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Nel rapporto Federculture la crisi della cultura in Italia al tempo del Covid

Diversi gli spunti di interesse dal Rapporto Federculture del 2020. Analizzando l’impatto della pandemia sulle imprese culturali, emerge un quadro preoccupante, anche se non mancano le attese per il rilancio. Nel complesso, negli ultimi vent’anni diminuisce la partecipazione culturali degli italiani a teatro e cinema, cresce quella nei musei.
A cura di Redazione Cultura
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Uno scenario tra qualche luce e diverse ombre quello che evidenzia Federculture nel 2020 per le imprese culturali italiane. Il rapporto annuale dell'organizzazione, in cui sono riunite le imprese che operano nel campo culturale, da Nord a Sud del Paese, ha raccolto i questionari inviati ai propri associati e ne ha analizzato gli esiti. Alla presentazione del rapporto, alla presenza del presidente di Federculture, Andrea Cancellato, e del ministro Dario Franceschini, è emerso un quadro complessivo dell'impresa cultura italiana sia alla luce dei riflessi della pandemia sia di più ampio scenario negli ultimi vent'anni. Con risultati interessanti, che meritano un approfondimento.

Come la pandemia impatta sulle imprese culturali

Innanzitutto, la pandemia ha provocato perdite enormi per il settore della cultura. Più del 70% degli enti culturali ha stimato per quest'anno un calo superiore al 40%,, mentre il 13%  preventiva una caduta verticale oltre il 60%. Solo il 22% ipotizza un ritorno alla normalità quando la pandemia sarà passata, mentre il 50% prospetta una riduzione e ridefinizione delle proprie attività: il 73% teme una riduzione di fondi.

Diminuisce il teatro, crescono i musei

Ancor più interessanti sono i dati relativi all'andamento dei consumi culturali  Negli ultimi dieci anni, infatti, è diminuita la partecipazione culturale degli italiani, soprattutto per cinema, teatro e libri. In controtendenza i musei e le aree archeologiche, cresciute del 21,5% in vent'anni e del 7% dal 2010.

In questo quadro, un ruolo decisivo del modo in cui gli italiani fruiscono di cultura è svolto dalla riduzione e dal progressivo disimpegno del pubblico negli investimenti e nella spesa culturale. Se tiene la spesa dello Stato, a livello centrale, pessime sono le performance degli Enti Locali, che hanno scaricato sulla cultura buona parte dei tagli ai fondi loro destinati. In vent'anni, nel complesso, la spesa pubblica in cultura è diminuita di oltre un miliardo, principalmente per il calo delle risorse di comuni (-750 milioni, pari a -27%), regioni (-300 milioni, pari -23%), e province (-220 milioni, pari a -82%). La spesa pubblica per cultura, nel nostro Paese, ci pone in fondo alle classifiche europee: la media dell'Unione Europea dell'incidenza sul totale è del 2,5%, mentre noi siamo fermi all'1,6%.

Il Sud in controtendenza: più cultura in 20 anni

Un dato interessante riguarda invece i consumi culturali al Sud . Dal 2001 al 2019 è una curva in crescita: +29,3% il teatro; +34,5% musei e mostre; +56,2% siti monumentali; +23,7% concerti di musica classica; +11,3 % altri concerti, +4,4 % cinema.

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