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Addio alle monete da 1 e 2 centesimi, stop del conio: ecco cosa cambia per i consumatori

Dall’1 gennaio 2018, così come previsto dalla cosiddetta Manovra bis, non verranno più prodotte monete da 1 e 2 centesimi, con un risparmio da parte dello Stato di oltre 20 milioni di euro. Quelli in circolazione avranno ancora valore legale e il prezzo di un bene dovrà essere arrotondato a un multiplo di cinque sia per eccesso che per difetto.
A cura di Ida Artiaco
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Dopo tanto parlare, è ora ufficiale: a partire dall'1 gennaio 2018 non sono più coniate in Italia le monete da 1 e 2 centesimi, che quindi presto lasceranno le tasche dei cittadini avviandosi verso l'esaurimento, così come stabilito dalla cosiddetta Monovra bis. Secondo l'articolo 13-quater del decreto legge numero 50/2017, come convertito dalla legge numero 96/2018, infatti, si sospende a partire dalla data indicata il conio da parte del Paese di questo tipo di monete metalliche, con un risparmio destinato al Fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato. Quelle che restano in circolazione avranno comunque valore legale e potranno, quindi, essere usate anche per i pagamenti. I commercianti non potranno rifiutare di accettarli. È anche previsto che l’importo del prezzo venga arrotondato "a tutti gli effetti" per eccesso o per difetto al multiplo di cinque centesimi più vicino.

Ad esempio, ciò che è venduto a 8,99 euro varrà 9 euro, oppure, un prezzo tipo 16,72 euro diverrà 16,70 euro. Nel caso in cui invece il versamento avvenga tramite carta di credito, bancomat e simili, questa regola non si applicherà perché il pagamento elettronico rispecchierà quanto previsto, senza arrotondamenti. A controllare su questa operazione ci sarà il Garante per la sorveglianza dei prezzi che, semestralmente, dovrà comunicare le proprie osservazioni al Ministero dello Sviluppo economico. Quest'ultimo, qualora si riscontrassero anomalie, potrà contattare l’Antitrust o proporre nuove normative. Si tratta di monete, comunque, che nella maggior parte dei casi non potevano essere utilizzate neanche nelle macchinette per il caffè o per la sosta auto, con la conseguenza di appesantire il portafogli. Il che non dovrebbe avere ripercussioni sui consumatori.

La decisione di fermare il conio dei cosiddetti "bronzini" era stata presa la scorsa primavera con l'obiettivo di far risparmiare allo Stato circa 20 milioni di euro all'anno. Stando ai dati dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, responsabile della produzione delle monete su richiesta del ministero dell'Economia, solo nel 2015 sono stati prodotti 405 milioni di pezzi, l'84% composto da monete da 1 e 2 centesimi, rispettivamente 220 e 120 milioni. Secondo le stime inserite in una mozione presentata quattro anni fa in Parlamento, nel 2013, il costo sarebbe stato di 23 milioni di euro.

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