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Loy (Inps) lancia l’allarme: “Buco da 16 miliardi per Cig Covid, prestazioni a rischio”

Guglielmo Loy, presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps, lancia l’allarme sui conti dell’istituto di previdenza: “C’è un buco di quasi 16 miliardi nel bilancio Inps, creato proprio dalla Cig Covid. Il legislatore dovrebbe intervenire prima di mettere a rischio la sostenibilità e dunque le prestazioni di Inps”.
A cura di Stefano Rizzuti
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A lanciare l’allarme è Guglielmo Loy, presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps, che sorveglia l’istituto per lavoratori e imprese. In un’intervista a Repubblica, Loy afferma che l’istituto di previdenza ha un buco da 20 miliardi – di cui quasi 16 a causa della cassa integrazione Covid – e che se non si interverrà subito il rischio è quello di non poter più erogare alcune prestazioni. “C’è un buco di quasi 16 miliardi nel bilancio Inps, creato proprio dalla Cig Covid. Il legislatore dovrebbe intervenire prima di mettere a rischio la sostenibilità e dunque le prestazioni di Inps”, avverte Loy. Che spiega come di questi 20 miliardi di buco totali, “ben 15,7 sono un buco creato dalla Cig Covid, una misura straordinaria introdotta dal governo quando ha chiuso il Paese. E che però è stata anticipata da Inps attingendo ai suoi fondi. Se non viene ripianato, quando si tornerà all’ordinario l’Inps rischia di non avere le risorse, che ricordo sono frutto di contributi di imprese e lavoratori, per erogare le prestazioni. O doverle ridurre”.

Il rischio è di dover ridurre anche le pensioni: "È un’ipotesi estrema, non certo peregrina. Se l’anticipazione di Inps sulla Cig Covid è strutturale, allora si trasforma in credito dello Stato. Chiediamo che venga sanato per non minare la sostenibilità del bilancio dell’istituto”. Loy parla soprattutto della Cig Covid, sostenendo che “due mesi per ricevere la Cassa integrazione sono troppi, dovremmo scendere a uno e rafforzare gli assegni molto bassi”. Ma riconosce anche che “c’è un miglioramento rispetto a inizio pandemia, l’Inps con fatica ha cercato di velocizzare le procedure. Ma due mesi di attesa in media sono eccessivi, occorre dimezzare. Anche perché non c’è solo un problema di tempi. Qui c’è una questione di bacino da svuotare, di domande incagliate da ripulire”.

Ma non basta: “Non esistono alibi. Anche l’Inps deve aiutare le imprese. Un difetto di comunicazione senz’altro c’è stato, con rimbalzi di mail e tutto da remoto. Derogare alle macchine non sempre aiuta”. E i ritardi nell’operazione della Cig non possono essere definiti fisiologici, secondo Loy: “Assolutamente no, al netto degli incagli bisognerebbe accelerare. Dietro ci sono le vite delle persone”. Servirebbe quindi una norma per “autorizzare subito la domanda, erogare il 60-70% dell’importo e posticipare i controlli. Ma ci vuole il coraggio del rischio”.

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