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Maradona al Piccolo Bellini con “Diego – non sarò mai un uomo comune”

Al Piccolo Bellini è di scena dal 20 al 30 marzo, “Diego – non sarò mai un uomo comune” per la regia di Aniello Mallardo. Lo spettacolo racconta, attraverso le gesta di Maradona, l’epopea di una città allo sbando e le gioie di un popolo in cerca di riscatto.
A cura di Andrea Esposito
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Si dice spesso che in Italia, e specialmente qui a Napoli, le politiche culturali e sociali hanno un grande limite, siano esse di destra o di sinistra: quello di focalizzarsi su maxi eventi calati dall’alto che, dopo il prosciugamento dei fondi e il venire a galla di imbrogli o irregolarità amministrative, chiudono baracca e burattini riportando la situazione esattamente al punto di partenza, senza ricadute vere sul territorio e sul suo tessuto sociale.

Questo discorso è valso, e vale ancora, per il Napoli Teatro Festival Italia che in poco più di sei anni ha attratto una quarantina e oltre di milioni di euro di Fondi Europei (Fesr e Por) ma che a conti fatti non è riuscito né a creare un circuito virtuoso con il territorio, né ad avere uno staff consolidato che lavora a più progetti durante tutto l’anno, e nemmeno a risolvere un problema apparentemente non così importante ma che nei fatti è fondamentale per attrarre produzioni e artisti internazionali: dotare la città di un teatro (si intenda pure uno spazio polivalente) con caratteristiche moderne che possa ospitare spettacoli contemporanei, siano essi musicali o teatrali in senso ampio.

Stessa, anzi peggiore, sorte e toccata al progetto Punta Corsara (prima Arrevuoto), costola indipendente di quel grande disegno che era la Fondazione Campania dei Festival, costretto a chiudere con 3 milioni di debiti non solvibili “semplicemente” perché amministratori incapaci in barba alle normative europee hanno ben pensato di avviare il progetto tramite un affidamento diretto (muovendosi nella cerchia degli amici) anziché fare un Bando Pubblico: risultato? L’Europa ha dichiarato che quei fondi non sono risarcibili. Quindi tutti a casa, senza paga, e tanti saluti ai ragazzi di Scampia.

Sulle ceneri di queste (e molte altre) tristi vicende sta nascendo però qualcosa di nuovo, di “rivoluzionario” come si sarebbe detto nel secolo scorso, animato da una forza disperata e prorompente che fregandosene del degrado sociale e politico prova a farcela nonostante tutto. Lo spettacolo che vi andiamo a presentare è il risultato di questo tipo di esperienze. “Diego – non sarò mai un uomo comune” prodotto da Vodisca Teatro e Libera Scena Ensemble è un progetto “prodotto dal basso” attraverso il crowdfunding che ha visto la partecipazione di oltre 250 persone, le quali hanno deciso di investire una somma pari al prezzo di un biglietto prima ancora che lo spettacolo nascesse, a scatola chiusa.

Il gruppo di Vodisca Teatro, compagnia fondata nel 2010, è composto da giovani attori e tecnici del quartiere Scampia che dopo aver svolto laboratori e residenze con Marco Martinelli, Danio Manfredini, Carlo Cerciello, Enzo Moscato, Arturo Cirillo e tanti altri, proprio nell’ambito di quei progetti di cui sopra (Arrevuoto e poi Punta Corsara), dopo la loro “scomparsa” hanno deciso di fare da sé, strutturandosi e stabilendo delle partnership con altre realtà (in questo caso con il gruppo di Libera Scena Ensamble) e trovando anche sponsor disposti a investire, il gruppo Lena Insurance Broker.

Lo spettacolo mette al centro la figura di Diego Armando Maradona e il suo arrivo a Napoli (il fatidico 5 luglio 1984) per raccontare uno spaccato della società di quegli anni alle prese con profonde trasformazioni sociali, tra dismissioni industriali (la chiusura dell’Italsider) e speculazioni post-terremoto: “Attraverso le gesta del più grande calciatore di tutti i tempi – spiega il regista Aniello Mallardo – raccontiamo l’epopea di una città allo sbando. La guerra dell’eroina, il totonero, la disoccupazione, l’inquinamento irreversibile di quella che fu la Campania Felix, le gioie di un popolo in cerca di riscatto”. Su questo sfondo si muove la vicenda di due giovani ragazzi, Lello e Tonia – interpretati da Maddalena Stornaiuolo e Luigi Credendino – che sull’onda dell’entusiasmo generato dalla vittorie del Napoli che assunsero da subito un valore extra-calcistico, provano a riscattarsi da una difficile situazione familiare.

Ultimo elemento degno di nota è che l’intero ricavato dello spettacolo sarà reinvestito nella realizzazione di una Fattoria Didattica per bambini disabili a Chiaiano sui terreni della municipalizzata ABC che sarà inaugurata il prossimo 21 aprile.

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