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“Sempre Libera” ma solo in scena, il dramma della Callas a fumetti

Lorenza Natarella, voce giovane e promettente del fumetto italiano, dirige per Bao Publishing una travolgente sinfonia in nero e rosa cipria magistralmente interpretata da Maria Callas, la Divina “prima donna” della lirica per antonomasia.
A cura di Fran
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Mettiamo subito le cose in chiaro: se siete in cerca di particolari piccanti e/o lacrimevoli sul triangolo Callas – Onassis – Kennedy, questo libro non fa per voi. E di questo sono personalmente grata all'autrice, dal momento che la figura di Maria Callas (morta esattamente 40 anni fa, il 16 settembre 1977) sembra essere presentata al sentire comune sempre e solo ricalcando fedelmente lo stereotipo della diva, con una descrizione che potrebbe suonare più o meno come "donna affascinante e capricciosa, impegnata ad intrecciare relazioni con uomini affascinanti e capricciosi, regina del jet-set ed onnipresente su riviste patinate che contribuiscono ad amplificarne il fascino e i capricci suscitando nei suoi confronti forti passioni – negative o positive – da parte del pubblico. Ah, occasionalmente canta".

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Naturalmente in Sempre Libera (Bao Publishing, 19.00 €) ci sono anche un tocco glamour e un pizzico di gossip. E come potrebbero mancare? I miti, dopotutto, si nutrono anche di questo. Ma Lorenza Natarella, classe 1988, non si sdilinquisce certo in aneddoti strappacuore o torbide rivelazioni: i doni degli ammiratori, i fotografi al Lido di Venezia, la leggendaria passione per i guanti, lo yacht di Onassis con i suoi sgabelli rivestiti di prepuzio di balena (sic!) restano sullo sfondo, raccontati con la giusta dose di disincanto ed una buona quintalata di ironia, semplici accidenti lungo il percorso tortuoso che è la vita di Maria Callas: contribuiscono a definirne il carattere e ne ingigantiscono il temperamento già di per sè sopra le righe, estremo e votato all'eccesso in ogni sua manifestazione. In una parola, drammatico.

Ed è proprio il Dramma la chiave di lettura in cui si risolve una personalità complessa: la teatralità della Callas pubblica e il tormento della Maria privata vengono sublimate – e non potrebbe essere altrimenti – nell'Arte. Al netto di romanticherie, la carrellata di uomini che costellano la vita di Maria ha uno spettro piuttosto ampio, fra direttori d'orchestra, impresari teatrali, registi, fascinosi armatori e tragicomici mariti-manager, ma la relazione più importante e sicuramente più difficile è quella con l'ingombrante (e tutt'altro che angelica, nonostante il nome) figura materna: Evangelia Kalogeropoulos, esemplare di razza di quella schiera di madri dalla volontà granitica e dalla lingua affilata che si prefiggono l'obiettivo di aiutare le loro figliole a coltivare – volenti o nolenti – il proprio talento, oltre ad un discreto numero di nevrosi.

Attraverso l'intimo contrasto con la figura della madre, che si protrarrà per tutta la vita ed influenzerà anche le sue scelte artistiche, la Callas costruisce per se stessa una rigida routine fatta di disciplina e aspettative, di responsabilità ed obblighi nei confronti del teatro e dell'opera, prima che di Maria: una vita in cui la passione per il canto è legata a filo doppio al dovere di cantare, e tutto quello che c'è fuori o intorno viene rabbiosamente liquidato e spazzato via dai pensieri con uno sfogo a caratteri cubitali: "State zitti! Non sento la musica!"

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A proposito di caratteri cubitali, Lorenza Natarella classe 1988 ha un bel po' di cose da insegnarci: la sua prosa brillante ed il tratto vibrante, essenziale, danno alla storia un ritmo turbinoso e coinvolgente – musicale, sì – grazie al magnifico lettering attraverso cui l'autrice sottolinea i repentini cambi di tono della narrazione (e degli umori di Maria); il libro canta, strepita, adula, inveisce insieme all'irresistibile protagonista, ora con corsivi morbidi ed eleganti, ora con stampatelli più o meno frastagliati e minacciosi. D'altronde, è impossibile limitare nell'ordinarietà di un carattere prestampato l'esuberanza di una cantante Divina, nè contenere la vivacità di una disegnatrice originale e sagace come Lorenza Natarella, classe 1988, entro i margini di una vignetta.

Probabilmente l'unico modo per raccontare a fumetti la storia non convenzionale di un'artista eccezionale era così: a mano (sempre) libera. Proprio come la Callas.

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