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Due milioni di euro di donazioni dei fedeli su un conto svizzero: chiesto processo per un prete

Don Alessandro Menzio, prete che per trent’anni ha celebrato messa alla Gran Madre di Dio, la chiesa monumentale di Torino che si affaccia sul fiume Po, ha versato 2,4 milioni di euro di donazioni dei fedeli in un conto corrente svizzero.
A cura di Davide Falcioni
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Si sarebbe appropriato dei soldi delle offerte dei fedeli per un totale di 2,4 milioni di euro, nascondendoli in un conto corrente di una banca svizzera. Con l'accusa di appropriazione indebita la Procura di Torino ha chiesto il giudizio immediato nei confronti di don Alessandro Menzio, prete che per trent'anni ha celebrato messa alla Gran Madre di Dio, la chiesa monumentale di Torino che si affaccia sul fiume Po. Il denaro è poi "ricomparso" su un conto intestato alla parrocchia una volta che il sacerdote è andato in pensione. E' stata la Guardia di Finanza a sequestrarlo dopo aver aperto un'inchiesta, restituendolo successivamente.

Il sostituto procuratore di Torino Giuseppe Riccaboni nei giorni scorsi ha inviato al tribunale la richiesta di fissazione della data per saltare la fase preliminare. I legali di don Menzio e di suo fratello – anch'egli indagato – sostengono che tutto è stato fatto legalmente e sottolineano che, nel corso degli anni, il religioso non ha mai usato un euro delle donazioni: di ciò i fedeli torinesi che frequentano la chiesa della Gran Madre di Dio sembrano non avere alcun dubbio. Il prete, infatti, non avrebbe attinto a neppure un euro di quel tesoretto, che invece sarebbe stato accumulato negli anni e conservato fino al giorno della pensione, quando è stato affidato alle mani del suo successore, don Paolo Fini.

La chiesa della Gran Madre di Dio
La chiesa della Gran Madre di Dio

Nei mesi scorsi, gli uomini delle Fiamme Gialle sono riusciti a ottenere il sequestro cautelativo degli oltre 2,4 milioni di euro che, dopo essere stati depositati sul Fondo unico giustizia, sono stati nuovamente destinati alla parrocchia torinese. Le offerte, quindi, sono tornate a casa. E alla somma non sarebbe mancato nemmeno un centesimo: resta ora da capire come mai quei soldi siano stati depositati per anni in un conto corrente svizzero.

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