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La lista Falciani va distrutta, in salvo oltre settemila evasori

Per una legge del 2006 che vieta l’uso di prove raccolte illegalmente, il gip di Pinerolo ha disposto l’immediata distruzione della lista che raccoglie i nomi di circa settemila evasori fiscali italiani. Una decisione che potrebbe portare a conseguenze disastrose su tutti i procedimenti in corso.
A cura di Antonio Palma
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Per una legge del 2006 che vieta l’uso di prove raccolte illegalmente, il gip di Pinerolo ha disposto l’immediata distruzione della lista che raccoglie i nomi di circa settemila evasori fiscali italiani.

In questo periodo in cui si parla tanto di crisi economica e di manovre finanziarie fatte di lacrime e sangue per i cittadini contribuenti, una sentenza del gip del tribunale di Pinerolo potrebbe salvare in un solo colpo ben settemila evasori fiscali italiani che depositavano i loro guadagni in Svizzera.

Nello specifico, la decisione del giudice, Gianni Reynaud, riguarda un imputato di evasione fiscale che ha fatto valere le sue ragioni davanti al Gip chiamando in causa una legge del 2006 che non permette di presentare come prova atti acquisiti illegalmente. Il documento in questione è la cosiddetta lista Falciani, cioè un elenco di ben ottantamila persone che avevano aperto un conto corrente presso la Banca HSBC. La lista era stata sottratta da un ex dipendente della filiale di Ginevra e, poi, consegnato alla polizia francese.

Il problema è che su quella lista sottratta dall’informatico Hervé Falciani si basano centinaia di procedimenti giudiziari e accertamenti dell'Agenzia delle Entrate su circa settemila evasori fiscali italiani. La lista, benché sia stata acquisita regolarmente per rogatoria dalla nostra magistratura nel 2010, è comunque “qualificabile come illegale” secondo la stessa ammissione dei Pm che la avevano presentata. Davanti alla richiesta dei legali dell’imputato il giudice di Pinerolo non ha potuto far altro che archiviare il procedimento in corso perché l’indagine dei magistrati si basava “su un dato processualmente inutilizzabile”.

Il problema è che secondo la stessa legge del 2006 tali documenti raccolti illegalmente, per tutelare la privacy delle persone coinvolte, vanno distrutti immediatamente, e per chi si ostina a detenerli sono previste condanne fino a sette anni. Il fatto ancora più disastroso è che in questo corto circuito legislativo ne potrebbe fare le spese anche l’Agenzia delle entrate che dovrebbe riconsegnare le copie della lista o distruggerle, mandando in fumo le centinaia di pratiche aperte nel frattempo.  La decisione potrebbe, però, mandare all’aria anche il piano del Ministro Tremonti che sperava di recuperare notevoli somme dalla lotta all’evasione fiscale.

Il Parlamento, sembra quindi che ne abbia fatta un’altra delle sue, varando una legge senza tener conto di tutte le sue possibili conseguenze. La proposta di legge, infatti, come spesso accade in Italia, fu varata in fretta e furia a seguito dello scandalo delle intercettazioni illegali di alcuni dipendenti di Telecom-Pirelli che rischiavano di coinvolgere numerosi politici. La legge fu approvata con voto bipartisan e con il sollievo degli onorevoli, molti dei quali oggi tuonano parole di fuoco contro l’evasione fiscale.

Speriamo che in futuro il Parlamento abbia più giudizio e valuti bene quali siano le possibili conseguenze non previste dei disegni di legge, ma dalle notizie sul ddl intercettazioni in discussione in Aula sembra che la fretta sia rimasta una cattiva consigliera.

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