video suggerito
video suggerito

Studio Murena: “Raccontiamo la rabbia, la violenza e la paura del futuro. Oggi sogniamo di vivere di musica”

“Notturno” è il nuovo album degli Studio Murena: jazz, rap ed elettronica si fondono in 9 tracce con le collaborazioni di Fabrizio Bosso, Willie Peyote, Riccardo Sala, Rodrigo D’Erasmo e Mezzosangue. Qui l’intervista alla band.
A cura di Vincenzo Nasto
0 CONDIVISIONI
Studio Murena, via Irene Trancossi
Studio Murena, via Irene Trancossi

C'è una tensione costante che attraversa Notturno, il nuovo album degli Studio Murena, la formazione composta da Lorenzo Carminati (voce), Maurizio Gazzola (basso e produzione), Amedeo Nan (fiati), Marco Furlan (batteria), Matteo Castiglioni (tastiere) e con la produzione di Tommaso Colliva (Calibro 35). Un senso di urgenza, di inquietudine notturna che si traduce in suono, parola, ritmo. 9 tracce che si muovono tra jazz, rap e musica elettronica, in un flusso emotivo che parte dall'introspezione e arriva alla denuncia, passando per un bisogno profondo di autenticità. Un disco che, come racconta la band, "è frutto di un’osmosi di sentimenti, momenti altissimi e fasi più monotone e riflessive". All'interno le collaborazioni con Fabrizio Bosso, Willie Peyote, Riccardo Sala, Rodrigo D'Erasmo e Mezzosangue. Qui l'intervista a Maurizio Gazzola, Lorenzo Carminati e Amedeo Nan dei Studio Murena.

Come nascono gli Studio Murena?

Maurizio Gazzola: Fondamentalmente nasce nelle aule del conservatorio di musica elettronica, ma è anche vero che all'inizio c'erano due gruppi che si sono uniti in studio. Da un lato c'eravamo noi, che già ci chiamavamo Studio Murena e che abbiamo lavorato al disco zero che si chiama Trance Ibiza, dove ha collaborato anche Amedeo (Nan ndr). Contemporaneamente c'era anche questo progetto strumentale in cui c'erano Amedeo, Matteo (Castiglioni ndr) alle tastiere e Marco (Furlan ndr) alla batteria. Unendo poi questi due progetti, ci siamo ritrovati in 5 e abbiamo cercato di inserire una voce, un rapper e abbiamo trovato quello che ci serviva in Carma (Lorenzo Carminati ndr). Aveva ascolti simili ai nostri e si è dimostrato subito attivo nel mettersi in gioco.

Quando nasce Notturno e qual era lo stato d'animo post-Wadirum?

Lorenzo Carminati: Abbiamo passato molto tempo negli ultimi due anni, c'è stato tantissimo, quasi un'osmosi di sentimenti. Momenti altissimi di energia, come durante i tour, ma anche nelle nostre vite personali. C'è stata anche una fase più monotona, ferma, riflessiva: abbiamo raggiunto una natura molto introspettiva ed è quello che si sente nel disco e che ci ha unito.

Si avverte, in alcune tracce del disco, un forte senso di disagio anche nel raccontare determinati aspetti, come il futuro: qual è stato l'aspetto più difficile da raccontare in Notturno?

Lorenzo Carminati: Ci siamo ritrovati a riflettere su alcune tematiche preoccupanti che affrontiamo. Una di queste è sicuramente l'esposizione sociale e in alcuni brani raccontiamo anche la necessità, in questo momento, di essere validati in base ai numeri. Questo aspetto non riguarda solo la musica, ma oggi l'aspetto quantitativo è dilagante rispetto all'attenzione al particolare, alla qualità, al dettaglio che riflettiamo nella nostra musica e nei testi. C'è sicuramente paura e timore di affrontare quest'ondata di rabbia, violenza e anche individualismo.

Maurizio Gazzola: C'è anche tanta paura del futuro, singolarmente e non. L'insicurezza di un terreno per niente accogliente nei confronti di ragazzi che vogliono far musica a questo livello.

Lorenzo Carminati: Oltre al timore vogliamo anche rivendicare la nostra originalità e la nostra personalità in queste dinamiche.

In questo senso si inserisce Jazzhighlanders? Rappresenta una protesta o la pura consapevolezza del vostro percorso artistico?

Lorenzo Carminati: Entrambe, sicuramente abbiamo assunto una maggior consapevolezza in questi anni e Notturno è il frutto di tutto questo. Dall'altra parte, c'è anche la voglia di rivendicare che questa musica la facciamo già da un po'. Viviamo in una sorta di cliché gigantesco in cui il panorama musica italiano è ciò che vediamo sui social. Notturno vorrebbe essere un manifesto, sia per abbracciare chi nel piccolo si ritrova in quella musica, ma ci dà anche la possibilità di esprimerci in maniera spontanea e sincera.

Come ci si pone nei confronti della frenesia dell'industria musicale, e come influenza la vostra band?

Lorenzo Carminati: Viviamo in un sistema ultra performante che richiede spesso un'attitudine di questo tipo. La riscontriamo in ogni lato della nostra vita, anche nell'industria. Abbiamo la fortuna di essere circondati da persone che non hanno mai avuto la pretesa o l'aspettativa che cambiassimo il modo di esporci ed esprimerci. E anche se abbiamo avuto confronti super prolifici, non ci sono stati mai paletti troppo stretti.

Come avete vissuto l'uscita di Notturno?

Lorenzo Carminati: Da questo punto di vista, rispetto al concetto di ultra performance, appena abbiamo cominciato ad avere il disco sottomano non vedevo l'ora che uscisse. Mi sembrava che ci fosse veramente un tempo di gestazione, quando magari in realtà è più un'ansia legata a questo aspetto.

E Milano?

Lorenzo Carminati: Ovviamente viviamo nell'emblema di questa frenesia, una città che rappresenta meglio questa dinamica assurda. Però, di questa medaglia, esistono sicuramente due facce. Milano ti dà la possibilità di accedere a occasioni e a opportunità che nessun'altra ti dà. Anzi credo che Studio Murena non sarebbe mai nato in un altro contesto cittadino: è un gruppo figlio della metropoli, con le sue luci e con le sue ombre.

Faccio un passo indietro: come nasce l'idea di un brano come Tre porte di paura? E come nasce l'idea del dialogo con la terapista interpretata dall'attrice Valeria Perdonò?

Lorenzo Carminati: Credo sia stata la cosa più complicata di questo disco.

Amedeo Nan: Siamo partiti da un pezzo di Thelonious Monk (Evidence ndr) che ci aveva folgorato e abbiamo preso la prima cellula melodica e il risultato era questo ritmo incalzante, quasi angoscianti. Abbiamo deciso di partire da quel loop e l'abbiamo dovuto semplificare: si tratta di uno dei brani ritmicamente più complessi. Abbiamo insistito molto su questa traccia, sapevamo che ne sarebbe valsa la pena. Inizialmente avevamo pensato a una posse track.

Lorenzo Carminati: Poi abbiamo trovato la chiave grazie alla notte. Cosa succede di notte di cui non abbiamo ancora parlato? Gli incubi. Da lì in poi le strofe son venute da sé perché ha centrato una necessità, un bisogno di espressione.

Com'è andata invece con l'attrice Valeria Perdonò?

Lorenzo Carminati: Tommaso (Colliva, produttore dell'album e membro dei Calibro 35) aveva conosciuto Valeria durante il suo spettacolo ed era piaciuta moltissimo. Volevamo provare un brano che avesse parti dialogiche, anche perché ce ne sono un sacco nei brani che ascoltiamo. Lei poi è stata straordinaria, perché le abbiamo dato solo l'impalcature del pezzo, dicendole che il brano avrebbe parlato di incubi e quello che ascoltate è il risultato finale. Sono molto fiero di questo brano.

Come riuscite a trovare il punto d'equilibrio nelle decisioni, anche sonore, della band e in cosa è cambiato l'approccio a Notturno?

Maurizio Gazzola: È diventato spontaneo nel tempo, nasce dalle nostre scelte, dai nostri ascolti. Poi certamente, ognuno di noi ha i propri ascolti e questo rende lo sfondo eterogeneo. Mentre nell'approccio a Notturno, più che cercare una casella, un'etichetta, siamo partiti dal tag di determinati ambienti musicali a cui vogliamo arrivare. All'inizio avevamo in mente di fare un Ep da 5 brani.

Poi?

Maurizio Gazzola: Ci siamo ritrovati a casa di Amedeo in Piemonte, e ci siamo messi a suonare su questa collina e sono uscite 9 tracce. C'erano idee che son diventate bozze, brani già completi diventate demo e che poi abbiamo condiviso con Tommaso in studio. La gestazione è stata lunghissima, quasi 2 anni, ma nel frattempo abbiamo composto altri brani.

Amedeo Nan: Voglio aggiungere anche che l'uso dell'elettronica è molto più presente all'interno di questo lavoro anche perché essendo già tanti con gli strumenti, avevamo voglia di utilizzarla per aggiungere un'infinita di colori, a una palette già molto ampia. Poi diventa anche una sfida sulla possibilità di suoni da utilizzare: c'è solo la tua creatività come limite.

Lorenzo Carminati: Le cose funzionano grazie alla nostra sinergia ed è una cosa che viene fuori, più che un aspetto da ricercare.

Essere molto spesso in tour come influenza anche la vostra capacità produttiva?

Maurizio Gazzola: Aiuta sicuramente tanto, nel conoscersi e comprendersi. Sfruttiamo i viaggi che facciamo in tour o per la promozione per scambiarci idee che saranno applicate in live ma non solo: una sorta di confessionale reciproco.

Lorenzo Carminati: Poi c'è sicuramente bisogno anche di stare da soli, ma senza tutta questa condivisione, non riusciremmo a scrivere di musica.

Maurizio Gazzola: In più non c'è solo il tour, alcuni di noi condividono casa, altri si son trasferiti solo pochi mesi fa e c'è pure chi gioca a tennis insieme.

Il più grande desiderio in questo momento dei Studio Murena?

Amedeo Nan: Probabilmente vivere di musica, anche perché potrebbe sembrare strano detto da noi in questo momento, ma siamo in 6 quindi forse è colpa nostra (ride ndr).

Maurizio Gazzola: Riuscire a pensare solo alla musica dalla mattina e poi anche incontrare le persone che ci stanno scrivendo dopo l'uscita del disco. Di beccarle tutte durante l'estate.

0 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views