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Don Chisciotte: dal romanzo al cinema, una storia senza tempo da tornare a rileggere

Il nuovo film di Terry Gilliam è arrivato nelle sale cinematografiche da circa una settimana. Un lungometraggio attesissimo, che rilegge una storia di oltre 400 anni fa ma, evidentemente, ancora attuale: una storia di follia e amore, che hanno reso Don Chisciotte uno dei personaggi simbolo della modernità.
A cura di Federica D'Alfonso
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Lo scorso 27 settembre è uscito al cinema “L’uomo che uccise Don Chisciotte, l’ultimo travagliato e attesissimo lavoro cinematografico di Terry Gilliam. Il film riutilizza i personaggi narrati da Miguel de Cervantes, raccontando di un vecchio calzolaio spagnolo che impazzisce credendo di essere Don Chisciotte, e del suo fedele ma confuso aiutante Sancho Panza che in realtà è però un regista pubblicitario di nome Toby. Una storia surreale che intende indagare la natura stessa dell’uomo: un film che, a ben vedere, ci fa venire voglia di rileggere il libro.

L’opera di Cervantes è stata, ed è ancora oggi, con 500 milioni di copie vendute, il romanzo più famoso della storia. Un libro difficile da scrivere, che lo scrittore impiegò molto tempo per elaborare: la storia dell’impavido hidalgo venne pubblicata quando Cervantes aveva già 57 anni, riscuotendo da subito un enorme successo. Tanto che “Alonso Fernandez”, ritenuto dalla critica uno pseudonimo di un qualche scrittore meno famoso, decise di pubblicarne il seguito: “nato per vivere morendo”, era questa la soluzione scelta da Cervantes per concludere la storia che però, a quanto pare, non era piaciuta al pubblico.

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Nonostante siano trascorsi 400 anni dalla morte del suo autore, il Don Chisciotte continua ancora oggi ad appassionare e a raccontare un mondo che, seppur lontano, è emblema della natura dell’uomo stesso: comicità e tragedia s’intrecciano, così come follia ed immaginazione, dando vita a situazioni ai limiti del possibile che rendono il protagonista pazzo agli occhi del mondo che lo circonda. Una pazzia che a ben vedere scaturisce dalla passione, dall'idealismo e dall'amore per la letteratura e le storie di fantasia.

Tanto s’immerse nelle sue letture, che passava le nottate a leggere da un crepuscolo all’altro, e le giornate dalla prima all'ultima luce; e così, dal poco dormire e il molto leggere gli s’inaridì il cervello in maniera che perdette il giudizio. La fantasia gli si riempì di tutto quello che leggeva nei libri, sia d’incantamenti che di contese, battaglie, sfide, ferite, dichiarazioni, amori, tempeste ed altre impossibili assurdità; e gli si ficcò in testa a tal punto che tutta quella macchina d’immaginarie invenzioni che leggeva, fossero verità, che per lui non c’era al mondo altra storia più certa.

Una pazzia che, forse, non è pazzia. Che forse è solo la lente attraverso la quale scegliere di guardare un mondo che, quello sì, è veramente malato e compromesso. Il vero matto non è Don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento o ama Dulcinea, ma chi tenta di fermarlo o chi lo deride, perché incapace di provare quello stesso amore simile alla follia del protagonista.

Il libro di Cervantes è stato qualcosa che non si era mai visto: un enorme antologia di saggezza, raccontata attraverso l’incertezza di un uomo fragile e allo stesso tempo eroico, che ha combattuto tutte le sue battaglie e forse anche qualcuna in più. Una storia estremamente illuminante, attuale, che non a caso oggi torna al cinema con la pellicola di Gilliam.

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