Perché David Grossman ha deciso di usare la parola genocidio per quello che Israele sta facendo a Gaza

David Grossman è uno degli scrittori israeliani più famosi al mondo, da sempre sostenitore della pace tra israeliani e palestinesi, dell'idea dei Due Stati. Diciannove anni fa, inoltre, lo scrittore ha perso il figlio Uri, morto mentre era in battaglia in terra libanese, quando un razzo ha colpito il suo tank. La voce di Grossman è sempre molto ascoltata, soprattutto perché solitamente è una voce di pace, critico sia nei confronti del Governo israeliano che nei confronti di Hamas e di coloro che li seguono. Intervistato da Repubblica, però, per la prima volta lo scrittore ha usato la parola tabù: genocidio.
La posizione dello scrittore su quello che succede in Palestina
Grossman, infatti, ha sempre cercato di mantenere un equilibrio anche nella critica feroce alle posizioni guerrafondai del Governo e della sua ala più estrema formata da Ministri come Smotrich e Ben Gvir per questa volta ha spiegato di non riuscire a non parlare di genocidio, per i numeri che legge – seppur mediato talvolta da Hamas, appunto – per quello che vede quotidianamente, soprattutto da media come Haaretz e da quello che gli viene raccontato da chi può testimoniare coi propri occhi. Per anni ha voluto evitare di pronunciare quella parola eppure, spiega, adesso non si può più evitare di farlo.
Perché Grossman ha deciso di usare la parola genocidio
"Per anni ho rifiutato di utilizzare questa parola, ma adesso non posso trattenermi dall’usarla (…) con immenso dolore e con il cuore spezzato, devo constatare che sta accadendo di fronte ai miei occhi. ‘Genocidio'" ha detto amareggiato durante l'intervista. Mentre la usa, Grossman sottolinea anche la potenza di una parola del genere e soprattutto il modo in cui può essere usata e, spiega, manipolata, in chiave antisemita, un rischio che bisogna evitare di correre. Nell'intervista, lo scrittore di Che tu sia per me il coltello, sottolinea anche l'errore passato di occupare Gaza, come vorrebbero i due ministri citati.

L'errore di occupare Gaza
Per Grossman, infatti, l'occupazione fu un errore enorme. Un errore di Israele che fu costretta a dismetterla perché non riusciva a difendere coloro che avevano occupato, ma anche dei palestinesi, incapaci, a detta dello scrittore, di trasformare Gaza in un luogo fiorente, preferendo cedere al fanatismo e usando quei luoghi per lanciare missili contro Israele: "i palestinesi non sono stati in grado di resistere alla tentazione del potere: loro hanno sparato a noi, noi abbiamo sparato a loro e ci siamo ritrovati nella solita situazione". Grossman infine racconta anche lo shock, post 7 ottobre, che ha portato l'intellighenzia israeliana progressista a rispondere con troppa calma alla risposta spropositata del Governo Netanyahu: "Eravamo in un totale stato di disperazione per aver perso tutto quello in cui avevamo creduto e amato: credo che la nostra reazione lenta sia stata naturale e comprensibile".
La morte del figlio Uri in battaglia
Era il 2006 quando David Grossman annunciò al mondo la morte di uno dei suoi tre figli, Uri, 20 anni, capitano di tank, impegnato nella Guerra del Libano del 2006. Durante un'operazione, infatti, Hezbollah uccise 23 soldati israeliani, tra cui proprio il figlio dello scrittore, colpendo il tank con un missile: "Stava quasi per essere congedato dall’esercito, a novembre (…). Era felice che fosse stata presa la decisione del cessate il fuoco. Aveva promesso che avrebbe mangiato a casa il prossimo sabato…" disse lo scrittore commentando la morte de figlio. Pochi giorni prima, inoltre, Grossman aveva firmato assieme ad altri scrittori come Abraham Yehoshua e Amos Oz un appello alla tregua.