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Sanremo chiede più soldi per il Festival: “Se la Rai accetta a danno delle etichette pronti a tirarci indietro”

Continua il braccio di ferro tra Comune di Sanremo, Rai e Discografia. A Fanpage la Fimi denuncia l’aumento della richiesta economica della città e dice alla Rai: “Se accetta queste condizioni a danno delle etichette, siamo pronti a tirarci indietro”.
A cura di Francesco Raiola
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Teatro Ariston a Sanremo durante il Festival
Teatro Ariston a Sanremo durante il Festival

La questione economica attorno al Festival di Sanremo è sempre più importante, soprattutto in questi ultimi anni. Da tempo, infatti, la discografia si lamenta di come la kermesse sia soprattutto un investimento economico in negativo, almeno nel breve termine: logistica, artisti, band, uffici stampa, stylist, insomma, sono alcune delle spese che le etichette pagano senza che torni mai la totalità dell'investimento. Il rischio, oggi, è che si apra una voragine sul rapporto tra la città ligure e la discografia italiana. Fanpage.it ha raggiunto il Ceo di FIMI Enzo Mazza per capire quali ripercussioni potrebbe avere l'aumento della richiesta economica da parte del Comune di Sanremo e le possibili ripercussioni: "Se la Rai accettasse, siamo pronti a tirarci indietro".

Il problema economico del Festival

Nel 2024 Enzo Mazza, a capo della Federazione che rappresenta le discografiche in Italia, spiegava a Fanpage: "I costi sono fuori controllo, le aziende discografiche ci riferiscono che appena mettono piede a Sanremo sono già in perdita. Il contributo spese di RAI di 55 mila euro più qualche spicciolo per la serata dei duetti è assolutamente insufficiente". Le cose, nel frattempo, non sono cambiate, anzi, sono anche peggiorate.

Il bando e i rincari per accedere: cosa chiede Sanremo

Nel bando che è stato creato obbligatoriamente per assegnare la prossima edizione del Festival e a cui ha partecipato solo la tv di Stato, si legge al punto "x" che il partner (quindi la Rai) deve "riconoscere un corrispettivo al Comune non inferiore a 6.500.000 (seimilionicinquecentomila/00) annui, oltre IV A eventuali altri accessori di legge, da aggiornarsi annualmente in base all'indice FOI dell'ISTAT, oltre a una percentuale non inferiore all'1%, da definire con il Progetto, su tutti gli introiti, comunque definiti e a qualunque titolo incassati, derivanti dai proventi pubblicitari e da quelli derivanti dallo sfruttamento, in qualunque forma (anche mediante uso di piattaforme internet; sistemi di televoto; franchising; merchandising…), dei marchi concessi e dei segni distintivi delle singole".

Enzo Mazza, Ceo della FIMI
Enzo Mazza, Ceo della FIMI

Mazza: "La città di Sanremo unica a non investire sul Festival"

Il Comune di Sanremo, quindi, chiede un aumento nel corrispettivo (che negli anni passati era circa di 5 milioni fino al 2023 e di 5.3 per le ultime due edizioni di Amadeus) e una percentuale su tutti gli introiti, compresa la pubblicità. Siamo tornati da Mazza per chiedergli cosa ne pensa e la risposta è stata che questa proposta è inaccettabile: "Come premessa va detto che gli unici due soggetti che investono sull’evento sono RAI e l’industria discografica, la cui produzione dei brani in gara alimenta un’intera filiera. Autori, editori, artisti, musicisti, il mondo del live che dopo il festival pianifica le date dei tour. Tutti dipendono dall’investimento che la casa discografica realizza per portare gli artisti in gara". Il Ceo di Fimi lancia una stoccata al Comune che, a suo dire, ricaverebbe principalmente da questo accordo, a scapito di Rai e artisti.

"L’unico soggetto che in modo parassitario beneficia di questi investimenti è la città di Sanremo, i cui investimenti sono assenti e punta soltanto a massimizzare dal punto di vista turistico e di immagine l’evento. Sarebbe veramente il colmo che RAI aumentasse il corrispettivo per il Comune di Sanremo e addirittura desse una percentuale dei ricavi pubblicitari quando le case discografiche che non rientrano nei costi vanno in perdita sulla partecipazione all’evento" continua Mazza che, spiega, pensa che questi soldi potrebbero essere investiti in maniera diversa, direttamente sull'evento.

Le etichette pronte a tirarsi indietro nel 2026

"RAI deve dirottare invece questi denari sull’evento, dare maggiori rimborsi, che comunque finiscono nel coprire i costi di alberghi e ristoranti e pertanto ritornano nelle economie della città", continua il Ceo di FIMI, "Major e indipendenti hanno visto crescere in maniera esponenziale i costi negli ultimi anni e la partecipazione di un artista ormai arriva a costare intorno ai 120 mila euro a fronte di un contributo di RAI inferiore ai 65 mila euro. RAI e Comune devono tenere conto di questo perché c’è un concreto rischio di vedere le aziende ridurre gli impegni a causa del mancato ritorno degli investimenti". E se nessuno dovesse accettare? Mazza risponde: "Siamo pronti disimpegnarci e a tirarci indietro".

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