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Anche la Nutella risente della crisi: vendita in calo in Italia, non era mai successo

Il Gruppo Ferrero ha chiuso l’anno evidenziando ricavi italiani in calo del 5,3% rispetto al 2012. Tuttavia all’estero continua il suo processo di crescita, che garantisce un fatturato pari a 2,697 miliardi di euro, in miglioramento rispetto ai 2,55 miliardi dello scorso anno.
A cura di Biagio Chiariello
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Male in Italia, bene all'estero. L'anno che sta per concludersi per i conti della Ferrero, mamma della Nutella, non sarà così dolce. La nota azienda dolciaria del Belpaese continua a crescere per fatturato complessivo ed esportazioni (attestatesi a 780 milioni con un aumento del 4,1%) ma, per la prima volta nella sua storia (dal 1946), calano le vendite sul mercato italiano che registra un -5,3% rispetto allo scorso anno.  Anche la Ferrero dunque risento della crollo del potere d'acquisto delle famiglie italiane e quindi dei cambiamenti indotti negli acquisti. Questo il commento della multinazionale della Nutella: "Nonostante la crisi abbia, per la prima volta nella storia della Ferrero, impattato negativamente sulle vendite nel perimetro italiano, la garanzia dell'occupazione è stata tutelata, grazie alla priorità data ai valori umani e sociali che, da sempre, caratterizzano la cultura aziendale, alla buona performance delle esportazioni all'estero e soprattutto alla fiducia nella ripresa economica del nostro Paese".

Ad ogni modo, il fatturato della Ferrero è arrivato a 2 miliardi e 697 milioni (contro i 2,550 dell’esercizio precedente) e l’export ha tenuto (+4,1%, come detto, realizzato in oltre 70 Paesi) grazie alle vendite nel mondo della Nutella e di Ferrero Rocher. . L'utile netto dell'esercizio è stato pari a 156,1 milioni, con un'incidenza sui ricavi del 5,3%, mentre il flusso di liquidità generato dalla gestione reddituale ammonta a 215,7 milioni. Allo stesso tempo, non ci sono state ricadute negative sui lavoratori: l’organico – a fine esercizio – è di 6.561 dipendenti, “senza alcuna sostanziale flessione”. “La garanzia dell’occupazione – spiega la società – è stata tutelata, grazie alla priorità data ai valori umani e sociali, alla buona performance delle esportazioni e, soprattutto, nella fiducia della ripresa economica in Italia”.

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