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Vi spiego perché non sono un “mammo”

il 25 novembre è la giornata mondiale contro la violenze sulle donne ed è giusto che noi uomini ricordiamo a noi uomini che se non modifichiamo la nostra cultura dalle radici, non cambierà mai nulla.
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Qualche giorno fa facendo zapping dopo aver messo a letto i nostri bimbi – anzi un bimbo e una bimba, perché le parole sono importante e oggi, in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, lo sono ancora di più – cercando di saltare a piè pari i sei canali nazionali generalisti, come faccio sempre per un mio piccolo pregiudizio di qualità, mi fermo – ahimè – su Porta a Porta catturato da un’immagine “terrorizzante”: un gruppo di quattro uomini guidato dal prode Bruno Vespa discutevano sul tema della puntata, illustrato da un cartello alle loro spalle “Perché le donne sono penalizzate”.

Ecco, credo che quel quadretto, loro malgrado, fosse la perfetta rappresentazione della risposta alla domanda che avevano alle loro spalle: perché le donne sono penalizzate? "Mah non saprei, nel dubbio chiediamolo a quattro uomini, anziani, bianchi e benestanti". Qualcuno potrebbe dire che sì, dovrebbero essere proprio loro a farsi delle domande e trovare delle risposte, proprio perché rappresentanti della causa del sistema, ma forse questo sarebbe chiedere troppo al buon Vespa e soprattutto credo non sia più tollerabile, nel 2021, trovare una buona giustificazione per ogni pessima azione sessista e maschilista di qualunque uomo. Perché, che lo si voglia o no, è quello che esattamente accade ogni giorno nella narrazione quotidiana dei femminicidi, della violenza contro le donne, della disparità sul lavoro, nella famiglia, nella genitorialità etc etc: “si vestono da troie”, “vanno in giro da sole a quindici anni”, “sono esasperanti”, “un figlio ha bisogno della sua mamma” o viceversa “è stato un raptus”, “era un ottimo padre di famiglia”, “non è colpa nostra siamo stati educati così” e via dicendo, ad ognuno il proprio orrore quotidiano.

Ma se non modifichiamo la nostra cultura dalle radici, non cambierà mai nulla; se non cominciamo dal cambiare anche le abitudini apparentemente più inutili, come potremo mai pensare di adattarci ad un enorme, necessario cambiamento di abitudini ovvero la parità in tutto fra persone di sesso diverso. Quindi forse sì – e seppur sia ironico è dura per me doverlo scrivere – Bruno Vespa aveva incredibilmente ragione: ci vorrebbero dieci, cento, mille trasmissioni di uomini per uomini, “mansplaining for men”, un concentrato di educazione civica, sentimentale e sessuale.

Mansplaining for men: educazione civica, sentimentale e sessuale

Se ogni giorno quando vado a prendere a scuola il mio bimbo e la mia bimba (e spesso occupandomi di loro) mi sento dire che sono un “mammo”, e a me non viene mai da ridere e ogni volta rispondo nello stesso modo: “No, sono semplicemente un papà, un uomo che si occupa della sua prole, tutto qua!” non è perché io mi senta migliore di loro (per quanto un pochino, lo ammetto, sì) ma perché quello che dicono è assolutamente sbagliato. La risposta, però, è sempre la stessa “Oh mamma mia come sei pesante, non si può scherzare… ma non facevi il comico?!?”. “No, sono semplicemente un uomo, un attore e autore che racconta le sue storie che spesso fanno ridere proprio perché mettono in scena la tragicomica condizione dell’essere umano, incapace di saper comprendere il mondo che gli è intorno, con le sue complessità, i suoi mille colori e sfumature di grigio ed è proprio lì che nasce la risata: quando metto in risalto l’inettitudine di chi nega l’evidenza pur di fronte alla stessa, lampante ed evidente.”

“Papone? Ma con chi stai parlando?” Erano andati via tutti ad “attore e autore”.

Ma cosa vuol dire “MAMMO”? Cosa si cela dietro questa battutina sulla bocca di moltissimi? Che tutto sommato la cura delle proprie figlie e figli è una “faccenda” prettamente femminile, che, insieme alle “faccende domestiche” e altre amenità, appartiene alla sfera di competenza delle donne, biologicamente, intellettualmente e culturalmente inclini a svolgere lavori mansueti e non a caso ho usato un termine che solitamente si associa alle bestie, perché se ancora nel 2021 riusciamo ad essere certi che soltanto in base al sesso di una persona possiamo riconoscere quale sia il suo carattere o predisposizione, beh allora ci comportiamo come degli animali che si distinguono in base agli odori, al rango e alla posizione di forza nel branco e possiamo anche ritenere conclusa l'esperienza di civiltà.

Sarebbero tantissime le cose da dire ma un primo passo per una buona educazione civica sarebbe riconoscere il fatto che siamo tutti e tutte uguali proprio perché tutte e tutti profondamente diversi: è in quell’assoluta diversità, la nostra uguaglianza. Peraltro recenti scoperte hanno confermato che ai tempi delle caverne anche le donne andavano a caccia, quindi…

Il problema è proprio quello, la forza: quante volte i “maschi” ad alta voce propongono di risolvere complesse questioni dicendo “gli do due ceffoni e lo metto a posto!”, probabilmente perché sono cresciuti guardando i film di Bud Spencer o perché gli è stato tramandato dai loro padri che chi è più forte vince, purtroppo però accade che  sono tantissime le volte in cui frasi di questo genere ricevono solo approvazione, “Se c’ero io lo avevo ammazzato di botte!”, “Se si permette di rivolgersi così a mia moglie lo massacro!”, “Un pugno in faccia e la finiamo con sta storia!”. Forse sarebbe necessario una buona e corretta educazione sentimentale sin da piccolissimi, sin da quando dividiamo categoricamente in due i "giochi per maschi e quelli per femmine" (parole peraltro che a mio modo di vedere si dovrebbero riferire solo agli animali) laddove ovviamente i giochi per bambini sono macchine e mazzate e quelli per  bambine cucine e bamboline. Perché purtroppo nella stragrandissima maggioranza dei casi, anche nelle case più progressiste, radicali, paritarie di tutto il bel paese, gli uomini maschi, bianchi, eterosessuali e cristiani ragionano solo esclusivamente in virtù della dimensione apparente del proprio pene: "eh no a papà, quello è un gioco da femmina!", "Oh che tè sei un maschietto, ti devi difendere!" "Guardalo là che bello mio figlio, si vede già che gli piace la figa, tutto suo padre!" Frase reale, detta da una persona reale, riferita ad un bambino reale di sette anni mentre giocava con delle bimbe. Sette anni.

Ed è qui che entrerebbe in atto il terzo punto del “Mansplaining for men” ovvero l’educazione sessuale: non contano le dimensioni ma come lo usi. E per “come lo usi” si intende il cervello, perché siamo arrivati addirittura al parossismo per cui oggi, nel 2021, ci sono molti uomini maschi, bianchi, cristiani, eterosessuali che si sentono discriminati in quanto maschi, bianchi, cristiani, eterosessuali. Lo so fa ridere, ma fa ridere a chi sa usare il cervello. D’altronde è la conservazione della specie baby e non credo che la parità di diritti sarà un viaggio breve, facile e comodo anzi come sempre avviene quando prenoti il tuo posto sul tuo bel treno ad alta velocità arriverà un signore anziano a dirti che quello è il suo di posto e ti farà alzare e cambiare carrozza, salvo poi accorgerti dopo due ore di viaggio che era lui ad aver sbagliato carrozza e giorno di viaggio.

Arriverà un giorno in cui non ci sarà più bisogno di prenotare.

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