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Oggi ricordiamo Agrippina Vaganova, la maestra di San Pietroburgo

Era il 5 novembre del 1951 quando morì a Leningrado Agrippina Vaganova, la didatta che ha cambiato il mondo della danza in sala e sul palcoscenico.
A cura di Massimiliano Craus
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Agrippina Vaganova in "Esmeralda" nel 1910
Agrippina Vaganova in "Esmeralda" nel 1910

Il nome di Agrippina Vaganova è spesso associato al quadrato omonimo delle sale di danza di tutto il mondo nello studio della tecnica accademica, figlia legittima dell'esperienza di fine Ottocento impartita dal coreografo Marius Petipa. Spesso infatti abbiamo attribuito al coreografo marsigliese i meriti indiscutibili del successo del repertorio romantico, soprattutto nella collaborazione speciale che si andò formando negli anni Novanta del XIX secolo con il compositore Piotr Ilich Ciaikovskij. Quella scuola pietroburghese aveva sortito effetti impensabili sul repertorio dell'epoca, peraltro giunto intatto fino ai giorni nostri con i titoli della trilogia "La Bella addormentata" del 1890 di Petipa in prima persona, "Lo Schiaccianoci" del 1892 coreografato da lev Ivanov su libretto di Marius Petipa ed "Il lago dei cigni" del 1895 coreografato a quattro mani dai due sommi maestri dell'epoca. E nel 1897 si diplomò all'Accademia Imperiale di Balletto di San Pietroburgo Agrippina Vaganova, ballerina e poi insegnante della tecnica di danza che prenderà successivamente proprio il suo nome. Nonostante la sua eccelsa predisposizione alle scene, l'allora giovane danzatrice divenne prima ballerina nel 1915 per poi ritirarsi anzitempo l'anno dopo a soli trentasette anni, attratta evidentemente dallo studio teorico di quanto portato con successo sul palcoscenico del Teatro Marinskij di San Pietroburgo. Eppure le sue variazioni erano sempre applaudite a teatro per l'alto tasso di virtuosismo ed ineguagliabile tecnica, a dispetto delle molte remore sul suo conto da parte del sommo coreografo Marius Petipa. Da lì il passo verso l'insegnamento fu assai breve, con una crescente attenzione alle differenti tecniche di danza del mondo, riuscendo sapientemente a rimescolarle tra di loro con risultati che sono stati apprezzati e riproposti nelle accademie dei paesi europei dell'est prima di destabilizzare il mondo coreutico occidentale. Il suo insegnamento cercava di combinare lo stile elegante e raffinato del Balletto Imperiale, che aveva imparato da maestri quali Enrico Cecchetti, con una danza più atletica e vigorosa tipica dello spirito dell'Unione Sovietica. E fu proprio la fertilità artistica e culturale del Vecchio Continente ad infondere nella tecnica Vaganova un alone di perfezione mai percepito prima, se non nelle pagine del "Trattato elementare, teorico e pratico dell'Arte della Danza" del 1820 di Carlo Blasis o dei suoi più diretti predecessori del metodo Enrico Cecchetti e della tecnica Preobrazenskaja, rielaborati ad hoc per una miscellanea davvero compiuta come mai prima. E se i suoi insegnanti furono i celebri Ekaterina Vazem, Enrico Cecchetti, Christian Johansson, Pavel Gerdt, Lev Ivanov e Nikolaj Legat non paiono affatto di minore nota i suoi allievi più riusciti quali Marina Semyonova, Galina Ulanova, Tatiana Veceslova, Natalja Dudinskaja, Alla Shelest, Irina Kolpakova e Vera Volkova.

La letteratura di danza prima e dopo la Vaganova

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Agrippina Vaganova perfezionò e sistematizzò questo metodo di insegnare l'arte del balletto classico in un programma di enorme saggezza. Il suo libro, "Foundations of the Classical Ballet", pubblicato a San Pietroburgo nel 1934, resta ancora oggi un testo importantissimo contenente le istruzioni per la tecnica del balletto. Dopo la Rivoluzione d'Ottobre il futuro del balletto in Russia sembrava difficile ma Agrippina Vaganova lottò alacremente per la sopravvivenza della sua arte e per la preservazione dell'eredità di Marius Petipa. Nel 1934 diventò direttore del "Chortechnikum", ovvero l'Accademia di Balletto di San Pietroburgo che oggi porta il suo nome. Alcuni dei talenti emersi dall'Accademia Vaganova sono tra le più alte personalità del balletto, basti citare Rudolf Nureyev, Irina Kolpakova, Michail Barysnikov, Natalja Makarova, Jurij Solovev, Altynai Asylmuratova, Diana Visneva e Svetlana Zakharova. Da questi successi della scena sono scaturiti in rapida successione altrettanti contributi editoriali a fondamenta della sempre più aggiornata "tecnica Vaganova", ideata nel 1934 con le "Fundamentals of the Classic Dance", tradotto poi a New York da Anatole Chujoy nel 1937. Quel testo è poi stato poi nuovamente tradotto dall'insegnante napoletana Mara Fusco e successivamente dalla studiosa Flavia Pappacena ma il lavoro di ripresa del testo vero e proprio è stato griffato da Riccardo Riccardi, in compagnia di Ivan Goliandin, per una corretta applicazione delle convinzioni tecniche e didattiche di Agrippina Vaganova. Pubblicato nel 2007 da Gremese, "La Scuola Russa di Danza Classica" di Vera Kostrovickaja ed Aleksej Pisarev è un lavoro che completa oltremodo le asserzioni pedagogiche elaborate per prima dalla direttrice della Scuola coreografica di San Pietroburgo del primo dopoguerra, l'unica in grado ad uniformare l'insegnamento della tecnica classica di tutte le scuole dell'allora Unione Sovietica. Quelle pagine sono ancora oggi il vero testamento dell'immane lavoro realizzato da Agrippina Vaganova, maestra di una tecnica senza tempo ed ormai senza più confini al di là dei quattro lati dell'agognato "quadrato" omonimo.

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