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Mostra del cinema di Venezia 2020

Mostra cinema Venezia: apre ‘Lacci’, il film di Daniele Luchetti dal romanzo di Starnone

“Lacci” di Daniele Luchetti, il film d’apertura della 77esima Mostra del cinema di Venezia con Luigi Lo Cascio e Alba Rohwacher è tratto dall’omonimo romanzo di Domenico Starnone. Lo scrittore napoletano, premio Strega nel 2001, ha costruito una storia familiare che si snoda come un giallo sentimentale dolente e ironico.
A cura di Redazione Cultura
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Ad aprire la 77esima Mostra del cinema di Venezia c'è "Lacci", il nuovo film di Daniele Luchetti, con Luigi Lo Cascio e Alba Rohwacher, tratto dal romanzo di Domenico Starnone, pubblicato da Einaudi nel 2014. Già portato in scena a teatro da Silvio Orlando (anche nel cast film) negli anni scorsi, "Lacci" in versione cinematografica è già a modo suo un caso. Innanzitutto, perché riporta in auge il triangolo Luchetti-Starnone-Orlando che in molti ricordano con affetto per aver portato sul grande schermo il film "La scuola" tratto da due libri di Starnone, "Ex Cattedra" e "Sottobanco". "Lacci" è, in realtà un piccolo (ma solo nelle dimensioni) capolavoro dello scrittore napoletano, vincitore del Premio Strega 2001 con "Via Gemito".

Anche qui, come nei precedenti romanzi di Starnone, e nei successivi "Scherzetto" e "Confidenza",  il romanziere classe 1943 vola alto con una storia domestica, breve, attraversata da un filo di amarezza, che tiene il lettore al cappio senza tuttavia soffocarlo come succede ai protagonisti di questa vicenda, innanzitutto i genitori Aldo e Vanda, ma anche i figli, Sandro e Anna, tutti poco alla volta attanagliati da quei lacci sentimentali che stringono sempre più a creare l'equilibrio sottile che domina in ogni famiglia, in quelle case dove "c’è un ordine apparente e un disordine reale".

Non è la storia di una famiglia disfunzionale, "Lacci", è il racconto di una famiglia, per certi versi qualsiasi e infelice nel suo modo unico, come ci insegna Tolstoj. Aldo e Vanda, vent’anni, si sposano giovani. È il 1962. Tre anni dopo nasce il primogenito Sandro, poi la secondogenita Anna. Ma Aldo si innamora di un'altra, giovane donna: il suo nome è Lidia. E per Lidia abbandona la famiglia al suo destino, trasferendosi a Roma, dove diventerà un autore televisivo di riguardo. Ma ecco entrare in scena i lacci, quelli invisibili che tengono uniti anche le incrinature più profonde, così Aldo tornerà sui suoi passi, tradendo il suo istinto dopo aver tradito la moglie. La struttura del romanzo è epistolare, gioca sul filo del tempo, una sorta di "giallo sentimentale" come l'ha definito l'autore. D'altro canto – e qui c'è Starnone in purezza –  "Non sarai mai quello che vuoi ma quello che capita".

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