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La Corte dei Conti avverte sulla flat tax: “A rischio la salute dei conti pubblici”

La flat tax si può fare, ma ci deve essere un processo graduale, altrimenti si rischia di mettere a repentaglio la salute dei conti pubblici. Questo l’avvertimento lanciato dalla Corte dei Conti sulla flat tax che, segnalano, non può essere realizzata in deficit. Il rispetto di queste linee guida è fondamentale per far calare il debito pubblico, che altrimenti colpirà fino a 4 generazioni future.
A cura di Annalisa Girardi
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La Corte dei Conti mette in guardia sulla flat tax. "Mettere mano al riassetto delle tasse e dei tributi può considerarsi una priorità. Un'operazione da portare avanti non in un clima emergenziale, ma attraverso ponderate ed equilibrate strategie di lungo respiro", ha detto il procuratore generale della Corte, Alberto Tivoli. "Alcuni economisti propongono addirittura misure radicali, chiamate a fini mediatici come shock fiscale: in realtà, una massiccia azione di decremento delle aliquote dell'imposizione diretta in favore di imponibili medio-bassi. L'idea non è nuova e certamente è asseverata da molti economisti. Tuttavia, resta il problema delle coperture sul breve termine, in mancanza delle quali il corrispondente aumento del debito potrebbe avere ripercussioni gravi, tali da annullare o ridurre molto i benefici della rimodulazione delle aliquote", ha poi aggiunto, in un chiaro riferimento alla misura cardine della Lega. Tradotto in altri termini: la flat tax si può fare, ma ci deve essere un processo graduale, altrimenti si rischia di mettere a repentaglio la salute dei conti pubblici. Inoltre, non è pensabile realizzare la misura in deficit: è necessario quindi prevedere coperture finanziarie adeguate. Il rispetto di queste linee guida è fondamentale per far calare il debito pubblico, il vero tallone d'Achille della finanza italiana il cui costo sta diventando insostenibile per la stabilità economica del nostro Paese.

È proprio il debito pubblico la principale preoccupazione su cui si concentra il monito della Corte: "L'indebitamento ha un costo finanziario gigantesco, in senso di corresponsione di interessi, di perdita di credibilità del sistema paese, di ostacolo alle politiche di sviluppo. Non può essere incrementato a dismisura. Il debito italiano ha probabilmente raggiunto i limiti massimi di sostenibilità non tanto con riferimento ai parametri europei, di per sé fin troppo rigidi (salvo però il ricorso alla flessibilità negoziata dei singoli Stati), quanto per le ragioni indefettibili proprie dell'economia e della storia", ha sottolineato Avoli, secondo cui il debito finirà con il colpire le generazioni future, addirittura le prossime tre o quattro a venire. "È evidente che per recuperare il debito occorre produrre la ricchezza necessaria e per produrre la ricchezza necessaria occorre impiegare risorse".

Ma bisogna considerare che le statistiche prevedono trimestri di incertezza. "E ciò tenuto anche conto della recente prospettazione, da parte della BCE, di un quadro di crescita dell'area dell'euro meno favorevole del previsto, che potrebbe richiedere nuovi stimoli monetari", ha segnalato il presidente di coordinamento delle Sezioni riunite della Corte, Ermanno Granelli. "Elementi ulteriori di preoccupazione e nuove tensioni sembrano emergere da una attenta lettura delle tendenze della spesa statale", ha poi aggiunto, evidenziando che se si scorporano dalla spesa statale operazioni straordinarie quali possono essere i salvataggi bancari e le imposte differite, i risultati dello scorso anno sono "meno rassicuranti": si parla di un 6% di spesa pubblica in più, sia corrente che per gli investimenti aumentati di 3 miliardi rispetto al 2017, e per l'accelerazione dei contributi agli investimenti delle imprese.

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