Arriva il nuovo contratto dei medici: aumentano gli stipendi, 200 euro in più al mese
Arriva il nuovo contratto di medici e dirigenti sanitari del Servizio sanitario nazionale: con la firma dei sindacati viene anche confermato l’aumento di 200 euro lordi mensili che scatterà a partire da gennaio 2020. L’accordo è stato sottoscritto da tutti i sindacati di medici, veterinari e dirigenti sanitari: si tratta del contratto della dirigenza medica e sanitaria 2016-2018. L’aumento di 200 euro lordi riguarda 130mila professionisti del Servizio sanitario nazionale e la firma è arrivata all’Aran. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, parla di una “bella notizia” e aggiunge: “Si riparte con gli aumenti salariali, con la valorizzazione della carriera, con le tutele ai più giovani e alle donne, e con il sostegno per le situazioni di disagio. I nostri medici sono una risorsa preziosa per il Paese. Oggi finalmente è stato firmato, dopo oltre un decennio, il rinnovo del contratto ed è una bella notizia”.
Il nuovo contratto dei medici
La prima novità del contratto riguarda il trattamento economico, con la conferma dell’aumento di stipendio per 200 euro lordi al mese. Ma altre innovazioni riguardano anche i giovani: per i neo-assunti, infatti, si stabilisce una quota iniziale di stipendio di posizione fissa di 1.500 euro. Poi avranno, come tutti i colleghi, incrementi annuali del tabellare valutabile in 1.950 euro; ancora, potranno accedere all’incremento relativo alla remunerazione delle guardie notturne e festive fino a 2mila euro l’anno.
Le novità sulla carriera e per le donne medico
Cambiamenti anche per le prospettive di carriera: vengono istituti nuovi ruoli e percorsi sulla base della professionalità e delle competenze acquisite, per un totale di 9mila nuove posizioni. Si crea un nuovo sistema dinamico di carriera in cui i meriti professionali vengono legati ai riconoscimenti economici che finora erano previsti solo per le carriere gestionali. Infine, novità anche per le donne medico: si prevedono miglioramenti normativi, come l’abolizione delle penalizzazioni per le donne lavoratrici in gravidanza sulla retribuzione di risultato, oltre alle maggiori possibilità di accedere al tempo parziale.
