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Le imprese che evadono le tasse nei paradisi fiscali non avranno accesso agli aiuti di Stato

Lo afferma oggi la Commissione Ue in una raccomandazione agli Stati membri: niente aiuti finanziari a quelle imprese i cui affari sono legati ai paradisi fiscali. Gli Stati membri stanno concedendo un volume eccezionale di liquidità alle imprese sotto forma di aiuti di Stato e “non è accettabile che chi beneficia di soldi pubblici evada le tasse tramite pratiche legate ai paradisi fiscali”.
A cura di Annalisa Girardi
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Niente aiuti finanziari a quelle imprese i cui affari sono legati ai paradisi fiscali, cioè una lista di 12 Paesi le cui giurisdizioni non sarebbero cooperative a fini fiscali secondo l'Unione europea. Lo afferma oggi la Commissione Ue in una raccomandazione agli Stati membri. L'elenco viene regolarmente aggiornato e ad oggi comprende Samoa Americane, Isole Fiji, Guam, Oman, Samoa, Trinidad e Tobago, Isole Vergini Americane, Vanuatu, Isole Cayman, Palau, Seychelles e Panama. Non solo: secondo la Commissione dovrebbero essere escluse anche le società che sono state condannate per gravi reati finanziari, come frode fiscale, evasione, riciclaggio o corruzione.

Con questa raccomandazione la Commissione spiega di voler "fornire agli Stati membri delle direttive su come offrire supporto finanziario ed evitare che i fondi pubblici vengano utilizzati impropriamente". Allo stesso tempo si punta anche a "rafforzare le salvaguardie contro gli abusi fiscali in tutte l'Unione, in linea con le leggi europee". Coordinando le restrizioni da applicare agli aiuti finanziari, gli Stati membri eviteranno anche che si creino squilibri nel mercato unico. La commissaria europea per la concorrenza, Margrethe Vestager, ha sottolineato che a causa dell'emergenza coronovirus i governi stanno concedendo un volume eccezionale di aiuti di Stato alle imprese: "Specialmente in un contesto di questo tipo non è accettabile che le aziende che beneficiano di soldi pubblici evadano le tasse tramite pratiche legate ai paradisi fiscali".

Il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, ha invece commentato: "Equità e solidarietà sono i principi su cui si fonda la risposta comunitaria all'emergenza coronavirus. Ci troviamo ad affrontare questa crisi tutti insieme e ognuno deve pagare le tasse che gli spettano, in modo da sostenere e non sabotare il nostro sforzo comune per superare la crisi". Per cui, prosegue l'ex presidente del Consiglio, chi tenta deliberatamente di eludere il fisco non dovrebbe beneficiare proprio di quel sistema che sta cercando di imbrogliare. "Dobbiamo proteggere i fondi pubblici, in modo che questi possano davvero aiutare i contribuenti onesti in tutta Europa".

La Commissione specifica che spetta agli Stati membri decidere in che misura concedere sostegno finanziario alle aziende e secondo quali provvedimenti (a patto che questi siano in linea con la normativa comunitaria). "L'emergenza coronavirus ha richiesto sforzi senza precedenti, sia a livello nazionale che comunitario, per sostenere le economie degli Stati membri e favorirne la ripresa". Non solo in termini di liquidità alle imprese, ma anche salvando i posti di lavoro e incentivando la ricerca e lo sviluppo.

Diversi Stati membri si sono già mobilitati per bloccare l'accesso al sostegno finanziario a quelle imprese che ricorrono a paradisi fiscali per evadere le tasse o che sono state condannate per reati finanziari. Per poi rivolgersi alla Commissione e chiedere delle linee guida da seguire. Nella sua raccomandazione, allora, l'esecutivo Ue delinea un modello che i Paesi possono seguire per "evitare che gli aiuti pubblici vengano assegnati ad imprese impegnate in pratiche e sistemi di frode, evasione e elusione fiscale, di riciclaggio del denaro o di finanziamento del terrorismo". E propone una serie di criteri che devono essere soddisfatti dalle imprese che richiedono il supporto finanziario. Infine, la Commissione sottolinea l'importanza per tutti gli Stati membri di fare riferimento alla lista Ue delle giurisdizioni non cooperative a fini fiscali, in modo da "agire coerentemente ed evitare provvedimenti individuali che potrebbero violare il diritto comunitario",

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