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L’Ue dice che i mutui in Italia sono troppo costosi

La Commissione europea ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia per la mancata applicazione della direttiva sul credito ipotecario. In particolare Bruxelles contesta la mancanza di una normativa che aumenti – come richiesto dalla direttiva – la protezione dei consumatori nel settore dei mutui, che porterebbe ad avere maggiore concorrenza e “costi inferiori”.
A cura di Stefano Rizzuti
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La Commissione europea ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia sostenendo che per i mutui dovrebbero essere garantiti maggiore concorrenza e costi più bassi. I mutui italiani, di fatto, sono troppo alti secondo l’esecutivo comunitario. La procedura è stata aperta perché l’Italia non applica a pieno la direttiva europea sul credito ipotecario, in particolare per le disposizioni sulla libertà di stabilimento, sulla libera circolazione e sulla vigilanza dei servizi degli intermediari del credito. La direttiva, secondo quanto ricorda la Commissione, ha l’obiettivo di aumentare la protezione dei consumatori nel settore dei mutui, promuovendo la concorrenza e aprendo i mercati nazionali agli intermediari. Da Bruxelles si sottolinea come “una maggiore concorrenza dovrebbe andare a vantaggio dei consumatori, consentendo una scelta più ampia e a costi inferiori”.

L’Italia ha ora due mesi di tempo per rispondere: “Se le autorità nazionali non risponderanno in modo soddisfacente entro tale termine, la Commissione potrà decidere di inviare un parere motivato all'Italia”, comunicano ancora da Bruxelles. Si tratterebbe di un ulteriore passo verso le sanzioni previste in caso di mancata applicazione delle direttive europee. La procedura non è stata avviata per un singolo caso o per un cartello bancario italiano, ma perché viene verificata regolarmente l’applicazione nei Paesi delle proprie direttive facendo emergere, in questo caso, una mancata applicazione della normativa comunitaria.

La Commissione ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia anche per i ritardi nei pagamenti: Roma non si sarebbe adeguata alla direttiva sul tema, con “effetti negativi sulle aziende in quanto ne riducono la liquidità, ne impediscono la crescita e ostacolano la loro resilienza e la loro capacità di diventare più ecologiche e più digitali”. L’esecutivo Ue fa riferimento a una direttiva che impone alle autorità pubbliche di saldare le fatture entro 30 giorni, che possono arrivare a 60 nel caso degli ospedali pubblici. Nel caso specifico Bruxelles sottolinea come la normativa sulle spese di giustizia escluda dall’ambito di applicazione il noleggio di apparecchiature per le intercettazioni telefoniche nelle indagini penali. Escludere queste transazioni impedisce alle società di noleggio “di esercitare i diritti previsti dalla direttiva stessa”, secondo la Commissione.

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