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La resilienza di Jovanotti che al festival in montagna arriva dopo 770 km in bicicletta, a due anni dall’incidente

Jovanotti ha percorso 770 chilometri in bicicletta per partecipare a un festival in montagna a cui si accedeva solo in bici, appunto. Il cantante è risalito in sella a due anni dalla rottura di femore e clavicola.
A cura di Redazione Music
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Benché il dolore per l'incidente subito nel 2023, quando in Repubblica Dominicana si ruppe il femore e la clavicola cadendo proprio da una bicicletta, sia ancora presente, Jovanotti ha scelto non solo di partecipare al No Borders Music Festival, un evento che si tiene ai piedi Alpi Giulie e a cui si arriva in bici, ma di fare le cose in grande, come piace a lui e arrivarci in bicicletta direttamente da Cortona. Per qualche giorno il profilo Instagram del cantautore s'è trasformato nella cronaca di questo pellegrinaggio – perché lo è stato in tutto e per tutto – che gli ha fatto percorrere 770 chilometri in cinque giorni per raggiungere Tarvisio per esibirsi nel suo unico concerto estivo dopo il tour record nei Palazzetti italiani.

Il ritorno in bicicletta dopo due anni

Era la prima volta, dal giorno della caduta, che riprendeva in mano la bicicletta: "Già dal primo km ho sentito ‘il richiamo della foresta', come quando qualche mese fa sono risalito su un palco impaurito e insicuro e appena arrivato di fronte al microfono ho sentito che è lì che avevo bisogno di stare" ha detto in un post su Instagram qualche giorno fa, poco dopo aver ripercorso questi due anni complessi spiegando che il dolore continua a non mollarlo: "Oggi mi fa ancora male, ho questo dolore fisso che ormai è talmente familiare che lo vivo come un compagno di viaggio, io gli sto addosso, mi alleno tutti i giorni, lui mi sfida, io non mollo" aveva spiegato.

Jovanotti al No Borders Music Festival Simone Di Luca
Jovanotti al No Borders Music Festival Simone Di Luca

Jovanotti, 770 chilometri in bicicletta per raggiungere il Festival

E così ha colto l'occasione perfetta per rimettersi in sella, percorrendo tappe più o meno dure, attraversando cemento, pavè, sterrato, facendo pit stop per mangiare, incontri con i fan o gli amministratori locali delle città toccate, Jovanotti ha documentato tutto il viaggio percorso assieme a un gruppo d'eccezione formato dall'oro olimpico di ciclismo ed ex Ct della Nazionale Paolo Bettini, un altro campione della specialità, ovvero Daniele Bennati, Maria Vittoria Griffoni, che è la cuoca dei PalaJova arrivata in bici da Jesi, il fisioterapista e osteopata Fred Morini e infine un amico di viaggi del cantante, ovvero Augusto Baldoni. E se proprio vogliamo trovare tappe simboliche nella vita, forse oltre il ritorno live, questo viaggio in bici è una sorta di chiusura del cerchio dopo l'infortunio che Jovanotti subì due anni fa.

Il concerto in montagna per 5000 persone

In cinquemila persone – sold out in pochissimi minuti – si sono arrampicate sulla montagna per poter assistere a un concerto in cui Jovanotti ha suonato tanti successi, alcuni addirittura riadattandoli alla condizione attuale, ma oltre ai grandi classici il cantante ha anche portato brani del nuovo album Il corpo umano vol.1, compreso il singolo Occhi a cuore e Oceanica con Merk & Kremont, assieme alla sua band che lo ha accompagnato in tutti gli appuntamenti del Palajova e che in un post su Instagram ha definito "la band migliore del mondo" promettendo che "questa band, questo gruppo, questa squadra e questi voi e noi si ritroveranno ancora".

La dedica a Pierluigi Cappello

Le ultime parole del concerto, però, sono state dedicate a uno dei più grandi poeti contemporanei, ovvero Pierluigi Cappello: "Fra l’ultima parola detta e la prima nuova da dire, è lì che abitiamo" ha recitato Jovanotti. La poesia è tratta da La misura dell'erba e da anni Jovanotti cerca di rendere nota la parola del poeta di cui fu amico. Questa è la poesia completa:

Piangere non è un sussulto di scapole
e adesso che ho pianto
non ho parole migliori di queste
per dire che ho pianto
le parole più belle
le parole più pure
non sono lo zampettìo delle sillabe
sull’inverno frusciante dei fogli
stanno così come stanno
né fuoco né cenere
fra l’ultima parola detta
e la prima nuova da dire
è lì che abitiamo

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