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La spigolatrice di Sapri, la poesia di Mercantini da cui nasce la polemica sessista sulla statua

Le aspre critiche di sessismo che, nelle ultime ore, sono state rivolte alla statua della Spigolatrice di Sapri stanno catalizzando l’attenzione mediatica: eppure, la poesia di Luigi Mercantini evocava alla mente un sentimento completamente differente, ben lontano dai tratti ammiccanti e dalla posa succinta dell’opera in bronzo realizzata da Emanuele Stifano.
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Le aspre critiche di sessismo che, nelle ultime ore, sono state rivolte alla statua della Spigolatrice di Sapri stanno catalizzando l'attenzione mediatica: a ben guardare, la scultura mette in mostra tutta una serie di stereotipi associati alle donne e  rappresenta il riflesso di una cultura maschilista profondamente radicata nell'immaginario collettivo italiano. Eppure, la poesia di Luigi Mercantini evocava alla mente un sentimento completamente differente, ben lontano dai tratti ammiccanti e dalla posa succinta dell'opera in bronzo realizzata da Emanuele Stifano.

"La spigolatrice di Sapri", la poesia di Mercantini che parla di una rivoluzione fallita

I versi che compongono La spigolatrice di Sapri, poesia composta da Luigi Mercantini – uno tra i più noti rappresentanti della lirica patriottica risorgimentale – nel 1858, raccontano infatti di una rivoluzione fallita, ossia la rovinosa spedizione in chiave anti-borbonica condotta dal patriota Carlo Pisacane (ai tempi, "Patria" era un termine decisamente più di sinistra rispetto a oggi) l'anno prima. In questo contesto, la figura della spigolatrice costituiva un espediente per rappresentare lo spaesamento del mondo popolare dinanzi all'insurrezione, l'inconsapevolezza di quel Sud fatto di contadini e braccianti che accolsero Pisacane quasi acriticamente, senza comprendere fino in fondo le motivazioni alla base della sua discesa nel Mezzogiorno. Infatti, la disfatta patita dal "duca di San Giovanni" e dai suoi compagni fu dovuta non tanto all'efficienza degli apparati militari borbonici, quanto piuttosto all'ignoranza feroce delle masse contadine: per questa via, la lirica di Mercantini aveva lo scopo di celebrare l'eroismo dei martiri della causa nazionale (“Siam venuti a morir pel nostro lido”).

Il testo de La spigolatrice di Sapri

Qui il testo integrale della poesia di Mercantini:

Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!/

Me ne andavo al mattino a spigolare,/ quando ho visto una barca in mezzo al mare:/
era una barca che andava a vapore;/ e alzava una bandiera tricolore;/
all'isola di Ponza s'è fermata,/ è stata un poco e poi si è ritornata;/
s'è ritornata ed è venuta a terra;/ sceser con l'armi, e a noi non fecer guerra./

Sceser con l'armi, e a noi non fecer guerra,/ ma s'inchinaron per baciar la terra,/
ad uno ad uno li guardai nel viso;/ tutti aveano una lagrima e un sorriso./
Li disser ladri usciti dalle tane,/ ma non portaron via nemmeno un pane;/
e li sentii mandare un solo grido:/ «Siam venuti a morir pel nostro lido»./

Con gli occhi azzurri e coi capelli d'oro/ un giovin camminava innanzi a loro./
Mi feci ardita, e, presol per la mano,/ gli chiesi: «Dove vai, bel capitano?»/
Guardommi e mi rispose: «O mia sorella,/ vado a morir per la mia patria bella»./
Io mi sentii tremare tutto il core,/ né potei dirgli: «V'aiuti ‘l Signore!»/

Quel giorno mi scordai di spigolare,/ e dietro a loro mi misi ad andare./
Due volte si scontrar con li gendarmi,/ e l'una e l'altra li spogliar dell'armi;/
ma quando fur della Certosa ai muri,/ s'udirono a suonar trombe e tamburi;/
e tra ‘l fumo e gli spari e le scintille/ piombaro loro addosso più di mille./

Eran trecento, e non voller fuggire;/ parean tremila e vollero morire;/
ma vollero morir col ferro in mano,/ e avanti a lor correa sangue il piano:/
fin che pugnar vid'io per lor pregai;/ ma un tratto venni men, né più guardai;/
io non vedeva più fra mezzo a loro/ quegli occhi azzurri e quei capelli d'oro./

Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!/

Un'occasione sprecata

Per tutti questi motivi, porre al centro della piazza una statua così tremendamente stereotipata è un'occasione persa: per Sapri, avrebbe potuto rappresentare un'opportunità per mantenere un canale aperto con il proprio passato, un escamotage utile per raccontare alle generazioni future tutte le implicazioni di una rivoluzione fallita, di un "proletariato" inconsapevole che scelse di non unirsi all'insurrezione. E invece, come da copione, si finirà a parlare delle forme sinuose di una contadina "ammiccante".

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