Fisco e degli enti locali. Dai calcoli dell’associazione degli artigiani è venuto fuori che in 25 anni l’Erario si è ‘mangiato’ più di due settimane di libertà fiscale. L’incidenza delle tasse sul lavoro e sugli italiani è cresciuta in maniera esponenziale nell’ultimo quarto di secolo, spostando sempre più in avanti il giorno della cosiddetta “liberazione fiscale”. Il tax freedom day, rispetto al 1990, si è spostato quindi dall’8 al 22 giugno, e l’aumento della pressione tributaria non ha affatto tagliato il debito pubblico che è passato da 663 miliardi agli attuali oltre 2.000 miliardi.
Il peso delle tasse locali su Napoli e Bologna
Guardando al peso delle imposte locali sui contribuenti, viene fuori che a Napoli e Bologna c’è il record delle tasse pagate. E’ quanto fa notare il Corriere Economia che ha preso in considerazione tre diversi profili di imponibile (25, 50 e 90 mila annui). Ebbene il capoluogo campano risulta aver il primato del prelievo tributario più elevato sia per il reddito più basso sia per quello più alto, mentre nella categoria intermedia viene superato solo di poco da Bologna e Genova. “Uno stipendio da 25mila euro lordi guadagnato da un capofamiglia con coniuge e figlio a carico paga su tutto il territorio nazionale 2.298 euro di contributi previdenziali e 2.900 euro di Irpef, ma il peso dei quattro tributi locali, due direttamente commisurati al reddito (le addizionali regionale e comunale) e due invece legati alle caratteristiche dell’abitazione (Tasi e Tari) varia molto da città a città: considerando i capoluoghi regionali, a Napoli il costo dei quattro balzelli è complessivamente di 1.265 euro, ad Aosta ne bastano 600 in meno” si legge sul Corsera. Se si considera invece un retribuzione lorda di 50 mila euro, viene fuori che a Bologna i tributi locali costano 2.315 euro all’anno, mentre ad Aosta sono sufficienti 1.090 euro. E Napoli torna in testa guardano al reddito più alto preso in considerazione (90 mila): “il contribuente partenopeo non solo vede falcidiato lo stipendio lordo di 36.849 euro tra Irpef statale e Inps, ma ne deve spendere altri 3.220 per il federalismo fiscale, invece i fortunati valligiani se la cavano con 1.636 euro”.