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Nicola Siciliano: “Sono stato messo da parte. Col tempo ho capito che non tutti sono amici e lo canto”

Nicola Siciliano pubblica un Ep omonimo, il primo da indipendente: l’incontro con Mario Trevi, la viralità del freestyle su TikTok e attesa del suo primo live.
A cura di Vincenzo Nasto
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Nicola Siciliano, 2025
Nicola Siciliano, 2025

C'è un aspetto del nuovo Ep omonimo di Nicola Siciliano, in cui si riflette sul percorso, ormai dal 2018, del giovane artista campano. Alla presentazione di "Niente più", il singolo che avrebbe poi aperto il percorso all'album "Skugnizzo", aveva discusso di ciò che era accaduto dopo "P' Secondiglian" con Geolier, con alcuni passaggi a vuoto: "Credo che in quest'ottica, il nuovo album abbia a che fare proprio con questo racconto. Anche nel singolo, proprio dal titolo, è chiaro il riferimento a tutto ciò che ho rinunciato del passato". Nell'Ep omonimo sembra prendere una direzione diversa la sua narrazione, influenzata anche dalla pubblicazione  – la prima da indipendente – con la sua etichetta Area 51. Un senso di rivalsa, cantato soprattutto in "Oggi": "È un messaggio anche per chi inizia adesso. Dico loro di guardarsi bene attorno". Poi l'incontro con il maestro Mario Trevi, il successo, anche su TikTok di Trevi Freestyle e la scoperta dell'immaginario barocco del "Rondò Veneziano": sullo sfondo il suo primo concerto live, in arrivo in primavera. Qui l'intervista a Nicola Siciliano.

Com’è stato quest’ultimo periodo?

Sto molto bene, molto carico, molto energico. Devo dire la verità: l'uscita di questo progetto mi ha spronato molto.

Riguardo al titolo, nel momento in cui un progetto prende il nome del suo autore, sembra acquisire un valore identitario. Come mai questa scelta?

L’ho chiamato con il mio nome perché cercavo un’identità che mi rispecchiasse. Ho pensato a tanti titoli, a varie idee, ma alla fine quello che sentivo di più mio, era proprio il mio nome. È come dire: mi metto a nudo, questo sono io, queste sono le mie sonorità e quelle verso cui sto andando.

È il tuo primo progetto da indipendente, è cambiato qualcosa nel tuo approccio al lavoro?

È la prima volta che faccio uscire un album in modo indipendente, ma non è cambiato molto nel processo di produzione rispetto a quando ero sotto etichetta. Non ho avuto alcun problema o difficoltà particolare. È cambiata, però, la libertà di movimento: decido io quando far uscire qualcosa, seguo la linea che ritengo giusta, senza dovermi adattare a una struttura più grande. Ho voluto fare questo passo per capire come posso trasformare il mio percorso musicale in autonomia.

Dal punto di vista musicale, già in passato avevi espresso la tua passione verso la musica popolare napoletana. Credi sia il passo in avanti rispetto ai progetti precedenti?

Sì, ma non solo. Il passo avanti più grande è la mentalità. I miei primi album li ho pubblicati a 16-17 anni: ora sono cresciuto. C’è stato un cambiamento anche nel modo di vivere il team che lavora con me: è tutto è più strutturato. E soprattutto ho una visione più ampia, a 360°, su tutto ciò che c’è dietro l’uscita di un disco o di un singolo. Il resto rimane lo stesso: vivere la musica, che io sia sotto etichetta o indipendente.

Qual è stata la consapevolezza più forte che hai acquisito crescendo? Anche al di fuori della musica.

È stato proprio il vivere a farmi maturare: le giornate, le persone e le situazioni che cambiano. Tutto questo mi ha fatto crescere sia nei testi che nel modo di vedere le cose.

Dal punto di vista caratteriale in cosa sei cambiato di più?

Sono diventato più responsabile, più determinato, più costante. Ho sviluppato più disciplina sia nella vita che nella musica. Ho imparato a concentrarmi di più su me stesso, cosa che prima facevo meno.

Veniamo a "Trevi Freestyle", che ha avuto un grande successo: come nasce?

Nasce da un incontro con il maestro Mario Trevi. Ero nel suo studio, abbiamo parlato della musica degli anni ’50 e ’60 a Napoli, della sua esperienza, dei posteggiatori che giravano tra le strade e nei locali di Napoli. Mi ha raccontato la storia della musica napoletana come se fosse un film, in maniera completamente lucida. Mi ha dato anche tantissimi consigli musicali. Il giorno dopo sono andato in studio e mi è uscita "Trevi Freestyle". Ho messo insieme gli insegnamenti che mi aveva dato, le sue storie, la tradizione napoletana e l’ho rielaborata a modo mio, anche in chiave rap. Quell’incontro mi ha segnato e mi ha fatto guardare alle cose con altri occhi.

Cosa ti ha affascinato di più di una figura come la sua, così lontana dalla tua epoca musicale?

Io sono sempre affascinato da ciò che è autentico, da chi ha lasciato un segno. Mi piace conoscere chi ha spianato la strada prima di noi, capire com’era la musica napoletana prima del digitale. Da piccolo cantavo ai karaoke brani storici napoletani, mischiando anche le strofe dei Co'Sang, e ascoltavo tanti artisti: Mario Trevi, Nino D’Angelo, Gigi D’Alessio. Mi incuriosiva incontrarli dal vivo. E Mario Trevi è stato il primo a darmi questa possibilità: per me è stata un’esperienza assurda essere nel suo studio.

Qual è il consiglio più prezioso che ti ha dato?

La "cazzimma". Mi ha detto di non lasciarmi influenzare dagli altri: tanto farai sempre qualcosa che qualcuno criticherà. Me lo ha spiegato in un modo talmente forte che mi è rimasto dentro. Mi ha aiutato ad azzerare certe paure e a credere di più in quello che faccio. Come il passaggio da indipendente: mi ha fatto riflettere e non mi sono girato più indietro.

Dal punto di vista artistico, ora che sei indipendente, c’è un limite che senti di aver superato?

La verità è che non ho mai avuto grossi problemi con le etichette: mi hanno sempre trattato bene. L’unica differenza è che quando sei in una major devi ponderare di più le scelte, confrontarti con più figure. Ora invece posso decidere in autonomia: se voglio far uscire un pezzo, lo faccio uscire.

Come questo Ep?

Esatto: l'ho lavorato solo in 4 mesi ed è uscito. Impensabile se l'avessi dovuto far uscire con un'etichetta.

Ti aspettavi il successo di "Trevi Freestyle"?

No, assolutamente. La canzone era corta, tutta barre, niente ritornello melodico. Ho provato questo “jolly”, una specie di ritornello ripetuto come avevo sentito fare a certi rapper americani. Pensavo che potesse piacere ma non immaginavo così tanto.

I numeri su TikTok raccontano di uno dei brani più popolari nei mesi successivi all'uscita.

È esplosa da sola, senza sponsor, senza spinta. A volte succede così: quando meno te lo aspetti.

Parliamo del visual di "Rondò Veneziano". Da dove nasce l’ispirazione?

Il nome "Rondò Veneziano" mi è sempre piaciuto: suona bene, come Nicola Siciliano. Mi affascinavano le loro estetiche barocche, i contrasti, le orchestrazioni. Ho ascoltato alcuni loro brani, come "La Serenissima", e quel mondo mi ha ispirato molto. Il brano nasce da lì, da quel contrasto tra classico e moderno.

Nel brano "Oggi", che chiude il disco, c’è un verso che parla di cercare la tua mano. Mi sembra collegato al tema della crescita e del concentrarsi su se stessi, è così?

Sì. Quel brano parla dell’egoismo che oggi prevale. Crescendo ti accorgi che non tutti ti sono davvero amici, che molti si avvicinano per interesse. Ho vissuto situazioni di persone che chiedevano sempre una mano, ma poi sparivano.

Può essere un monito anche per chi si affaccia ora alla musica?

Sì, assolutamente: È un messaggio anche per chi inizia adesso. Dico loro di guardarsi bene attorno.

C'è qualcosa che ti ha deluso più delle altre?

Non ho mai chiesto nulla a nessuno, eppure a volte sono stato messo da parte. Oggi racconta tutto questo: valori che non esistono più, amori superficiali, amicizie non sincere.

Sta arrivando anche il primo momento dal vivo con un concerto vero e proprio.

È un’emozione enorme. Sarà il primo concerto tutto mio, con una scaletta piena. Voglio dare il massimo. Ho tanta ansia da prestazione, ma quella bella, quella che ti carica. È da anni che sognavo questo momento. Ne parlo con te e mi vengono già i brividi. L'altro giorno, per l'uscita del disco, sono uscito con alcuni miei amici e immaginavo nella mia mente già le scenografie, i momenti in cui salterò sul palco. Non vedo l'ora.

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